Il mondo imprenditoriale finalmente si occupa/preoccupa del nostro pianeta
Il Sole24 ore del 22 agosto riporta una notizia che può indurre a diverse riflessioni. Ecco il titolo: Esaurite le risorse annuali del pianeta, guadagnato un mese per effetto del lockdown . Le riflessioni sono almeno due.
La prima. Sembra che ci siamo dimenticati che le risorse del pianeta sono esauribili, anzi in via di esaurimento, anzi che una Terra non basta più. Ce ne vorrebbero due o tre. Ce lo ricorda anche Mario Tozzi sulla Stampa del 23 agosto in un ampio paginone.
La seconda. Quest’anno la pandemia ha causato una contrazione “dell’impronta ecologica dell’umanità”, cioè l’overshoot day, il giorno in cui entriamo in debito con gli ecosistemi naturali, è caduto il 22 agosto, rispetto al 19 luglio dell’anno scorso. Certo non c’è da rallegrarsi di questo ritardo, ma c’è da chiedersi se non si potrebbero raggiungere risultati analoghi grazie a politiche più attente alla sopravvivenza della biosfera.
Ma c’è una terza osservazione possibile. Siamo abituati a pensare che il mondo sia diviso in due schieramenti: da una parte coloro che sono preoccupati per le sorti del pianeta e dall’altra coloro che sono guidati solamente dalla logica del profitto. Molti, troppi, episodi hanno nel corso degli anni corroborato questa impressione. È perciò particolarmente interessante che a occuparsi di temi ambientali sia il Sole24 ore, ma potremmo anche ripensare al discorso di Mario Draghi , ex Presidente di BCE, al meeting di Rimini, di cui riportiamo solo una delle farsi conclusive: “Perciò questo passo avanti –si riferiva Draghi al lungo periodo di pace che ha caratterizzato la seconda metà del Novecento- dovrà essere cementato dalla credibilità delle politiche economiche a livello europeo e nazionale”.
Ecco, la credibilità, e la speranza da far crescere nelle giovani generazioni di un futuro possibile, passa attraverso le scelte delle grandi forze economiche, delle grandi istituzioni finanziarie, dei governi nazionali e regionali. È interessante che di questi temi si occupino anche autorevoli esponenti del mondo imprenditoriale e finanziario. Si spera lo facciano anche i governi. Anche quelli regionali.
Adesioni illustri per il Tagliamento patrimonio UNESCO
Le firme raccolte affinchè il Tagliamento, ultimo fiume integro rimasto in Europa, sia inserito nella Tentative List UNESCO come Patrimonio Naturale dell'Umanità, sono giunte a 15.000.
Tra i firmatari anche dei nomi illustri: il meteorologo Luca Mercalli (climatologo, divulgatore scientifico e accademico) che aveva parlato del Tagliamento e della Cimpello-Sequals-Gemona in una puntata di "Che tempo che fa" su Rai 3 e il geologo Mario Tozzi (divulgatore scientifico, saggista, autore e conduttore televisivo) “testimonial” d’eccezione del fiume friulano di cui, la scorsa primavera, aveva raccontato le caratteristiche di unicità, dopo averlo in parte ripercorso in canoa, in una puntata del programma scientifico di Rai 3 “Sapiens” – oltre a quelle di altri rappresentanti del mondo scientifico internazionale, in primis Klement Tockner, uno dei maggiori esperti mondiali di acque dolci, docente di Ecologia acquatica alla Freie Universität di Berlino.
Con l’ordine del giorno 5 il Consiglio regionale ha dichiarato strategica, fra le altre, la costruzione dell’autostrada Gemona-Cimpello. Cancellata con poche righe una discussione durata anni e studi che hanno fornito dati incontrovertibili circa l’inutilità e la grande dannosità dell’opera.
La prima osservazione riguarda la concezione della democrazia che sottintende questa decisione: presa ancora una volta senza sentire il territorio interessato e con la protervia ignoranza di quella che è stata fino ad oggi una diffusa posizione dei cittadini, sottoscritta –oltre che da migliaia di persone che hanno firmato a suo tempo la petizione consegnata alla Regione– anche da studiosi, tecnici, intellettuali che in quella posizione di salvaguardia del Tagliamento e della Pedemontana orientale si sono pubblicamente riconosciuti.
Chi parla dell’opera lo fa, nel migliore dei casi, senza alcuna cognizione di causa, per raggiungere la quale occorre sobbarcarsi l’oneroso studio di una pletora di ponderosi documenti, in primis lo studio preliminare della Provincia di Pordenone del 2001. Dall’analisi di questi documenti si evince che l’opera, nel percorso attraverso la valle del Tagliamento deciso dai successivi governi regionali, esce dai parametri di legge per le emissioni (in particolare ossidi di di azoto NOx e PM10), impatta su 5 siti di interesse comunitario, 1 riserva naturale, 3 biotopi, 1 area di riferimento e 3 di interesse ambientale, crea manufatti (da 5 metri di altezza fino a 16) esiziali per la conservazione del paesaggio così come previsto dall’art. 9 della costituzione, inserisce nell’ambiente barriere che compromettono la continuità del territorio (in particolare per la fauna), determina un enorme accrescimento del disturbo da rumore (oltre la classe III) stante la morfologia del territorio attraversato, si sviluppa in una zona geologicamente fragilissima (colline di Castelnovo e Pinzano), non è sostenibile economicamente perché ipotizza un numero inverosimile di passaggi giornalieri (23.000 inizialmente e 52.000 a regime, laddove oggi a Pontebba la somma dei passaggi fra SS13 e A23 è di 22.000 circa!), comporta risparmi di percorrenza risibili (da Montecchio –sulla A4 presso Vicenza– a Gemona 11 km di meno: gli unici vantaggi riguardano una percentuale residua di traffico tra Pordenone e Gemona, decisamente troppo poco nell’ottica costi/benefici).
E poi si dovrebbe parlare di questioni più generali: sembra del tutto assente dalle valutazione di chi ci governa, chiuso nei suoi palazzi, quanto sta accadendo nel mondo. L’impegno a ridurre le emissioni, quello a risparmiare un territorio che in Italia è il più sfruttato d’Europa, quello a sviluppare una politica dei trasporti che sottragga traffico alla gomma, le problematiche del cambiamento climatico e via discorrendo. E va in direzione ostinatamente contraria ai progetti di sviluppo della pedemontana friulana basati sul rilancio della ferrovia Gemona-Sacile, sul connesso rilancio e sviluppo del turismo nel rispetto della bellezza unica di questi luoghi.
Ci sarebbe ancora molto da illustrare ma qui lo spazio non ce lo permette. Perché come sempre l’ignoranza e gli interessi inconfessabili della politica non sono in grado di affrontare con razionalità e in modo scevro da inquinamenti ideologici questioni che sono di grande complessità, riducendo a una tragica semplificazione le prospettive e la qualità di vita di tanti friulani.
Werner, come molti austriaci, è innamorato del Tagliamento. Nel programma, oltre a visitare il museo geologico di Ampezzo e a gustare piatti tradizionali con erbe selvatiche e radic di mont, Werner ci confessa che il suo punto di osservazione preferito è il Monte di Ragogna. "Penso che chiunque si metta lì a guardare la vastità del Tagliamento, del re dei fiumi alpini, capirà il mio entusiasmo. E' un'enorme riserva naturale, un'area protetta europea, ed è talvolta chiamata "il Serengeti dell'Europa centrale" per via del gran numero di specie animali e vegetali".
Qualcuno deve dire a Werner che il Serengeti alpino non è protetto. Tra Cimano e Pinzano l'area protetta europea non c'è, c'è prima e c'è dopo, ma non lì, proprio lì sotto il Monte di Ragogna, perché la Regione FVG doveva farci passare un'autostrada per i camion veneti e lombardi, doveva farci le dighe e le opere idrauliche, e così gli veniva più facile.
Il Tagliamento insomma è molto più conosciuto da austriaci e tedeschi che dagli italiani. Speciali Tagliamento infatti anche sul primo canale della TV tedesca, alla radio, articoloni sui giornali e poi pacchetti turistici per canoisti, camminatori, camminatrici donne...
Perché i nostri governanti svendono i gioielli di casa, i Serengeti, gli antichi re della loro terra, invece di proteggerli e valorizzarli?
In questa notte di piena del Tagliamento c'è timore per i paesi che attraversa ma c'è anche molto timore per il vecchio fiume.
Lettera aperta sul rilancio del territorio e della ferrovia pedemontana
PRESIDENTE DELLA GIUNTA REGIONALE DEL FRIULI VENEZIA GIULIA ASSESSORE AI TRASPORTI E AL TERRITORIO DELLA REGIONE ASSESSORE ALLE AUTONOMIE LOCALI DELLA REGIONE CANDIDATI ALLA PRESIDENZA REGIONALE NELLE ELEZIONI DI APRILE UNIONE TERRITORIALE INTERCOMUNALE LIVENZA – CANSIGLIO - CAVALLO UNIONE TERRITORIALE INTERCOMUNALE DELLA VALLI E DOLOMITI FRIULANE UNIONE TERRITORIALE INTERCOMUNALE DEL GEMONESE SINDACI di SACILE, BUDOIA, POLCENIGO, AVIANO, MONTEREALE VALCELLINA, MANIAGO, FANNA, CAVASSO NUOVO, MEDUNO, TRAVESIO, CASTELNOVO, PINZANO, ORGARIA, MAJANO, OSOPPO, GEMONA, SPILIMBERGO, S.DANIELE PROMOTURISMO FVG TRENITALIA S.p.A. – DIVISIONE PASSEGGERI REGIONALE – DIREZIONE FRIULI VENEZIA GIULIA RETE FERROVIARIA ITALIANA - DIREZIONE FRIULI VENEZIA GIULIA GAL MONTAGNA LEADER GAL OPEN LEADER
Un nuovo inizio
Il 6 luglio 2012, giorno in cui sulla ferrovia Sacile-Gemona il Minuetto 6046 si è adagiato su un fianco prima del ponte sul Meduna, è uno spartiacque. Già prima il nostro pensiero e il nostro impegno era stato di proteggere e sviluppare il territorio della Pedemontana occidentale, un luogo di straordinaria integrità e bellezza. Ma dopo di allora, ancora più intenso e mirato è stato il nostro contributo per la riapertura della linea ferroviaria, ma non di meno perché potessero sbocciare le grandi potenzialità della Pedemontana in funzione di una vera e propria rinascita economica e culturale insieme: in questo solco, è encomiabile e instancabile l’attività di molteplici associazioni.
Rilanciare ferrovia e territorio pedemontani
Un intento, questo, che a differenza di altri che negli ultimi anni hanno cavalcato una polemica urticante e scopi non di rado strumentali, è sempre gratuito e costruttivo, scevro da qualsiasi eterogeneità dei fini che non siano quelli prima dichiarati. Sullo stesso binario, del resto, si sono mosse e si muovono Istituzioni, enti, note associazioni e tante persone di buona volontà e di capacità creativa che lavorano costantemente per promuovere efficacemente il nostro territorio pedemontano.
In questo contesto vogliamo offrire una riflessione e uno stimolo affinché l’impegno di tutti porti ad un proficuo ed efficace risultato.
Un piano industriale
I rivoli che alimentano il possibile successo del progetto di rilancio della linea ferroviaria sono davvero molteplici e complessi e tanti sono gli attori coinvolti. Se questi affluenti non saranno tutti in grado di portare acqua al medesimo fiume, se una parte di loro si dirigerà altrove o si prosciugherà, il risultato dell’impresa sarà compromesso. Per questo, al primo punto della nostra riflessione c’è la necessità che venga istituito un coordinamento in grado di sviluppare unpiano industriale, secondo il progetto di territorio già elaborato da enti incaricati, a questo punto individuando i soggetti attivi e i responsabili, le risorse necessarie e il crono-programma di attuazione. Il coordinamento dovrà essere interprete di una precisa volontà politica capace di rendere l’azione partecipata, ma soprattutto di attivare un controllo in grado di realizzare e monitorare quanto pianificato dal piano industriale.
L’attività di promozione
Analogamente a quanto prefigurato per la pianificazione, ci pare indispensabile che la promozione di tutti i progetti messi in campo sia gestita in modo unitario, da un unico organismo che abbia le professionalità necessarie allo scopo, sia in grado di dare uniformità alle azioni contenendole dentro un marchio riconoscibile da creare appositamente per la Pedemontana e raggiunga i mercati esteri contermini particolarmente interessati alle iniziative qui rappresentate.
Le stazioni, porta di ingresso del territorio
In coerenza con questo assunto, le stazioni della Sacile-Gemona dovrebbero rivestire una sorta di “livrea” e di struttura omogenea che preveda una sala d’aspetto, servizi, docce e uno spogliatoio per i cicloturisti, un pannello che illustri i percorsi (bici, mountain bike, a piedi) che insistono sulla stazione, i luoghi di interesse storico-culturale, i punti di ristoro e i loro recapiti. E, soprattutto, nelle convenzioni di comodato con RFI, è indispensabile che venga inserita la clausola che consenta determinate attività commerciali in funzione dell’assistenza ai turisti (bike sharing, punti ristoro, etc.), clausola su cui RFI al momento ha manifestato riserve.
Le ciclovie
Altrettanto importante il collegamento con il cicloturismo, per il quale si rende necessario che la Ciclovia FVG 3 Sacile-Gemona sia modificata in alcuni punti, ripristinata in altri e soprattutto segnalata adeguatamente; su questa dorsale devono essere collegati ed integrati con specifica segnaletica e materiale informativo, gli itinerari e percorsi minori, di cammino, MTB ecc. sviluppati nel tempo da molteplici associazioni.
Il fondamentale apporto della domanda scolastica
E’ essenziale che nella stesura dell’offerta di trasporto, la Regione favorisca anche l’afflusso delle scuole sulla Pedemontana dalle località regionali servite da ferrovia per viaggi di istruzione giornalieri.
Una politica tariffaria incentivante
Occorre contestualmente predisporre un’offerta promozionale fortemente incentivante per i gruppi diretti sulla linea Sacile-Gemona e in particolare proprio per le scolaresche.
Attività per l’acquisizione di traffico
Abbiamo detto che le attività da coordinare sono molteplici: ne elenchiamo alcune senza voler essere esaustivi:
Convenzione con il volontariato locale per la manutenzione dei sentieri
Convenzione con i gruppi/associazioni ciclistiche e di camminatori etc. per concordare un programma di escursioni in Pedemontana coordinato, organizzando l’assistenza con guide locali
Progetto didattico con le scuole per lezioni tecnico-scientifiche o storico-umanistiche in località attrezzate della Pedemontana.
Programma di manifestazioni integrato in funzione dell’uso del treno.
Calendario di viaggi con trenini turistici su gomma coincidenti con i treni per visite all’interno del territorio.
Attività di supporto e promozione dei treni storici e turistici di prossima attivazione
L’organizzazione del trasporto
Qui non menzioniamo per brevità e anche perché non siamo in possesso delle adeguate competenze, gli sviluppi possibili del trasporto merci e gli importanti effetti che avrebbe un piano integrato ferro-gomma capace di raccogliere il traffico delle vallate trasbordandolo sui treni, piano cui la Regione ha accennato nel recente passato. Infatti, sia con una adeguata opera di pianificazione, sia con una altrettanto efficace opera di promozione e informazione, dobbiamo riuscire ad acquisire al treno anche gli spostamenti di pendolari lavoratori e i viaggi per ragioni diverse dallo studio e dal lavoro verso amici e parenti, ospedali, mercati, ecc.
A chiosa di questa lettera, un’ultima considerazione: esistono rilevanti risorse del volontariato che possono dare un importante contributo a questo progetto se solo si trova un percorso con meno vincoli burocratici, un referente politico/amministrativo, un indirizzo, un coordinamento, un sostegno economico anche contenuto.
Aperti a raccogliere formali adesioni alla presente lettera dalle parti interessate (Associazioni, Enti, Comitati, singoli cittadini), confidiamo che i destinatari di questa nostra rispondano con precise indicazioni sui contenuti e le richieste sopra descritte sui media o direttamente a questo indirizzo
Comitato Pendolari “E’ ferrovia Sacile-Gemona”
Il Friuli Venezia Giulia set cinematografico
Visti gli eventi di carattere cinematografico e il numero di film che non solo oggi ma anche in passato sono stati girati, anche kolossal, nella nostra regione quello del turismo cinematografico potrebbe essere un'occasione di sviluppo sostenibile per la nostra regione.
Un qualcosa su cui puntare per attirare nuovo turismo anche nelle zone meno conosciute.
Missione compiuta: la linea ferroviaria Sacile-Gemona riapre!
Sabato sera, all'inaugurazione della mostra sulla linea Pedemontana, presenti numerosi sindaci, Il Direttore della Fondazione FSI Cantamessa, il Direttore Trenitalia del FVG Gorini, l'Amministratore unico di FUC Ionico, più i vari relatori previsti (Puhali, Vecchiet, Palese, etc.), l'assessore Santoro ha posto il sigillo su quanto già diffuso a mezzo stampa: la linea Sacile-Gemona sarà riaperta integralmente con le particolari ulteriori opportunità offerte dalla legge sulle linee ferroviarie turistiche (per dirne una: oltre ai treni a vapore si potranno fare i treni con le carrozze scoperte, ipotesi che Cantamessa ha già messo in cantiere). Lo stanziamento per la sistemazione a norma della linea è di 20 milioni e di per certo Trenitalia ha già ipotizzato un budget più consistente di quello precedentemente previsto per il traffico viaggiatori.
A novembre la Regione firmerà il protocollo con RFI e poi bisognerà attendere il tempo necessario all'esecuzione dei lavori che, ad essere ottimisti, potrebbero terminare con l'orario invernale 2018.
Ho consegnato gli appunti della Giunta sul riutilizzo della stazione di Pinzano per i quali Cantamessa mi ha pregato di ringraziare il Sindaco rimandando ad una successiva occasione l'incontro che è saltato per causa di forza maggiore sabato scorso.
Al di là della grandissima soddisfazione per vedere coronata dal successo una battaglia che ha impegnato tante energie mentali, mi permetto di esprimere un'ultima considerazione: tutti gli uomini e donne di buona volontà sanno che questa era solo una premessa per il più grande progetto di rilancio economico e culturale dell'intero comprensorio pedemontano. Adesso viene il bello, nel senso che la creatività, la capacità ideativa, progettuale e organizzativa dovrà esprimersi al meglio per attivare tutte quelle iniziative senza le quali anche uno sforzo così impegnativo potrebbe rivelarsi sterile.
Non deve accadere che fra qualche hanno qualcuno conti i viaggiatori sui treni per concludere sconsolatamente che i costi di gestione della linea Gemona-Sacile non sono sostenibili. Se accadesse, ciò vorrebbe dire non tanto che un treno di più scompare dal panorama ferroviario nazionale ma che per la Pedemontana è passato e si è perso l'ultimo treno utile per il rilancio di questo territorio.
Cari saluti a tutti e un grazie a coloro che tanto si sono spesi.
Il presidente del comitato ARCA
Alberto Durì.
Percorso per la candidatura dell'area del Tagliamento a Riserva della Biosfera UNESCO
Il lavoro per la tutela e la valorizzazione del territorio, anche se in silenzio, sta continuando su più fronti! L'idea del Comitato di candidare l'area del Tagliamento come patrimonio dell'UNESCO è stata accolta positivamente e l'iter è cominciato.
Grazie a quanti stanno lavorando al progetto.
Di seguito una lettera inviata agli amministratori da parte del gruppo di lavoro.
Ai sigg.ri sindaci ai referenti politici ai referenti tecnici delle amministrazioni comunali
dell'area del fiume Tagliamento
Loro sedi - invio mail
Salve,
come anticipato durante gli appuntamenti individuali e gli incontri territoriali svolti negli ultimi mesi, il "Percorso per la candidatura dell'area del Tagliamento a Riserva della Biosfera, secondo il programma MAB-Unesco" ha visto durante il 2015 il raggiungimento di importanti obbiettivi.
Ringraziamo le amministrazioni locali, regionali, le rappresentanze politiche, territoriali, economiche, le associazioni ed i singoli che hanno partecipato attivamente a questa fase del percorso, che nel prossimo periodo e vedrà:
- l'implementazione della condivisione territoriale ed istituzionale sulle specifiche del progetto
- la condivisione della bozza di Patto Territoriale e la sottoscrizione da parte degli organi istituzionali, a partire dalle amministrazioni locali
- l'approfondimento delle tematiche di progetto, della rete dei soggetti coinvolti e l'implementazione delle specifiche azioni proposte.
In allegato alla presente troverete una breve sintesi del percorso attivato, dei suoi obiettivi, della rete dei soggetti coinvolti, delle attività realizzate e delle attività in programma nel prossimo periodo.
Ci terremo molto che ognuno di voi -rappresentanti delle istituzioni locali coinvolte- riuscisse in questo periodo a dare massima diffusione di queste specifiche all'interno delle amministrazioni di cui è referente per poter quindi speditamente procedere nel prossimo periodo all'implementazione, condivisione e successiva sottoscrizione del patto ed alla formalizzazione del gruppo a supporto del progetto in vista degli incontri di presentazione del percorso programmati per i prossimi mesi.
Restiamo a disposizione ai consueti riferimenti, indicati anche in calce a questa mail, per evenuali approfondimenti.
La Convenzione delle Alpi è un trattato internazionale sottoscritto dai Paesi alpini (Austria, Francia, Germania, Italia, Liechtenstein, Monaco, Slovenia e Svizzera) e dall’Unione Europea con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo sostenibile e tutelare gli interessi della popolazione residente, tenendo conto delle complesse questioni ambientali, sociali, economiche e culturali. Le Alpi, con il loro capitale di biodiversità e le riserve di acqua e legno, sono un ambiente naturale, culturale, di vita e di lavoro per quasi 14 milioni di persone nonché un’importante destinazione turistica che attira circa 120 milioni di visitatori ogni anno. L'Italia é il solo paese ad abbracciare tutto l'arco alpino, dalle Marittime alle Giulie.
I protocolli della Convenzione, 9 in tutto, contengono misure specifiche e iniziative concrete da intraprendersi per la protezione e lo sviluppo sostenibile delle Alpi:
A inizio maggio 2012 i protocolli sono stati ufficialmente ratificati (pubblicati sulla Gazzetta), eccetto il protocollo trasporti (articolo), forse su pressione della lobby degli autotrasportatori o forse perché in Italia si vede ancora alla costruzione di strade e autostrade come alla panacea di ogni male e soprattutto della crisi come denunciano sul Corriere della Sera Alesina e Giavazzi (articolo).
Il 17 ottobre 2012, dopo anni d’attesa anche l’Italia ratifica il Protocollo Trasporti della Convenzione delle Alpi, allineandosi così a quanto già fatto da Austria, Germania, Liechtenstein, Francia e Slovenia (articolo). Durante i lavori in aula sul tema è intervenuto il deputato valdostano, Roberto Nicco che ha denunciato come la ratifica "sia stata intralciata ed insabbiata in tutti questi anni. Il documento internazionale, approvato dalla Camera dei Deputati, chiede ai Paesi alpini di impegnarsi a ridurre gli effetti negativi e i rischi derivanti dal traffico nelle Alpi a un livello tollerabile per l’uomo, per la fauna, flora e habitat naturale. Per farlo le nazioni firmatarie dovranno attuare una serie di misure volte a migliorare l’efficacia e l’efficienza dei trasporti al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile e tutelare gli interessi della popolazione residente. Per trovare un equilibrio fra esigenze di mobilità e tutela sanitaria ed ambientale, le Parti contraenti si impegnano ad attuare una gestione razionale e sicura dei trasporti nel contesto di una rete di trasporti integrata, coordinata e transfrontaliera. In tal senso il trattato internazionale suggerisce misure quali il passaggio a vettori con minore impatto ambientale, la promozione del trasporto pubblico locale e il trasferimento del trasporto merci da strada a rotaia.
Dopo la ratifica del protocollo dei trasporti pareva ancora piú insensato insistere nel progetto di raccordo autostradale CimSeGeche è classificabile dalla convenzione come "strada di grande comunicazione" per il trasporto interalpino, e passa in parte in zona inserita nel territorio della convezione. La posizione della Presidente della Regione Serracchiani, contraria alla CimSeGe, risulta quindi in sintonia con la convenzione sottoscritta dall'Italia.
Ecco infatti, per farsi un'idea, cosa dice l'articolo 11 del protocollo trasporti:
Articolo 11 Trasporto su strada
Le Parti contraenti si astengono dalla costruzione di nuove strade di grande comunicazione per il trasporto transalpino.
Dei progetti stradali di grande comunicazione per il trasporto intraalpino possono essere realizzati solo a condizione che:
gli obiettivi stabiliti all'articolo 2, comma 2, lettera j della Convenzione delle Alpi possano essere raggiunti tramite appropriati interventi di precauzione o di compensazione realizzati in base ai risultati di una valutazione dell'impatto ambientale, e
le esigenze di capacità di trasporto non possano essere soddisfatte né tramite un migliore sfruttamento delle capacità stradali e ferroviarie esistenti, né potenziando o costruendo infrastrutture ferroviarie e di navigazione, né migliorando il trasporto combinato o adottando altri interventi di organizzazione dei trasporti, e
dalla verifica di opportunità risulti che il progetto è economico, che i rischi sono controllabili e che l'esito della valutazione dell'impatto ambientale è positivo,
si tenga conto dei piani/programmi di assetto territoriale e dello sviluppo sostenibile.
Dato che le condizioni geografiche e la struttura insediativa del territorio alpino non permettono dovunque un efficiente servizio da parte dai trasporti pubblici, le Parti contraenti riconoscono tuttavia la necessità di creare e mantenere un livello sufficiente di infrastrutture di trasporto che garantiscano il funzionamento del trasporto individuale nelle aree periferiche.
Il 15 novembre 2012 infine è stato firmato il Protocollo con il Ministero dell’Ambiente per il biennio della presidenza italiana della Convenzione delle Alpi. Nel comunicato stampa si legge: "il ministro Clini ha sottolineato che grazie alla presidenza italiana, potrebbe essere avviata una ipotesi articolata per la gestione delle infrastrutture dei trasporti attraverso l’arco alpino", non è chiaro cosa intendesse l'ex ministro dell'ambiente ma speriamo tenesse in considerazione il territorio e non le lobby dei costruttori e dei trasportatori.
Mercoledì 29 Maggio 2013 10:37
comitato-arca.it
Vittoria!
Lettera di ringraziamento di ARCA
Quante volte abbiamo chiesto ospitalità alla stampa e alle TV per rivendicare gli obiettivi della nostra lotta, per sensibilizzare popolazione e amministratori, per sollecitare il primato del ragionamento piuttosto che le contrapposizioni ideologiche. E credo di poter dire che abbiamo espresso le nostre convinzioni sempre con coerenza, pazienza e costanza. Ma sempre con una certa apprensione, sempre con un po’ di magone per la consapevolezza della gravità della posta in palio, dei rischi che sul nostro territorio e sulla nostra gente incombevano.
Oggi finalmente questa emozionante notizia: ci speravamo ma tante sono state le difficoltà e gli ostacoli incontrati che oggi non riusciamo quasi a crederci. Non si fa più l’autostrada Gemona-Cimpello, non più altre opere infrastrutturali prive di un’adeguata pianificazione, di una oculata valutazione economica, di una sostenibilità ambientale, come la Manzano-Palmanova o la circonvallazione di Dignano così com'è progettata.
E’ salvo il Tagliamento, ultimo fiume integro dell’Europa, è salvaguardata la salute della popolazione, rimangono impregiudicate le prospettive di sviluppo della Pedemontana, una delle zone più affascinanti del Friuli e del Nord-Est.
Abbiamo lavorato a questo obiettivo per più di dieci anni, giornate spese a parlare, scrivere, organizzare incontri e manifestazioni, a mobilitare, a creare ogni genere di escamotage che accendessero i riflettori sui nostri paesaggi così poco conosciuti e così straordinari. E come noi altre associazioni vitalissime come Assieme per il Tagliamento, Uniti per l’Ambiente, Prima Linea, e tante tante altre che qui è impossibile menzionare.
E il merito certo non è di nostro esclusivo appannaggio, ma di tutti i cittadini che ci hanno sostenuto, della stampa che ha offerto sui temi dell’ambiente e della buona amministrazione spazi di confronto e di informazione importanti e naturalmente della politica che ha finalmente ascoltato e capito. E sono davvero molte le forze e gli amministratori che ci hanno incontrato e che non citiamo solo per non dimenticare qualcuno. Ma è ad essi e a quelle persone con cui abbiamo coltivato una salda amicizia e una forte solidarietà che oggi va tutta la nostra gratitudine.
Ma ciò che è più difficile rappresentare è quella imperdibile esperienza di vita democratica dentro i Comitati, le discussione animate e la ricerca di un metodo sempre dialogante che non escludesse nessuno, tanto meno chi ci pareva avesse torto; i momenti febbrili, l’entusiasmo e qualche volta lo scoramento e la stanchezza. E più di tutto la ricerca inesausta di tenere viva la speranza, di renderla contagiosa, di farla fruttare, un bene che si è radicato e diffuso quale che fosse l’esito del nostro impegno, un bene che unisce e pacifica e riempie la vita delle associazioni. Uno sforzo che ha prodotto nuovi amministratori nati nelle ultime votazioni dalle nostre fila, persone speciali che continueranno il loro impegno nei comuni o in Regione.
Avevamo sempre un rimpianto, sotto sotto: di dover consumare così tanto tempo a impedire la catastrofe senza poter impiegare il tempo che ci fuggiva via in proposte, in progetti di sviluppo sostenibili, in realizzazioni a favore del bene comune. Ecco adesso è finito l’allenamento, ora possiamo cominciare.
Alberto Durì, a nome di tutto il direttivo del Comitato Arca.
Domenica 05 Maggio 2013 17:52
comitato-arca.it
Contro la soprintendente per diventare controllori di se stessi
Nei mesi scorsi sempre più spesso politici e appartenenti all'ANCE hanno preso di mira e accusato la soprintendente ai Beni architettonici e paesaggistici del Fvg di bloccare irresponsabilmente e irragionevolmente tutti i lavori in atto e in progetto. Le decisione della soprintendente, dicono, sono da considerarsi "abusi di potere".
Insomma sembra fare quello che il suo ruolo richiede: promuove lavori che valorizzano i beni da lei tutelati (dando lavoro a maestranze locali a differenza delle grandi opere), richiede modifiche a progetti per renderli meno impattanti, ne ferma altri in quanto non mitigabili. Come d'altra parte è ovvio che sia, visto che non può agire a suo piacimento ma ha delle precise linee guida da seguire e che ci sono dei superiori a cui deve render conto del proprio operato. Viene allora da pensare che questi attacchi alla nuova soprintendente ad opera dei politici regionali, abituati a fare un po' quello che vogliono, abbiano come vero scopo finale quello di trasferire alla stessa regione le competenze della soprintendenza andando contro la costituzione che puntualizza come il controllo del paesaggio spetti allo Stato e non alle regioni. Si tenta dunque di svalutare, anche agli occhi della popolazione, per destituire non tanto la persona in sé ma la figura istituzionale stessa accusandola di essere la causa della difficile situazione attuale. Lo stesso sindaco di Udine Furio Honsell si dice "scandalizzato che Tondo scarichi le responsabilità del blocco dei cantieri sulla soprintendente alle belle arti". Lo scopo sembra essere quello di poter diventare i controllori di se stessi.
Se infatti le competenze della soprintendenza dovessero passare alla Regione, quelli che dovrebbe salvaguardare i beni architettonici e paesaggistici sarebbe gli stessi che promuovono progetti che su quei beni andranno a impattare. Insomma ancora una volta controllato e controllore coinciderebbero con i risultati che facilmente si possono immaginare visto che in Italia paghiamo spesso per queste contraddizioni. Anche e soprattutto in un Paese che da 24 anni non emana uno straccio di Piano Energetico Nazionale, tanto più in una Regione che si è guardata bene dal dotarsi di un Piano Regionale per l’Energia, di un Piano Regionale delle Attività Estrattive, di un Piano Paesaggistico, di un Piano Urbanistico e di tutti quegli strumenti programmatori necessari a definire le regole e gli indirizzi di un territorio. Una Regione che ha licenziato una legge sull’energia, subito impugnata dal governo centrale per evidenti ragioni di incostituzionalità. Prima che questo accada ancora bisogna che i cittadini si oppongano facendo in modo che questa prassi deleteria scompaia.
La sovranità è del popolo, sancisce la Costituzione, quindi quello che i cittadini pensano deve avere valore e spetta anche a noi impegnarci affinché venga rispettata la carta costituzionale che, come ha avuto modo di dire Benigni, "quando entrerà in vigore" porterà bene-essere a tutti. Già, perché dopo quasi 70 anni, i principi della Costituzione, attentamente studiati da esponenti di diverse parti politiche, per la costruzione del futuro di una Patria attenta a tutti, sono ancora solo sulla carta e troppo spesso vengono snobbati a favore di leggi che vanno a beneficio di pochi potenti e non di tutta la popolazione come invece dovrebbe essere.
È per questo motivo che comitati e semplici cittadini si sono mobilitati e si adoperano per tentare di impedire questa degenere strategia della politica.
Considerazione dell'assessore regionale alle Risorse rurali, agroalimentari e forestali Claudio Violino
Da molto tempo l'assessore Violino tenta di far comprendere all'amministrazione regionale quanto sia dannoso per la collettività e per l'economia il consumo del terreno, anche agricolo, a favore dell'asfalto e del cemento che lasciano capannoni vuoti serviti da strade deserte; tenta di far capire che il paesaggio è identitario e che è inutile spendere soldi per richiamare turisti a cui mostrare manutatti cementizi .
Negli anni '50 si parlava di "angoscia territoriale" intesa come l'ansia da sradicamento provata dagli emigranti strappati dai propri orizzonti; oggi psicologi e sociologi parlano dell'angoscia territoriale di chi resta nei propri luoghi ma non li riconosce più perché mostri di cemento li hanno trasformati nell'incubo del nuovo paesaggio italiano. Il grado di stabilitche ci circonda è in diretta proporzione a un senso di sicurezza che argina stress e burnout, migliora la percezione di sé e dell'orizzonte di appartenenza, favorisce un miglior livello di soddisfazione sul lavoro. La violenta e veloce modificazione dei paesaggi innesca patologie individuali e sociali; secondo una ricerca recente il 30% della varianza nell'incidenza della schizofrenia è spiegato dall'urbanizzazione*.
L'apatia dei cittadini è la migliore alleata di chi distrugge l'ambiente. Stiamo respirando l'aria inquinata dai suoli martoriati e stiamo assistendo alla morte dell'agricoltura di qualità in favore di prodotti sempre più insapori. La sola condizione pregiudiziale di una ricostruzione sta in questo: che le persone coscienti ed oneste non restino assenti lasciando libero campo alle rovinose esperienze dei disonesti e degli avventurieri (Giuseppe Dossetti, 1945)*.
Non si vuole ritornare indietro ma andare avanti in una direzione diversa, in una direzione che consenta di vivere bene.
Quanto scritto dall'assessore Claudio Violino sui due numeri di Tiere Furlane dovrebbe far riflettere su ciò che è stato fatto e quanto ancora si vuole fare di noi e della nostra terra.
* Tratto dal libro di Salvatore Settis, Paesaggio, costituzione, cemento. La battaglia per l'ambiente contro il degrado civile, 2010 Einaudi, pagg. 284 e 301-302
Venerdì 08 Marzo 2013 11:17
comitato-arca.it
Tesori d'Italia e opere utili
In un'intervista a Io Donna del 10 novembre 2012 la Puppato (PD) "parla dell'Italia come del Paese in cui tutto il mondo vorrebbe vivere, nonostante la corruzione, la burocrazia, l'incertezza del diritto. Materie prime o fonti fossili non ne abbiamo, dice. Non possiamo permetterci politiche industriali. Il nostro oro sono bellezza, natura, cultura. Il brand Italia. Un potenziale che la stessa Confindustria valuta in 1 milione e 600 mila posti di lavoro e 236 miliardi di Pil in dieci anni. E allora avanti!
Chiusa la fase del governo "chirurgico" - dice - è con questo indirizzo economico che si deve ripartire. Sapete che a luglio, per la prima volta, l'export dell'agroalimentare italiano ha superato quello metallurgico-automobilistico? Che l'agricoltura é l'unico settore in crescita: +10%? Che tutto questo significa lavoro? Un quinquennio senza grandi opere possiamo stare, ma non un minuto di piú senza curarci del territorio, del nostro enorme patrimonio culturale e ambientale".
Il 19 novembre 2012, nella trasmissione di Lilli Gruber, Matteo Renzi ha parlato di un video, sul suo sito personale, dal titolo: Dalle grandi opere alle opere utili.
Parlando di infrastrutture, ha aggiunto, vanno sfatati due miti:
1) che in Italia non si investa abbastanza in infrastrutture;
2) che il vero sviluppo economico si faccia con le grandi opere.
L\'Adobe Flash Player non installato o piu vecchio della versione 9.0.115!
Lunedì 18 Febbraio 2013 16:12
comitato-arca.it
La Valle del Medio Tagliamento guadagna il 120' posto tra i Luoghi del Cuore del FAI
Seguendo il suggerimento datoci durante i contatti intercorsi con il FAI abbiamo segnalato la Valle del Medio Tagliamento come nostro luogo del cuore.
Abbiamo chiesto alla popolazione di votare questo sito indipendentemente dalla loro opinione sul progetto autostradale, sulle casse d'espansione o qualsiasi altra opera ipotizzata lungo il re dei fiumi alpini, abbiamo chiesto di votarla esclusivamente per la sua bellezza. E i voti raccolti in quattro mesi sono stati molti: ben 1.168!
La Valle del Medio Tagliamento si è classificata 120' su ben 10.800 luoghi segnalati da tutta Italia!
In Friuli Venezia Giulia si è aggiudicata il 3' posto dopo il Castello di Miramare e la Villa Correr Dolfin.
Tra le segnalazioni della sua categoria - area naturale - ha raggiunto l'8' posizione a livello nazionale, subito dopo i terrazzamenti delle Cinque Terre.
Insomma, vista la classifica e i molti sostegni provenienti da tutto il mondo: dalla Nuova Zelanda al Canada, dalla Cina al Brasile, nonché il sostegno dell'oro olimpico Daniele Molmenti, ci pare di poter dire senza timore di smentita che all'interno della nostra Regione ci sono luoghi di incantevole bellezza che sarebbe assurdo consentire di rovinare con opere prive di alcuna utilità, che è sciocco non valorizzare per un turismo che sempre più cerca luoghi come questo dove poter entrare in contatto con la natura.
Un ringraziamento da parte del comitato ARCA a tutti coloro che hanno votato questo come loro luogo del cuore e a quanti hanno aiutato a raccogliere firme.
Un ringraziamento anche da parte del FAI che ci ha scritto:
Un milione di grazie
Tantissime le dichiarazioni d’amore per l’Italia, luogo del cuore del mondo Dal Togo alle Isole Cook, dall’Uzbekistan all’Ecuador, dalla Valle d’Aosta alla Sicilia: migliaia di luoghi, un milione di voti, un solo luogo del cuore, l’Italia.
Anche grazie a te l’edizione 2012 del Censimento è stata il più grande successo di sempre... per questo FAI e Intesa Sanpaolo vogliono ringraziarti un milione di volte!
Non abbandonare il Paese che ami, continua a seguirci e ti terremo aggiornato su I Luoghi del Cuore, dalla classifica e gli interventi in corso ai luoghi salvati dal degrado, e tanto altro ancora
Il Comitato ARCA, oltre a cercare di informare la popolazione del Friuli Venezia Giulia sul progetto di raccordo autostradale, si muove per diffondere la notizia anche a livello extraregionale perché è convinto che il territorio sia un bene comune e, in quanto tale, tutti debbano sapere ciò che gli amministratori locali e regionali vogliono fare di una parte del territorio italiano ancora pressoché intatto. Il progetto autostradale infatti fa parte di una lunga serie di progetti, molto spesso utili solamente alle ditte appaltatrici, indice della svendita del territorio e della scarsa visione del futuro che sembra accomunare la quasi totalità dei politici.
Durante i nostri banchetti informativi un paio di persone ci ha detto che dobbiamo fidarci di chi ci amministra, che se l'assessore ai trasporti sostiene che l’autostrada è "strategica" sarà così; oppure un’altro ci ha detto che si rifiuta di pensare che i nostri amministratori siano incompetenti e disonesti.
Ora - ovviamente senza alcun riferimento specifico ma in generale - viste le notizie che ormai ogni giorno si sentono al telegiornale o si leggono sui giornali di politici corrotti, di politici privi di ogni conoscenza o competenza che comprano titoli di studio, che piazzano in posizioni di potere e responsabilità parenti e amici, che pensano solamente al proprio tornaconto, della sempre maggior presenza della criminalità organizzata, non solo nelle grandi opere ma anche nella gestione politica del territorio, veramente siete capaci di fidarvi ciecamente di tutto quello che viene detto e proposto dagli amministratore solo perché sono politici che dovrebbero essere chiamati a fare il bene del territorio e della popolazione?
Noi non ci riusciamo, noi abbiamo voluto vedere con i nostri occhi i dati di traffico, i documenti allegati al bando di gara europeo e abbiamo trovato molte cose che non vanno in quello che ci viene raccontato. Ecco perché ci opponiamo alla costruzione di questo raccordo autostradale, ecco perché, dati alla mano, molte associazioni ci sostengono e apprezzano il nostro operato che, a differenza di quanto vogliono far credere, per sminuirlo, per renderlo quasi colpevole, non è dovuto alla sindrome di Nimby, noi infatti non chiediamo l'opera venga fatta altrove, chiediamo non venga fatta e che al suo posto si operino piccoli, mirati interventi alla viabilità locale che veramente sarebbero utili alla popolazione e porterebbero beneficio all'intero territorio.
Di seguito riportiamo la lettera di risposta, alla nostra segnalazione, che la responsabile dell’ufficio ambiente e paesaggio del FAI (Fondo Ambiente Italiano) ci ha inviato. Visionati i documenti inviati (tutti dati ufficiali tratti dai documenti della Regione) le conclusioni sono simili alle nostre anche da parte di chi col nostro territorio di certo non ha nulla a che fare.
Importante ci pare anche la frase conclusiva infatti non bisognerebbe dimenticare che accettare passivamente le cose richiede meno impegno e meno fatica dell'opporsi a opere calate dall'alto senza un minimo interesse sulle reali esigenze del territorio e delle persone.
"Gentile Signora D'Andrea,
La ringraziamo per la Sua accorata segnalazione; il FAI - Fondo per l'Ambiente Italiano - ha come obiettivo principale la difesa del territorio e del paesaggio. Di solito la nostra azione è rivolta al restauro e alla gestione di beni che ci vengono donati o dati in concessione. Ciò non toglie che, se possibile, cerchiamo di raccogliere gli appelli che provengono dai cittadini attenti, come Lei, alla salvaguardia dell'ambiente.
Il caso che ci segnala è molto grave, l'ennesimo esempio di strada "indispensabile" solo per gli investitori e i politici. L'attività del vostro comitato è fondamentale per far capire agli amministrattori che non può essere accettata la distruzione di un territorio così prezioso e unico. A questo proposito vorrei suggerirLe di convogliare le firme che avete raccolto e che raccoglierete, nel censimento de I Luoghi del Cuore (www.iluoghidelcuore.it) del FAI che sarà lanciato nel maggio di quest'anno [2012]. L'iniziativa ha un forte richiamo mediatico (su stampa, radio e TV) e servirà sicuramente a catalizzare l'attenzione sulla vostra attività e sulla negatività progetto.
La ringrazio ancora per la sensibilità dimostrata e per la fiducia accordata al FAI. È molto importante per noi verificare che un sempre maggior numero di cittadini italiani è accomunato dall'amore per il territorio e che per la sua salvaguardia è disposto ad impegnarsi e a investire il proprio tempo e le proprie forze.
Cordialmente
Daria Ballarin"
Venerdì 01 Febbraio 2013 10:58
comitato-arca.it
Pordenone sta diventando un "Comune virtuoso"
Nel 2005, alcuni Comuni del Nord Italia hanno condiviso le proprie esperienze e i propri saperi, dando vita a un'associazione dei "Comuni Virtuosi". Si tratta di Comuni che amano il loro territorio, che hanno a cuore la salute, la felicità e le prospettive dei propri cittadini e adottano delle pratiche di buona amministrazione ispirate alla sostenibilità ambientale, alla partecipazione dei cittadini e al cambiamento dal basso.
In questa direzione ci pare si stia lodevolmente dirigendo anche l'amministrazione comunale di Pordenone che, oltre all'iniziativa Pordenone più facile - serie di incontri con la cittadinanza per affrontare questioni quali sostenibilità, mobilità, accoglienza, resilienza e trasparenza - ha dichiarato di voler andare verso la predisposizione di un Piano Regolatore a metri cubi zero, o addirittura con saldo negativo (articolo).
Dopo le selvagge colate di cemento degli ultimi decenni, che hanno regalato immensi centri commerciali e sterminati parcheggi, è sotto gli occhi di tutti questo deludente risultato: l’economia nazionale e quella regionale sono sempre più depresse a fronte di un consumo della preziosissima risorsa rappresentata dal territorio, consumo che è insostenibile a questi ritmi, anche a breve termine; cioè sono state dilapidate le nostre terre, investendo in attività poco redditizie per la collettività ed è ora di cambiare decisamente rotta.
Pordenone dimostra quindi la sua lungimiranza guardando anche fuori dal proprio orticello e considerando opere che, pur essendo non direttamente interferenti col territorio comunale, renderebbero più poveri anche i cittadini pordenonesi: con la realizzazione dell'autostrada CimSeGe infatti anche loro, come tutti, perderebbero una delle poche zone ancora integre della Regione.
Sul progetto autostradale CimSeGe non si interrogano quindi solo le genti delle valli e sempre più persone cominciano a dubitare dell'utilità dell'opera. La discussione infatti è approdata anche in Consiglio Comunale a Pordenone dove, dopo tre ore e mezza di discussione, è stata approva una mozione, promossa da Gianni Zanolin della lista civica Il Ponte, che rimette in discussione l'attuale progetto - visto l'impatto che avrebbe su ambiente e paesaggio in una delle zone più belle e meglio conservate del Friuli -, chiede alla Regione che il progetto di raccordo autostradale venga cassato e mai più riproposto e che vengano concordate, con le varie amministrazioni comunali interessate, misure per la viabilità locale a bassissimo impatto ambientale e paesaggistico. È evidente che la contrarietà della popolazione pedemonatna non può più essere classificata e liquidata come questione di Nimby.
Di fatto, le offerte di gara presentate da due Associazioni temporanee d'impresa per la realizzazione della CimSeGe sono da quasi venti mesi al vaglio della commissione tecnica e anche la percorribilità della strada del project financing appare sempre più in discussione.
È tempo di capire, e fortunatamente pare che anche la maggior parte del Consiglio Comunale di Pordenone lo abbia fatto, che i danni al paesaggio e all'ambiente colpiscono tutti, sia la cittadinanza nel suo insieme che i singoli individui. Non è quindi fuori luogo prendere la parola, in quanto cittadini, quando intorno a noi "una minoranza senza principi distrugge un patrimonio che appartiene alle generazioni che verranno" (Theodore Roosevelt)! È legittima difesa della propria salute e del proprio benessere psico-fisico, è la difesa del pubblico interesse in quanto all'utile economico immediato di pochi si contrappone un danno economico meno immediato ma assai maggiore, come il dissesto idrogeologico, o le malattie dovute all'inquinamento ambientale*. Perciò opporsi a opere inutili per la popolazione e dannose per l'ambiente e chi ci vive ha una marcata utilità economica e sociale, è un investimento di lungo periodo per l'intera collettività.
Azione popolare significa, insomma, non sentirsi più fuori luogo, riconquistare per sé un pieno diritto di cittadinanza, in nome della moralità, della legalità, della storia e del diritto. Nella colpevole inerzia o sostegno di troppi politici, resta un soggetto che puó e deve formulare questi pensieri e questi progetti, lavorando per tradurli in realtà. Noi, i cittadini.* Ma se ci sono anche dei politici a condividere e supportare le istanze dei cittadini, e non solo quelle dei loro elettori, forse c'è ancora speranza.
*Tratto dal libro di Salvatore Settis, Paesaggio, costituzione, cemento. La battaglia per l'ambiente contro il degrado civile, 2010 Einaudi, pagg. 289 e 313
Venerdì 28 Dicembre 2012 15:01
comitato-arca.it
Mozione sul progetto autostradale CimSeGe anche in Consiglio provinciale a Udine
Sempre più persone, cittadini normali, ma anche esponenti politici si interrogano e chiedono chiarimenti sul progetto autostradale Cimpello-Sequals-Gemona.
I consiglieri provinciali Pd Scarabelli e Taverna hanno infatti presentatouna mozione sulla CimSeGe nel marzo 2012, mozione poi ritirata dai promotori a seguito di rassicurazioni, da parte dell'assessore provinciale alla viabilità e dal presidente della 1^ commissione consiliare "infrastrutture, viabilità, trasporti", che l'argomento in oggetto sarebbe stato approfondito, anche a seguito dell'intervento dell'assessore regionale Riccardi che dichiarava imminente l'affidamento del project financing, al fine di predisporre un documento aggiornato da porre al vaglio del Consiglio stesso in una prossima seduta.
La mozione è stata poi ripresentata nel luglio 2012 visto che nulla di quanto assicurato era stato fatto e visto che dal giugno 2011 si attende di conoscere il vincitore della gara d'appalto. Infatti è passato più di un anno e né dalla Regione e né dalla Provincia di Udine si è mosso nulla!
Infine la mozione, dopo essere stata discussa nel consiglio provinciale del 18 ottobre 2012, è stata respinta.
Queste alcune delle considerazioni e delle richieste espresse nella mozione che, è bene ricordare, non si esprimeva contro il progetto ma ne chiedeva una rivalutazione.
"Poiché, a seguito di uno studio di fattibilità presentato nel 2009 da Autovie Venete Spa, Impregilo e Rizzani De Eccher, l’arteria [Cimpello-Sequals-Gemona] è stata riclassificata da superstrada ad autostrada, con conseguente pagamento del pedaggio da parte dei cittadini e delle imprese che andranno a usufruire dell’infrastruttura in oggetto.
Considerato che l’opera [realizzata con la legge Obiettivo]:
sarà oggetto di procedure semplificate riguardo alla Valutazione di Impatto Ambientale, l’Autorizzazione Integrata Ambientale e la partecipazione degli interlocutori locali;
non dipenderà dai pareri delle Amministrazioni comunali coinvolte, direttamente e indirettamente e dagli effetti che essa determina.
Considerata la necessità di evitare tracciati non condivisi e penalizzanti per il territorio che potrebbero compromettere luoghi e ambiti importanti sotto il profilo storico, naturalistico e paesaggistico;
Atteso che gli Amministratori locali e gli imprenditori della parte medio-alta del tracciato hanno condiviso la necessità d’interventi sulla viabilità esistente in modo da rispondere più efficacemente alle esigenze delle popolazioni e del tessuto produttivo di tutta l’area vasta interessata al progetto;
Valutata, altresì, l’esigenza di coniugare l’opera infrastrutturale con il programma di sviluppo del territorio e la visione futura che le comunità intendono perseguire, si rende opportuna l’elaborazione di un progetto di territorio di area vasta in cui far “calare” correttamente l’intervento conciliandolo con il paesaggio, l’ambiente e i luoghi e, in definitiva, assicurando un equilibrio territoriale e relazionale.
Tutto ciò premesso,
IMPEGNA L’AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE DI UDINE A:
compiere un’attenta e meticolosa verifica sull’idoneità del tracciato della proposta “autostradale“ Sequals-Gemona; tracciato analogo a quello valutato per la soluzione a “superstrada” del collegamento ma non uguale per dimensionamento, impatto socio-economico, portata veicolare, situazioni di vivibilità e salubrità;
avviare rapidamente una serie integrata di interventi sulla viabilità provinciale esistente diversamente interessata all’opera, così da creare una viabilità alternativa a un’arteria specificamente preposta al collegamento diretto tra le varie parti del sistema autostradale [A4 Venezia-Trieste; A28 Portogruaro-Conegliano; A23 Udine-Tarvisio];
recepire le richieste delle comunità locali e dei Comuni interessati alla realizzazione della strada Cimpello-Sequals-Gemona, e a tal fine a:
promuovere il coordinamento politico e tecnico nella delicata fase della definizione del tracciato e della progettazione esecutiva, in relazione con le Amministrazioni locali e ai differenti portatori d’interessi (ambientali, economici, culturali), al fine di raccogliere l’espressione di pareri e suggerimenti utili al superamento dei numerosi punti controversi;
elaborare, congiuntamente alla Regione, alla Provincia di Pordenone e alle Amministrazioni locali, il “progetto di territorio” in modo da armonizzare le diverse visioni (regionale e locale), gestire le trasformazioni che l’opera determina, rendere effettivamente fruibile l’arteria da parte dei cittadini residenti e delle imprese, salvaguardare i valori ambientali e le aspettative future delle comunità locali."
Ciò che maggiormente colpisce è il fatto che la mozione sia stata respinta benché non chiedesse di non attuare il raccordo autostradale CimSeGe ma di impegnarsi affinché l'opera venga fatta in modo da essere di reale utilità al territorio e senza arrecare danno o pericolo per l'ambiente o le persone.
Respingendo la mozione la provincia di Udine sembra affermare non tanto la bontà del progetto (che se effettivamente valido non sarebbe stato danneggiato da uno studio approfondito) quanto il suo disinteresse nei confronti delle migliaia di persone - residenti in provincia di Udine - che chiedono di non costruire quell'opera ritenuta inutile e dannosa o la precisa volontà di non alterare in nessun modo e per nessun motivo il progetto presentato da privati alla Regione nel 2009 quando quell'arteria autostradale non solo non era considerata strategica, ma nemmeno di pubblica utilità.
In ogni caso il messaggio lanciato non è rassicurante.
Riportiamo parte del primo capitolo dell'ultimo libro di Aldo Cazzullo che tanto bene esprime quello che è anche il nostro pensiero e il nostro sentire, nella speranza che diventi il pensiero e il sentire di un numero sempre maggiore di italiani in modo da realizzare il sogno possibile di un'Italia migliore, il sogno del Bel Paese.
Un sentito ringraziamento va all'autore per averci dato il consenso alla pubblicazione.
L'Italia oggi è un paese di cattivo umore. Impaurito. Sospeso tra un passato che non torna e un futuro che non arriva. Sono convinto invece che l'Italia abbia davanti a sé una grande occasione di ripresa e di sviluppo. Una chance di rinascita, una nuova stagione possibile. La globalizzazione, che oggi ci spaventa e ci impoverisce, è una grande opportunità per un Paese come il nostro. Il futuro sta arrivando. Ci appartiene. Può essere migliore del presente. I nostri figli potranno vivere meglio dei padri e dei nonni. E il nostro futuro non è nelle mani dei mercati, degli asiatici, delle multinazionali; dipende soprattutto da noi, dalla nostra capacità di studiare, di sacrificarci, di rischiare, di far fruttare il tesoro su cui siamo seduti: l'Italia.
Ne sono convinto perché in questi ultimi vent'anni, che noi associamo alla crisi, ma che tra qualche tempo saranno ricordati come straordinari, interi popoli si sono affacciati sulla storia, e si sono aperti mercati che non esistevano. La nuova borghesia cinese e indiana, centinaia di milioni di nuovi consumatori, guardano all'Italia come alla patria della cultura, dell'arte di vivere, del design, del buon gusto, della fantasia, della creatività. E le nostre aziende possono raggiungerli con una e-mail.
Ne sono convinto perché nel mondo globale, che diventa sempre più uguale a se stesso, uniforme, un po' noioso - ovunque gli stessi marchi, gli stessi loghi, le stesse parole -, un Paese come il nostro, che cambia di continuo, che a ogni crinale di collina muta paesaggio, accento, prodotti, che non ha tante prefetture, ma tante capitali, è il Paese più prezioso, ammirato, invidiato.
Ne sono convinto perché abbiamo ricchezze che nessun ladro potrà mai rubare, bellezze che nessun falsario potrà mai imitare, saperi che nessuna impresa potrà mai delocalizzare. L'Italia ha conosciuto anche secoli bui, fasi di decadenza. Ma tra queste non c'è la nostra epoca. Non siamo condannati a piangere sulla grandezza dei nostri avi e sulla nostra inadeguatezza. Il domani non è segnato. Può essere straordinario. Guardiamo il dito del nostro scontento, e non la luna del nostro avvenire. Abitiamo un Paese che il resto del mondo considera un mito, e non ce ne rendiamo conto. Portiamo sulla carta d'identità e sul passaporto il più straordinario brand - Italia - che sia mai stato inventato, e crediamo di essere nati nel Paese sbagliato. [...]
Non voglio annunciare una ripresa ormai conquistata; voglio segnalare un risveglio in corso. Non dico che ce l'abbiamo fatta; ma che ce la possiamo fare. Non penso affatto che tutto vada bene, anzi: ci sono moltissime cose che non vanno, e occorre denunziarle con forza. Ma c'è anche un'Italia che resiste, e che rinasce. E anche quella va scoperta e raccontata. Perché ci aiuta a colmare la nostra principale lacuna: la fiducia in noi stessi. Ci restituisce l'orgoglio di essere italiani. Ci ricorda chi siamo, cosa vogliamo, cosa possiamo fare.
Cosa si nasconde dietro i project bond e il progect financing?
Su TV e giornali sempre più spesso compaiono termini quali project financing, project bond, per indicare delle modalità che dovrebbero consentire allo Stato di vedere realizzate grandi opere grazie all'intervento di capitali privati.
Ma sappiamo veramente di cosa si tratta? Davvero allo Stato questi interventi privati non verranno a costare nulla? Sembrerebbe proprio di no!
Stando all'articolo di Giorgio Meletti sul Fatto Quotidiano, l'obbligo per il pubblico a intervenire per garantire l'equilibrio del piano economico finanziario delle imprese private non riguarda solo il project financing relativo all'autostrada Cimpello-Sequals-Gemona, ma quella tipologia di interventi in genere.
Ma perché amministratori regionali e statali dovrebbero voler utilizzare queste procedure se non sono vantaggiose per la collettività? Perché voler realizzare grandi opere invece che tante piccole più vicine e utili ai cittadini? In Italia abbiamo 184 mila Km di strade su un territorio di circa 30 milioni di ettari di cui però ben il 35% è montuoso, perché allora continuare a costruire nuove autostrade invece che sistemare la viabilità esistente? Invece che mettere in sicurezza un territorio idrogeologicamente dissestato che tanto costa in termini non solo economici ma anche di vite umane? Semplicemente perché le grandi opere sono fatte dai grandi costruttori che hanno conoscenze, parentele, legami; semplicemente perché in Italia gli intrecci politico-finanziari purtroppo viziano non solo il mercato ma l'intera vita del Paese.
Sempre più persone in Europa si oppongono alle grandi opere e al project financing
Tratto dal forum europeo contro le Grandi Opere Inutili
I problemi riguardanti le grandi opere e i nuovi ritrovati finanziari con cui finanziarle sono sentiti in modo sempre più pressante anche nel resto d'Europa e nel mondo dove, proprio come in Italia, un numero sempre crescente di cittadini è contro la distruzione del pianeta, contro l’affermazione di un’economia violenta che assomiglia ad una strategia di guerra, contro l’indebolimento dei meccanismi democratici di controllo dell’economia, contro la crescita dei debiti degli stati che imprigionano i cittadini attraverso politiche sociali brutali.
Dagli Anni Cinquanta ad oggi l'agenda delle grandi infrastrutture è rimasta centrale per governi di qualsiasi colore e collocazione territoriale (quindi in Italia e in Europa come nel Sud del mondo). Ciò che è cambiato nel tempo sono le modalità di finanziamento delle grandi infrastrutture, e gli attori coinvolti, ora non più solo grandi aziende ma soprattutto grandi investitori privati, come fondi di investimento e private equities. In questo senso le grandi infrastrutture possono essere viste come un asset finanziario come dimostrato dal recente studio del think thank inglese The Corner House “More than Bricks and Mortar. Infrastructure as Asset Class”.
Le Grandi Opere, una volta paradigma del progresso e della modernità - e per questo spesso facilmente accolte senza problema dalle popolazioni -, rappresentano oggi un altro degli strumenti della predazione dei beni comuni e quindi del futuro di intere popolazioni e territori. Le politiche neoliberiste che promuovono le Grandi Opere agiscono per tenere saldo il controllo delle risorse economiche e naturali nelle mani delle élites. Quelle stesse élites che propongono questi investimenti come lo strumento della crescita e del lavoro, facendone pagare gli alti costi economici e di trasformazione sociale ai ceti più deboli e contribuendo potentemente alla distruzione degli habitat naturali del nostro pianeta e all’aumento del debito.
Gli strumenti utilizzati oggi per finanziare le grandi opere, quali le forme di garanzia pubblica hanno pesanti conseguenze per la collettività e per il debito pubblico.
Le grandi infrastrutture rappresentano un’ulteriore possibilità di implementazione del modello di sviluppo legato alle recenti forme di capitalismo finanziario. In questo senso, la grande opera inutile può essere considerata:
un ulteriore modo per sottrarre ai cittadini la possibilità di disporre del territorio come bene comune;
un paradosso in riferimento alla promessa non mantenuta di nuovi posti di lavoro sia nella realizzazione dell’opera, sia in un’ottica di lungo periodo, in quanto essa costituisce un asset importante per la delocalizzazione con susseguente perdita di posti di lavoro;
un asset finanziario come dimostrano alcuni recenti studi effettuati in riferimento ai fondi di private equity.
Bisogna dunque riflettere sulla necessità di ripensare a tale paradigma di sviluppo che guarda esclusivamente alla finanza ed al profitto e non al benessere del pianeta e dei cittadini.
Le due giornate di lavoro proposte per Firenze 10+10 dall'8 all'11 novembre a Fortezza da Basso costituiscono un momento di presentazione e condivisione della rete del Forum Contro le Grandi Opere Inutili di cui fanno parte comitati e associazioni provenienti da molti paesi europei.
Rifiuti tossici sotto le autostrade. Ecco il nuovo business della 'ndrangheta
Lunedì, 5 novembre 2012 - 11:35:00
La diffusione al Nord della 'ndrangheta è ormai un dato di fatto. Emergono particolari su un nuovo business delle cosche che si arricchiscono nelle regioni settentrionali. Questa volta si parla di rifiuti tossici. Rifiuti che sarebbero stati posti sotto l'asfalto delle autostrade del Nord.
Almeno due procure, riporta Il Quotidiano della Calabria, hanno aperto delle inchieste sull'argomento. In particolare, l'inchiesta della procura di Venezia sarebbe in dirittura di arrivo. I magistrati ipotizzano che la criminalità organizzata si sia infiltrata nella gestione di appalti, concessioni e soprattutto per lo smaltimento dei rifiuti. Il tutto collegato alle realizzazione di grandi opere in Veneto e Lombardia.
Sotto il manto stradale dell'autostrada Brescia-Padova sarebbero finiti scarti di fonderie e acciaierie, materiali altamente tossici. Gli approfondimenti della magistratura toccano anche i cantieri della Bre.Be.Mi, la nuova arteria autostradale che collegherà Brescia e Milano senza passare per Bergamo.
Dossier presentati in procura qualche mese fa dimostrerebbero che sotto la superficie autostradale si trovano centinaia di tonnellate di scorie. Tutte sepolte un metro sotto la superficie autostradale. Ci sarebbero anche video e foto notturni a mostrare automezzi intenti a riversare materiale tossico alla base del fondo stradale. A essere finite nel mirino dell'antimafia veneta ci sarebbero anche due grandi aziende, una vicina alla Lega Nord.
I circa 30 Km in rilevato del progetto autostradale Cimpello-Sequals-Gemona (altezze da 2 fino a 8m) sicuramente faranno gola!
Mercoledì 31 Ottobre 2012 07:16
comitato-arca.it
DdL "salva-suolo": bravo, ministro Catania! Ma sarà vero?
Finalmente una buona notizia! Il Consiglio dei Ministri ha approvato in via preliminare il disegno di legge sulla valorizzazione delle aree agricole e contro il consumo del suolo. Finalmente anche l'Italia cerca di mettersi in linea con le normative dei Paesi Europei più avanzati, finalmente la riforma che il nostro Paese aspetta da tanto, troppo tempo.
Incoraggiante anche il fatto che la proposta del ministro delle Politiche Agricole Mario Catania sia stata condivisa dal ministro per i Beni Culturali, Lorenzo Ornaghi e da tutto il Governo, segno che si comincia a guardare al futuro e non, come si è fatto finora, soltanto all'oggi. Il disegno di legge ha tre grandi punti di forza:
impone un tetto massimo alla superficie agricola edificabile (negli ultimi 40 anni è stato cementificato il 28% del suolo, attualmente vengono distrutti 75 ettari di terreno fertile al giorno ma alcuni sostengono siano addirittura 130 ettari al giorno)
cancella la disposizione che permette ai Comuni di coprire le spese con gli oneri di urbanizzazione (nel tentativo di fare cassa i comuni svendono il proprio territorio ma molte volte i costi per realizzare le infrastrutture -, strade, fognature, acquedotti - superano gli oneri di urbanizzazione)
prevede un vincolo decennale di destinazione d'uso per i terreni agricoli che hanno ricevuto sovvenzioni comunitarie o statali.
Salvaguardare il suolo non significa necessariamente penalizzare il settore edilizio, infatti ci sono edifici civili, beni architettonici e naturali da ristrutturare, riqualificare, mettere in sicurezza. La storia è ciclica, lasciamo asfalto, cemento e industrializzazione pesante a quei paesi che oggi si trovano nelle condizioni in cui noi eravamo 100 anni fa, quella fase è passata per noi.
L'attuale prolungata crisi economica dovrebbe averci fatto capire che la direzione intrapresa non è quella giusta. Ripartiamo da ciò che abbiamo di più prezioso: il paesaggio inteso non solo come area naturale ma come sapiente e armoniosa compenetrazione di natura e opera umana che ha contraddistinto il nostro Paese dai romani fino al secolo scorso. Il nostro futuro sono le nuove tecnologie, i prodotti di qualità made in Italy, il turismo e i loro indotti.
Ricordiamo con orgoglio che per secoli il nostro è stato considerato da tutto il mondo il bel Paese, che nel 1665 Gregorio Leti si chiedeva: "Di dove viene che comunemente si dice che l'Italia affina i cervelli?" [alla mescolanza di bellezze naturali e d'arte senza pari offerte dall'Italia senza aver visto le quali nessuna educazione era completa, argomentavano gli europei più colti]; nel 1776 Samuel Johnson scriveva: "chi non è stato in Italia è sempre consapevole della propria inferiorità: non ha visto quel che tutti dovrebbero vedere"; per tutto l'800 valeva il motto "Voir l'Italie et mourir"*.
Il ministro Catania ha dunque dimostrato coraggio e lungimiranza presentando questo Ddl. Ci auguriamo che dalla Conferenza Unificata giunga un parere favorevole sul medesimo e che l'approvazione della riforma arrivi entro la fine di questa legislatura.
Ma sarà vero?... Infatti, non c'è da stare molto allegri se assieme a questa notizia ne arriva un'altra che ha dell'incredibile: il ritorno della "legge stadi"!
Ma come: ci si dice di voler salvaguardare un bene prezioso come il suolo fertile, e contemporaneamente si apre ulteriormente alla cementificazione selvaggia? Un comma di questa legge sciagurata recita: "Il progetto per la realizzazione di complessi multifunzionali può prevedere ambiti da destinare ad attività residenziali, direzionali, turistico-ricettive e commerciali". È chiaro perciò che questo provvedimento non è pensato per le squadre di calcio ma per chi vuole realizzare speculazioni edilizie. Perché altrimenti prevedere che si possano realizzare case e alberghi, centri commerciali e uffici? E senza neanche una scadenza legata a un avvenimento sportivo, per cui varrà per sempre come procedura speciale, permettendo in pochi mesi di rendere edificabili terreni agricoli e persino, con alcune forzature, aree vincolate**!
Ma purtroppo al peggio non c'è limite. È notizia di questi giorni infatti il varo del Ddl Semplificazioni secondo cui varrá il silenzio assenso anche per costruire in aree con vincoli ambientali e paesaggistici. Questo è un attacco all'ambiente senza precedenti perché, considerati i tagli fatti in questi anni e lo stato in cui versano le Soprintendenze, è del tutto evidente che le amministrazioni preposte alla tutela del vincolo nella stragrande maggioranza dei casi non saranno in grado di rispondere alle richieste entro i 45 giorni previsti. E come se non bastasse nel testo presentato si va contro al principio europeo "chi inquina paga". Ma la chicca finale è che i decreti della VIA (Valutazione d'Impatto Ambientale) non verranno più pubblicati in Gazzetta Ufficiale, ma solo sul sito dell'Istituzione competente, il che significa che sarà molto più difficile impugnarla.
Strade, capannoni, tralicci, discariche, villette continuano a sepellire sempre più il territorio del nostro Paese producendo danni gravi: è stato alterato il ciclo idrico rendendo i fiumi meno governabili, sono stati resi più instabili terreni già franosi, è stato sfregiato il paesaggio, indebolita la macchina turistica, ridotta la possibilità di catturare anidride carbonica, menomata l'indipendenza dal punto di vista della produzione alimentare.
Questa assurda schizofrenia normativa, non è certo a favore dei cittadini che anzi, si suppone ci si perdano, va invece a vantaggio dei soliti speculatori che approfittano delle leggi "giuste" per trarne enormi guadagni a spese della collettività.
*Citazioni tratte dal libro di Salvatore Settis, Paesaggio, costituzione cemento, Einaudi editore, pagg. 66-67-70
** Tratto dall'articolo di Stella e Rizzo Corriere della Sera 4 agosto 2012.
Domenica 28 Ottobre 2012 17:04
comitato-arca.it
Posacenere
di Andrea Camilleri
Non capisco perché nel linguaggio dei politici e dei governanti con "grandi opere pubbliche" si intendano solo ed esclusivamente la costruzione di ponti, galerie, autostrade. Che spesso e volentieri, sia detto tra parentesi, si rivelano essere né impellenti né necessarie, ma sicura fonte d'illeciti guadagni. Mi chiedo: mettere mano a Pompei, che se ne cade letteralmente a pezzi non sarebbe una grande opera pubblica? E non lo sarebbe anche una vera riforma universitaria che adeguasse i nostri atenei alle richieste di lavoro nel mondo d'oggi dotandole di attrezzati laboratori di ricerca? E come definire altrimenti la ristrutturazione e l'attenta manutenzione dei nostri archivi storici che sempre più s'approssimano allo sfacelo?
Lunedì 15 Ottobre 2012 13:57
comitato-arca.it
Continua la modalità di agire dei sostenitori del progetto autostradale
Al di là di ogni polemica, si ritiene opportuno rispondere a quanti, nel tentativo di sostenere il progetto autostradale Cimpello-Sequals-Gemona, continuano a cercare di discreditare chi gli si oppone e perseverano nel dare informazioni incomplete se non scorrette (articolo).
Se si vuole parlare del progetto autostradale si deve partire dai documenti allegati al bando di gara europeo, vincolanti per le imprese e la Regione.
Il testo non lascia spazio a molti dubbi.
Nell'allegato n. 25 a pag. 23 si legge chiaramente che alcuni rischi riguardanti il progetto autostradale sono a carico della Regione mentre altri, come un utilizzo inferiore a quello previsto, sono misti cioè sia delle imprese che della Regione. Sulla copertura dei costi da parte di privati bisogna quindi fare attenzione poiché ai contribuenti l'autostrada potrebbe costare a prescindere dall'utilizzo. Le previsioni di traffico infatti, se confrontate con i dati riportati nell'annuale pubblicazione ufficiale Regione in cifre, risultano decisamente sovrastimate.
I documenti sono così dettagliati da riportare - allegato n. 47 a pag. 4 - anche il costo del pedaggio che non sarà quindi stabilito dall'Anas. Le tariffe non potranno essere ridotte in quanto calibrate per rientrare del capitale investito nella realizzazione dell'opera. E comunque - allegato 49 par.11 - qualora eventuali riduzioni sul pedaggio comportassero una variazione negativa del piano economico-finanziario, ancora una volta la Regione dovrebbe intervenire economicamente per coprire il mancato introito.
Tra i costi da mettere in conto ci sarebbe anche la superstrada Cimpello-Sequals, realizzata con fondi pubblici e inaugurata solo nel 1998, che verrebbe di fatto regalata alle imprese costruttrici. Inoltre la popolazione e le ditte, che ora utilizzano la superstrada gratuitamente, dovrebbero sostenere le spese dei pedaggi.
Affermare che grazie all'autostrada "Pordenone sarà direttamente collegata a Sequals, Spilimbergo ma anche a Maniago" appare tautologico visto che l'esistente superstrada fornisce lo stesso servizio a titolo gratuito. Sul piano regionale della mobilità viene anche evidenziato come l'interporto di Pordenone sia una piattaforma logistica già ben dotata di interconnessioni ferroviarie e viarie atte all'intermodalità. La politica di costruire sempre nuove strade evidentemente abdica alla possibilità di utilizzare la rotaia, di fatto depotenziandola.
Parlare poi di benefici per i territori attraversati senza esplicitarli o dello sviluppo della piccola media impresa solo grazie a una nuova autostrada senza tener conto della persistente crisi in atto (che non sembra essere risolvibile con i soliti vecchi metodi) ha il sapore di uno slogan ormai consumato.
Forse l'essere contrari all'autostrada CimSeGe non è la semplice posizione di anime belle, significa piuttosto aver compreso che al progresso non ci si arriva più attraverso la costruzione di nuove strade. Idea non tanto ingenua, se anche illustri personaggi come Umair Haque, annoverato tra i 50 pensatori ed economisti attualmente più influenti, sostengono che bisogna costruire il futuro partendo da un nuovo paradigma, costruendo "betterness" invece che fare solamente "business". Perché il meglio è amico del bene, del bene comune almeno.
Lunedì 01 Ottobre 2012 10:30
comitato-arca.it
La situazione italiana: legge obiettivo
Per poter comprendere un po' meglio cosa sta accadendo nel nostro Paese, quali sono le leggi che regolano le grandi opere, portiamo alla vostra attenzione parte (cap. 3) del documento Terra rubata, viaggio nell'Italia che scompare, redatto dal FAI e dal WWF.
L'INSOSTENIBILITÀ DELLE SCELTE INFRASTRUTTURALI
L'impatto normativo e procedurale della legge Obiettivo. Di Stefano Lenzi, responsabile dell'ufficio legislativo WWF Italia
Le norme e le procedure speciali e gli strumenti programmatori, derivanti dalla cosiddetta Legge Obiettivo finalizzati ad individuare, autorizzare e realizzare le cosiddette infrastrutture strategiche sono uno degli elementi che minacciano il nostro territorio, incidendo significativamente sulle aree di maggior pregio ambientale e naturalistico e favorendo un incontrollato consumo del suolo. Gli scenari che si sono aperti dopo le imponenti modifiche strutturali introdotte nella normativa e nella regolamentazione in materia di lavori pubblici e di valutazione d'impatto ambientale, a partire dal 2001, esulano decisamente dagli indirizzi e dagli obiettivi indicati dai documenti pianificatori in ambito europeo (Libro Bianco) e nazionale (Piano Generale dei Trasporti e della Logistica, PGTL) che, come noto, sono incentrati sul riequilibrio modale [passaggio dalla gomma alla rotaia e all’acqua] e sulla centralità delle politiche di mobilità.
Con i provvedimenti in materia, approvati nella XIV Legislatura (2001-2006), assistiamo ad uno slittamento concettuale dalla logica pianificatoria - inscritta in un quadro di compatibilità ambientali, economiche, sociali e trasportistiche - ad una logica realizzativa della singola opera, che diviene priorità incontestabile in quanto programmata, individuata e localizzata in funzione di un superiore interesse nazionale formalmente pubblico, che ne assicura la sua realizzazione comunque (o "con qualsiasi mezzo", come si legge nel Codice degli appalti, D.lgs n. 163/2006, nel quale è stata trasposta la disciplina del decreto attuativo (D.lgs. n. 190/2002) della cosiddetta Legge Obiettivo (L. 21 dicembre 2001, n. 443) e, aggiungiamo noi, dovunque. A prescindere dal contesto territoriale ed ambientale, dagli strumenti pianificatori esistenti, dalle compatibilità economico-finanziarie e dalla volontà delle comunità coinvolte. In altre parole a prescindere dalla loro utilità, fattibilità, compatibilità.
Il nostro Paese all'inizio del 2001, dopo una discussione durata due decenni, era arrivato a concepire il Piano Generale dei Trasporti e della Logistica (PGTL, approvato nel gennaio 2001) che denuncia, pur nei suoi limiti, il forte squilibrio verso la strada, che ha acquistato nel tempo quote crescenti "con notevoli ricadute sociali, ambientali e economiche". Nel PGTL, come nel Libro Bianco sui trasporti europeo, sono riconosciute e indagate, inoltre, le interrelazioni tra il sistema dei trasporti e lo squilibrio modale con il territorio e l'ambiente e viene precisato che "la crescita del traffico e la prevalenza del modo stradale sono all'origine di esternalità negative in termini di impatto ambientale e di incidentalità. Ne fanno parte fenomeni su scala globale, quali i cambiamenti climatici o l'inquinamento atmosferico di lunga distanza e fenomeni più localizzati, come il peggioramento del clima acustico lungo le direttrici di traffico, l'inquinamento atmosferico di breve raggio, i danni alla stabilità del suolo, all'equilibrio idrogeologico, al paesaggio e alla biodiversità".
Cercando in rete ci si accorge che associazioni nazionali quali FAI, Legambiente e WWF si stanno muovendo per contribuire alla formulazione di leggi che consentano di controllare la cementificazione dissennata a cui l’Italia è sottoposta evidenziando l’importanza del suolo come mezzo non solo di sostentamento ma anche come fonte di ricchezza (turismo).
Di seguito alcuni stralci di un comunicato stampa di Legambiente e di un dossier di FAI e WWF sul problema che minaccia il nostro paese: la speculazione operata dalle grosse ditte costruttrici con il consenso degli amministratori ai danni dei cittadini.
STOP A NUOVO CEMENTO, DALLA PIANURA PADANA ALLE ALPI
Ufficio stampa Legambiente Lombardia
Legambiente plaude all'iniziativa, conclusa a Bologna dagli assessori di 8 regioni del Nord Italia, dalla Liguria al Friuli Venezia Giulia, di sottoscrivere un accordo di sviluppo territoriale per contrastare la crescita indiscriminata del consumo di suolo. Il tavolo di lavoro delle regioni del Nord è diventato una istituzione di riferimento per un Paese come l’Italia che, a differenza di altri Paesi europei, solo da poco ha colto l'urgenza di attuare misure efficaci per fermare l'emorragia di terre agricole, sempre più coperte da coltri di cemento.
Per fermare il consumo dissennato di territorio "occorre agire sulle leve economiche che favoriscono la speculazione su terreni liberi". Occorre portare avanti una legge "che si rifà proprio al fondamentale principio per cui costruire in aree agricole deve diventare un'opzione diseconomica".
Quanto stanno cercando di fare le regioni del Nord è "un percorso da incoraggiare ed estendere all'intero paese".
Viaggio nell'Italia che scompare. Le analisi e le proposte di FAI e WWF sul consumo del suolo (Introduzione e cap. 1)
FAI e WWF riescono insieme a coniugare una lettura del territorio che lega profondamente interessi paesaggistici (territorio inteso nella sua valenza storico-culturale) e ambientali (tutela della biodiversità). Il quadro del territorio italiano è di estrema gravità, e alla soglia della irreversibilità.
Nelle Regioni fino ad ora analizzate (tra cui il Friulii-Venezia Giulia) emerge un'ampiezza notevole delle differenze di copertura urbana tra gli anni '50 e dopo il 2000. Una proiezione dei dati finora disponibili sull'intero territorio nazionale conduce a una superficie media di conversione giornaliera pari a oltre 75 ettari al giorno.
Questa dinamica non è irreversibile ma non è possibile attendere ancora per invertire la tendenza.
Proprio per fare in modo che il nostro Paese risponda con interventi adeguati all'emergenza in atto e alle richieste che ci vengono dall'Europa, FAI e WWF hanno provveduto all'elaborazione di proprie proposte di contrasto al Consumo di Suolo. Moratoria sul nuovo edificato in attesa della definitiva redazione dei nuovi piani paesaggistici.
Oggi sono più di 100 i comuni italiani già coperti di parti urbanizzate oltre il 50% della propria estensione. L'urbanizzazione pro capite è pari a circa 230 m2 per abitante e varia dai 120 m2/abitante della Basilicata, fino agli oltre 400 m2/abitante del Friuli-Venezia Giulia.
In Italia non è sostanzialmente possibile tracciare un cerchio di 10 km di diametro senza intercettare un nucleo urbano, con tutto ciò che ne consegue in ragione della diffusione dei disturbi a carico della biodiversità e, guardando le cose dal punto di vista opposto, in termini di difficoltà per il piazzamento di servizi (quali le discariche di RSU) a elevato tenore di propagazione di effetti deteriori che richiedono ragguardevoli distanze dai luoghi abitati.
La proliferazione edificatoria sganciata dalla demografia è poi provocata anche da fenomeni squisitamente economici: si guarda all'industria delle costruzioni come vettore di ripresa, anche in presenza di una recessione conclamata delle iniziative produttive e industriali. Il mercato immobiliare è del tutto scollegato dalle esigenze residenziali reali.
A titolo di esempio nella regione Molise la popolazione ha una consistenza numerica pressoché costante dal 1861, a fronte di un enorme incremento di suolo perso.
Quale ruolo ha ricoperto la pianificazione in questo processo economicamente irrefrenabile? I piani urbanistico-territoriali hanno accompagnato e assecondato questo orientamento: i terreni acquistano valore sul mercato immobiliare solamente se gli strumenti urbanistici ne prescrivono la destinazione edificatoria.
L’urbanizzazione e "cementificazione" del territorio italiano ha ricadute su:
Sfera fisico-climatica:
accentuazione della riflessione termica e dei cambiamenti climatici
riduzione della capacità di assorbimento delle emissioni
effetti sul sequestro del carbonio
propagazione spaziale dei disturbi fisico-chimici
Sfera economico-energetica:
diseconomie dei trasporti
sperperi energetici
riduzione delle produzioni agricole
Sfera eco-biologica:
erosione fisica e la distruzione degli habitat
frammentazione ecosistemica
distrofia dei processi eco-biologici
penalizzazione dei servizi ecosistemici dell'ambiente
riduzione della «resilienza» ecologica complessiva
LEZIONI STRANIERE PER INNESCARE DEVIAZIONI IN UNA STORIA ITALIANA OSTINATA E CONTRARIA
Tratto da un articolo di Paolo Pileri inserito nel rapporto 2010 del CRCS (Centro di Ricerca Sui Consumi di Suolo)
"Il paesaggio è il grande malato d'Italia", così Settis inizia il suo ultimo libro Paesaggio, Costituzione, Cemento. In questo incipit si condensa un grande paradosso italiano. Da un lato troviamo "il" Paese universalmente riconosciuto come culla della cultura e del paesaggio, debitore alla natura, al mare e alle colline, ai campi e ai borghi, dall'altro un inesorabile processo di dissipazione di quello stesso paesaggio.
Dissipazione che ha almeno tre ragioni storiche:
1) è esito di un'incapacità di cogliere, con piena convinzione, elementi di valore del territorio che vanno oltre l'accezione limitativa di "bellezza codificata" e legata a singoli monumenti
2) è risultato di un'idea di territorio che assume valore attraverso ciò che si "mette sopra" cioé attraverso l'edilizia nelle sue diverse forme. Suolo inteso come qualcosa il cui valore "reale" sta nella produzione di economia e non tanto in ciò che esso rappresenta o in ciò che esso "naturalmente" scambia in quanto risorsa in relazione e quindi fondante il paesaggio, l'ecosistema, la società, il clima, il benessere, etc.
3) è legato al più recente processo di finanziarizzazione, dai ritmi sempre più brevi e serrati, del ciclo edilizio e quindi dell'uso del suolo. La potenziale trasformazione di un terreno agricolo in uno urbanizzabile produce la concessione di un credito scambiabile nel mercato finanziario, indipendentemente dal reale fabbisogno di alloggi, imprese e servizi. Da risorsa chiave per disegnare la città e i suoi spazi pubblici, il suolo diviene moneta governata dalla volontà di profitto di alcuni imprenditori che hanno come interlocutore un governo locale privo di una strategia o progetto collettivo che abbiano a che fare con lo spazio (Mazza, 2010). Si apre così un terreno di caccia fatto di impresari che rincorrono concessioni e di governi che le danno per rincorrere a loro volta incassi e allontanare pressioni.
E così il paesaggio si trova sempre più malato. Il virus che lo minaccia continua a sopravvivere e diffondersi incontrando i favori di una cultura amministrativa debole e di un residuale sentimento diffuso per il quale usare il territorio per costruire è cosa buona e giusta, indipendentemente dal bisogno e dagli effetti.
Ad oggi i segnali di inversione di tendenza e di un'acquisita consapevolezza sono ancora pochi. Non ci sono politiche di contrasto, se non qualche iniziativa di tipo inaugurale sorta solo negli ultimi anni, complice la ricerca universitaria, il lavorio di un istituto culturale (INU), di alcune associazioni ambientaliste (Legambiente ma poi anche WWF, FAI, LIPU etc.), di alcune voci note nel mondo della cultura ambientale, agricola e del paesaggio (Petrini, Settis, Mainardi, Erbani, etc.) e di un piccolo gruppo di amministrazioni comunali (Cassinetta di Lugagnano docet).
Il tema del consumo di suolo si è così ravvivato e ciò ha fatto da innesco per alcune forze politiche, decisori amministrativi, istituzioni e portatori di interesse culturale che hanno iniziato a muovere alcuni primi piccoli passi. Resta da capire come queste prime virtuose esperienze possano nel breve periodo avere la forza di riconsegnare il paesaggio alla cultura positiva di un Paese e di frenare fino a fermare l'erosione della risorsa suolo da parte di un'urbanizzazione ancora bulimica di profitti.
D'altronde, la decisione sull'uso del suolo affinché sia - come si ama ultimamente dire – "sostenibile" necessita di accompagnarsi ad alcuni principi basilari che vanno spiegati, diffusi e sostenuti alle diverse scale. Se questi principi non giungono fino al più piccolo comune italiano (nell'ordinamento italiano sono i comuni che decidono dell'uso del suolo) non vi è da stupirsi se le politiche di governo del territorio non solo risultano inefficaci e retoriche, ma addirittura non si pongono il problema di non consumare suolo. Quali sono allora alcuni dei principi chiave che stanno "dietro" alla questione "consumo di suolo"? I principi sono intrecciati con le funzioni "plurime" del suolo come la Commissione Europea ha ben sottolineato nella definizione di suolo inclusa nel documento anticipatore della attesa Direttiva Suoli (COM(2006)232). Ricordiamoli qui di seguito:
Il suolo è una risorsa strategica per un Paese e i suoi cittadini
Il suolo è un bene comune
Il suolo libero è un potenziale insostituibile per la produzione di cibo
Il suolo è una risorsa ecologica ed ambientale multifunzionale: conserva carbonio, regola i cicli idrologici, governa l'umidità, offre rifugio a molte specie animali, è habitat per altre specie, sostiene la vegetazione e le sue funzioni (in primis la produzione di ossigeno e la sottrazione di CO2)...
Il suolo libero è la condizione di possibilità per ogni paesaggio di qualità
Il suolo libero garantisce l'indispensabile presenza di spazi aperti, cruciali per il benessere urbano e la salute dei cittadini.
Evidentemente queste istanze, che sono anche ed ormai questioni dimostrate dalla scienza e condivise ad alcuni livelli del dibattito disciplinare, hanno la necessità di uscire dal porto delle conoscenze tecnico-scientifiche per approdare a quello della cultura civile del Paese e delle sue istituzioni. L'uso che del suolo si può fare è, in estrema sintesi, il nocciolo della questione che riguarda il buon governo del territorio e dell'abitare quel territorio se permane il senso di cittadinanza.
Per provare a capire quali siano le strategie più efficaci per fronteggiare il consumo di suolo, è necessario osservare situazioni, casi, contesti che hanno provato, in altri paesi, a codificare soluzioni e intrapreso strade innovative.
Consideriamo alcuni inneschi e fattori di successo che dovrebbero portare a formulare orientamenti strategici in materia.
La regolazione dell'uso del suolo non deve essere lasciata alla sola urbanistica, occorre vi siano anche le discipline ambientali (e quindi paesaggistiche ed ecologiche). Il suolo è (anche) una risorsa ambientale e come tale richiede saperi e tecniche in grado di formulare adeguati obiettivi di uso e tutela del suolo che, intuendo altre finalità, producano politiche slegate da tutto ciò che è coinvolto dalla logica della rendita fondiaria, dal ciclo dell'economia dell'edilizia, dalla presunta crescita economica legata al mattone, dall'introito fiscale locale, etc. Politiche in grado di sostenere l'importanza di alcune questioni ambientali di interesse pubblico e generale opponendosi al solo interesse della rendita.
Le strategie sul contenimento del consumo di suolo non possono essere lasciate alla (sola) responsabilità delle politiche locali (i Comuni). L'interesse privato legato alla valorizzazione della rendita fondiaria, quello delle imprese legate al ciclo immobiliare e l'interesse del soggetto pubblico ad introitare denari derivanti dalle concessioni edilizie sono tra loro concatenati formando un formidabile cortocircuito che si autoalimenta senza avere interesse né a interrompersi né a ragionare sugli effetti negativi. Puro conflitto di interesse che inquina anche la miglior iniziativa politica. Ancor più se il soggetto pubblico è posto in una posizione di necessità economica e se l'uso di tali denari sono svincolati da investimenti pubblici (è il caso dell'uso degli oneri di urbanizzazione così come configurato in Italia negli ultimi anni, vd. Pileri 2009). Studi condotti in Europa ci avvertono che ad occuparsi delle strategie per scoraggiare le urbanizzazioni e contenere i consumi di suolo deve essere lo Stato o, al massimo la Regione (ma al primo è richiesto di fissare "quei" principi di riferimento). Ai comuni il compito di applicare. Eppure nel nostro Paese recentemente si è addirittura messo a segno una serie di trasferimenti di terreni dal demanio statale a quello comunale con il rischio non lontano che i Comuni diano avvio alla trasformazione di quelle aree.
Alcuni concetti dovrebbero essere sottoposti ad una revisione critica che ne metta in luce gli aspetti di opacità, smascherando quelle retoriche che propongono come verità tecniche assolute assunti molto discutibili: per esempio, "quel terreno è abbandonato o è intercluso, quindi urbanizzarlo è opportuno se non ottimale". Questa affermazione ci richiama la necessità di affermare la ragione culturale.
Sul piano culturale c'è molto da fare per quanto riguarda la questione "suoli". Il significato di suolo libero, di multifunzionalità, di bene comune, di riorganizzazione dei patrimoni immobiliari esistenti e sottoutilizzati, di uso prioritario delle aree dismesse, di biodiversità, di produzione agricola non scalfisce neppure l'imprescindibilità di dover trasformare quello che ci hanno insegnato a considerare come ‘residuo'.
Il campione olimpico Daniele Molmenti ha votato La Valle del Medio Tagliamento come luogo del cuore
“I Luoghi del Cuore”, il censimento nazionale promosso dal FAI in collaborazione con Intesa Sanpaolo, ha lo scopo di dar voce alle segnalazioni dei beni più amati in Italia per assicurarne un futuro. Il FAI chiede ai cittadini di indicare i luoghi che sentono particolarmente cari e importanti e che vorrebbero fossero ricordati e conservati intatti per le generazioni future. L’appello è volto alla difesa di tesori piccoli e grandi, più o meno noti, che occupano un posto speciale nella vita di chi li ha a cuore. Il progetto ha l’obiettivo di coinvolgere concretamente tutta la popolazione, di qualsiasi età e nazionalità, e di contribuire alla sensibilizzazione sul valore del nostro patrimonio artistico, monumentale e naturalistico.
Attraverso il Censimento il FAI sollecita le Istituzioni locali e nazionali competenti affinché riconoscano il vivo interesse dei cittadini nei confronti delle bellezze del Paese e mettano a disposizione le forze necessarie per salvaguardarle così da rendere possibile il recupero di uno o più beni votati.
Guarda il video dello staff de I Luoghi del Cuore a Casa Italia a Londra durante le Olimpiadi, leggi l'articolo sui luoghi votati dagli atleti italiani.
Anche noi ci siamo attivati e stiamo raccogliendo firme per eleggere come nostro luogo del cuore la valle del medio Tagliamento vota anche tu indipendentemente dalla tua opinione sul progetto autostradale, sulle casse d'espansione o qualsiasi altra opera ipotizzata lungo il re dei fiumi alpini, vota per la bellezza di questi luoghi.
Accedi alla votazione con facebook, con twitter o attraverso il tuo indirizzo di posta elettronica.
Per aiutarci nella raccolta firme per la Valle del medio Tagliamento puoi inserire il link alla votazione sulla tua pagina facebook o sul tuo sito oppure puoi scaricare il modulo cartaceo (non serve riempire tutta la scheda) e inviarcelo via mail a
Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.
, via fax al numero 0434 1820145, per posta all'indirizzo Comitato ARCA, via Ponte Armistizio, 4 33030 Flagogna di Forgaria nel Friuli (UD).
Sabato 18 Agosto 2012 11:50
comitato-arca.it
Passato, futuro e significato del termine progresso
Riportiamo di seguito alcuni concetti, espressi dal meteorologo e divulgatore scientifico Luca Mercalli durante un seminario di ecologia urbana e sociale al corso di laurea in scienze e tecnologie per l’ambiente dell'Università di Pisa, che paiono di particolare rilievo per cominciare a riflettere sul futuro e sul vero significato del termine progresso.
La difesa dei beni comuni in apparenza c'entra poco con il lavoro che faccio ma in realtà, siccome nei problemi ambientali tutto è collegato, ci pensi bene e scopri che stai lavorando per quello che è il tuo mestiere. Anche l’uso del suolo è collegato col clima, con il ciclo dell’acqua; la cementificazione infatti va a influire sul ciclo del carbonio sottraendo aree utili alla fotosintesi, a livello locale la cementificazione va a interagire con il topoclima delle città cioè con le condizioni di vita delle persone che vivono in una data zona.
… Il problema dell’occupazione del suolo in Italia è preoccupante.
Abbiamo oggi un’enorme quantità di dati a disposizione, conosciamo abbastanza bene i processi fisici e biologici che governano la vita sul nostro pianetino, abbiamo quindi molte possibilità in più di fare scelte lungimiranti rispetto ai nostri bisnonni e stranamente sembriamo diretti nel baratro, nella direzione opposta, come se ignorassimo completamente tutto questo sforzo conoscitivo che si è messo da parte in questi anni.
Spesso quando si parla di queste cose in Italia si viene etichettati in modo poco piacevole o tipo Cassandra.
Mi rifaccio a un grande statista: Luigi Einaidi che nel 1959 scrisse un volumetto "Prediche inutili", già il titolo dimostra molta amarezza. In quegli anni la Repubblica era stata fondata da poco eppure c’era già la delusione di non veder applicate le possibilità della democrazia e della conoscenza. Einaudi scrive questo brevissimo ed efficacissimo aforisma:
Prima
conoscere,
poi discutere,
poi deliberare.
Ora in Italia si discute tantissimo, si delibera anche, l’ultima cosa che è eseguita è il conoscere. Tutti fanno senza conoscere, tutti commentano, tutti hanno la propria opinione ma quasi sempre manca lo stadio iniziale cioè l’assunzione dei dati del problema.
[Ecco perché prima di tutto il Comitato Arca ha studiato i documenti della Regione relativi al progetto autostradale ed ecco perché ritiene fondamentale divulgare e far conoscere a tutta la popolazione quanto appreso].
… Molto bella anche l’idea di Einaudi sul progresso "quel che un tempo era parso come nuovo ed era entrato nel bagaglio di una certa corrente ideologica séguita per inerzia ad essere magnificato come l’ottimo modernissimo portatore del più ardimentoso progresso".
Pensiamo ad esempio alla moda dei grattacieli; abbiamo quantità immani di edifici dismessi, eppure non si discute della necessità di nuovi vani ma del progresso, dell’immagine. Si dice non vorrete mica rimanere fermi a guardare mentre il resto del mondo va avanti!Oggi chi costruisce grattacieli? La Cina e Dubai. Perché? Forse più per motivi psicolgici perché devono avere la loro rivalsa sull’America, dopo 100 anni che il grattacielo è nato e forse anche tramontato.
A Torino vogliono costruire nuovi grattacieli, ma hanno fatto un’analisi energetica? È un edificio energeticamente sostenibile un grattacielo? A vedere i prezzi del petrolio io progettista, io assessore all’urbanistica mi chiederei: in uno scenario dinamico evolutivo come quello di oggi che ha problemi legati alla crisi energetica, legati al clima, alla demografia agli spostamenti migratori,il grattacialo è la visione migliore che si possa tirar fuori nell’urbanistica?
O non è forse il quartiere ecosostenibile a Friburgo, forse è lì che sta l’avanguardia dell’architetura e dell’urbanistica non in un esperimento architettonico che ha 100 anni, figlio di un momento in cui il petrolio entrava nella nostra scena. Ora si sta uscendo dal petrolio.
Come agiscono le grandi imprese nei confronti di chi gli si oppone
Gli attacchi al territorio in tutto il nostro paese sono sempre più numerosi: ecco perché sono in costante aumento le associazioni che si oppongono a questo o a quel progetto. Oltre al raccordo autostradale Cimpello-Sequals-Gemona o a quello Carnia-Cadore, o ad altri ancora, nella nostra Regione ci sono ad esempio associazioni contro la trasformazione dei cementifici in inceneritori oppure contro le centraline sull'Arzino o la costruzione dell'elettrodotto aereo tra Redipuglia e Udine... Senza entrare direttamente nel merito di queste questioni ci pare importante far notare che attacchi simili sono o sono stati perpetrati anche in altre regioni italiane come ad esempio nel vicino Veneto dove ormai il Piave è rimasto senz'acqua e molti torrenti delle valli bellunesi rischiano di venire distrutti.
Perché questi attacchi? Ma per soldi ovviamente! Soldi che però non verranno distribuiti tra la popolazione locale (ammesso e non concesso che una compensazione monetaria possa ripagare la popolazione che subirà le conseguenze, anche gravi in termini di salute) ma andranno nelle mani delle solite grandi imprese che con quel territorio non hanno nulla a che fare. Ha senso ad esempio costruire un nuovo cementificio in Veneto quando in Friuli ce ne sono due che vogliono trasformare in inceneritori? O vista dall'altra parte, ha senso trasformare in inceneritori i cementifici friulani quando in Veneto c'è la presunta esigenza di costruire un nuovo cementificio? Ha senso lasciar devastare un torrente per far produrre a una azienda privata ed estranea al territorio un po' di energia elettrica che risulta remunerativa solo grazie agli incentivi statali (cioè ai nostri contributi)? Sono cioè scelte che guardano al futuro? Sono scelte ponderate frutto di una seria pianificazione territoriale?
Spesso le associazioni che cercano di impedire scempi e sprechi o che cercano di migliorare progetti calati dall'alto vengono tacciate come contrarie al progresso, come risultato della sindrome di Nimby, nessuno, o pochi si prendono la briga di capire le motivazioni che spingono tante persone a impegnarsi per la salvaguardia del patrimonio comune, nessuno o pochi si accorgono che quello che muove queste persone è un sentore sociale, è la volontà di un popolo di riprendere in mano il proprio futuro, troppo spesso messo in pericolo da chi lo governa sovente con arroganza e poca competenza. Come ben espresso in una lettera del comitato Per altre strade, le associazioni dicono no perché si fanno proposte sbagliate, perché si vuole per forza dirigere il denaro pubblico verso il tondino e il cemento, verso opere che devastano l'ambiente e portano vantaggio unicamente all'intreccio politico-mafioso-imprenditoriale di cui si sente costantemente parlare nei telegiornali. I comitati non dicono sempre no, basterebbe fare i giusti progetti, se si chiedesse ai comitati se vogliono una linea ferroviaria locale, una buona connessione a internet, servizi pubblici essenziali, i comitati risponderebbero "un sì grande come una montagna"!
Comprendere come amministratori e grandi imprese si comportano nei confronti di chi si oppone ai loro progetti è importante per capire l'attuale situazione in Italia. Per questo ci pare doveroso rendere nota la vicenda che ha interessato il comitato Per la vita del Friuli rurale e in particolare il suo portavoce, Aldevis Tibaldi, che, assieme ai sindaci della zona, chiede che l'elettrodotto tra Redipuglia e Udine si faccia interrato - richiesta rifiutata dalla ditta in quanto soluzione più costosa.
Sempre più spesso capita di leggere articoli su giornali nazionali o di trovare convegni, manifestazioni e conferenze sui temi che hanno al centro il consumo del suolo, la gestione del territorio, l'idea di un futuro improntato non più sul continuare a costruire - a prescindere dalla domanda, a prescindere dall'effettiva necessità dell'opera - ma improntato sulla cultura, sui beni ambientali ed architettonici presenti nel nostro Paese, sulla tecnologia e sulla ricerca.
Il nostro modo di intendere il futuro trova quindi un sempre maggiore riscontro da parte di studiosi, ricercatori, ma anche economisti eminenti e questo a indicare che la nostra posizione contro la costruzione di un'infrastruttura autostradale che sarebbe sottoutilizzata, quindi inutile e che devasterebbe l'ambiente, non è frutto della sindrome di nimby ma di un sentore sociale che finalmente, piano piano ma sempre con maggiore forza, sta prendendo piede tra i cittadini.
Anche il Festival Città Impresa (2-6 maggio 2012) ci pare vada in questa direzione infatti considera centrale lo sviluppo di un nuovo e diverso tessuto economico. Nel segno delle idee, della creatività, della cultura, dell'innovazione e della sostenibilità. Il Nordest, in particolare, sta vivendo una svolta epocale che va accompagnata da una profonda trasformazione delle imprese, ma anche del sistema territorio. Il Festival (quinta edizione) si propone di dare evidenza alle eccellenze - città, aziende, persone - che stanno già costruendo un nuovo futuro. Ci saranno dibattiti, incontri, live streaming, eventi di carattere economico, culturale e artistico, dal profilo internazionale, per confrontarsi sugli scenari possibili, su forme e modelli produttivi innovativi, sui contesti metropolitani che favoriscono reti e classi creative.
Il Festival propone eventi in tutto il Nordest, da Vicenza a Gorizia; in particolare nella nostra Regione:
San Daniele del Friuli
Giovedì 3
21.00
Museo del territorio;
via Udine, 2
La cognizione del gusto
Venerdì 4
17.00
Il sistema Italia e i prodotti di eccellenza: strategie per conquistare nuovi mercati
Sabato 5
11.00
Valorizzare l'eccellenza agroalimentare
Nogaredo al Torre
Venerdì 4
17.00
Polo di ricerca e formazione, guado dell'Arciduca, Villa Gorgo
Ecological thought. How art rethinks the world. Pensiero ecologico. Come l'arte ripensa il mondo. Dibattito tra artisti e produttori
Pordenone
Venerdì 4
21.00
Sala convegni unione industriali; via Borgo S. Antonio, 17
I social network cambieranno la rappresentanza?
Udine
Venerdì 4
18.00
Sala Valduga; via Monpurgo, 4
Abitudine alla sostenibilità: Premio greenfactor for green economy
Sabato 5
18.30
Oratorio del Cristo;
largo ospedale vecchio
Abitudine alla sostenibilità: Divoratori di terra. Consumo del suolo e degrado ambientale
22.30
Chiesa di S. Francesco;
largo ospedale vecchio
Abitudine alla sostenibilità: Impatto ambientale zero. Zero confini. Incontro col ministro dell'ambiente Corrado Clini e col ministro dell'ambiente sloveno Roko Žarni
Rive d'Arcano
Sabato 5
17.00
Azienda vinicola Bidoli;
via Fornace 19
Il vino racconta: Incontro di gusto e cultura alla scoperta delle radici del territorio. Perché la storia di un luogo è legata alle sue produzioni. Tre produttori e tre vini autoctoni per riflettere sul rapporto tra territorio, cibo e vino
Gorizia
Sabato 5
18.00
Ridotto del Teatro Verdi; via Garibaldi, 2
Ambiente: bene di tutti e di ciascuno. Tra mercato, ricerca e sostenibilità ambientale, convegno sul confronto delle buone pratiche
16.00
23.00
Corso Verdi e via Garibaldi
Expo energie rinnovabili, prodotti bio e km 0
E in più venerdì 4 maggio alle 17.00 a Castelfranco Veneto o in live treaming su telecomitalia.com, Beppe Severgnini intervista 10 tra i giovani imprenditori più brillanti del Paese in un appuntamento per proporre le loro idee di innovazione e la loro visione del futuro.
Infine particolarmente interessanti sembrano gli incontri a Pieve di Soligo in cui si parlerà dell'importanza del paesaggio in un Paese come il nostro e della sua continua messa a rischio in una realtà che potrebbe essere presa da esempio per non aver saputo rispettare il proprio patrimonio ambientale.
Sarebbe bello i nostri amministratori fossero abbastanza umili da sentire l'esigenza di informarsi prima di prendere decisioni irreversibili, fossero abbastanza sicuri di sé da non aver problemi a confrontarsi con idee diverse dalle loro e soprattutto abbastanza coerenti da non dire di puntare su delle cose (il paesaggio, le specificità locali) e contemporaneamente approvare e sostenere progetti che vanno nella direzione opposta.
Alla Bit (Borsa Internazionale del Turismo) di Milano si propongono il Friuli e i suoi comuni con slogans quali Friuli Venezia Giulia live different oppure Sequals - Slow Style salvo poi voler trasformare, fino a stravolgerli, il territorio integro e lo stile di vita a misura d'uomo che tanto si pubblicizzano.
Le aziende usano il marchio Tipicamente friulano per identificare un popolo che condivide il modo di fare le cose, per esprimere un sentimento di appartenenza, uno stile di operare delle aziende che si ritrova nei loro prodotti, per distinguersi all'interno del mercato globale. È quello su cui dovrebbero puntare anche i nostri amministratori invece di pensare a farci diventare un mero corridoio di passaggio, una delle tante terre da sacrificare in nome di un progresso (?) non meglio definito.
Paesaggio: dall´arte alle bellezze naturali ecco i tesori che salveranno l´Italia
Su Repubblica di mercoledì 28 marzo 2012 è apparso un articolo a firma di Antonio Cianciullo dal titolo Paesaggio: dall´arte alle bellezze naturali ecco i tesori che salveranno l´Italia, di cui di seguito si forniscono alcuni stralci:
"Il paese che per secoli è stato meta obbligata del Grand Tour dei viaggiatori europei [...] da 40 anni continua a perdere quote di turisti. Nel 2010 gli stranieri che hanno visitato l´Italia sono stati 44 milioni contro i 54 milioni registrati in Germania e i 79 della Francia. [...] Né più incoraggianti appaiono la progressiva crescita della cementificazione e la decrescita dei fondi per i Beni culturali e per il ministero dell´Ambiente. I numeri sul consumo di suolo sono impressionanti: è stato 37 volte maggiore dell´incremento della popolazione e le nuove costruzioni hanno un aumento del 13,45 per cento superiore a quello dei nuclei familiari. Mentre il paesaggio viene eroso dall´avanzare disordinato delle periferie e dei capannoni, si riducono gli investimenti per la manutenzione del patrimonio e del sistema delle aree protette".
L´articolo prosegue offrendo cifre importanti sul trend positivo del settore culturale, precisando che "nel triennio nero 2007 - 2010 la crescita del valore aggiunto delle imprese del settore della cultura è stata del 3 per cento, a fronte di una crescita complessiva dello 0,3". Infatti nell´occhiello si legge "Il settore può aiutare a combattere la crisi: per ogni euro investito c´è un ritorno di sette euro e questo segmento dell´economia corre a una velocità 10 volte superiore alla media nazionale".
Risulta evidente che la valorizzazione e la promozione dei beni culturali e paesaggistici potrebbero essere la vera chiave di volta per uscire dalla crisi e per tutelare quei beni che da sempre l´Europa e in mondo ci invidiano.
Antonio Cianciullo, venerdì 30 marzo 2012, presentando a Pordenone il suo libro Dark Economy. La Mafia dei Veleni, fra l’altro, ha trattato il tema dell’importanza di perseguire un modello di economia sostenibile che nasca dal dibattito con le comunità locali per la valorizzazione del paesaggio e dei beni culturali e che garantisca la qualità dei diritti ambientali così come previsto dall’Europa. In tal senso ha sottolineato la netta divaricazione tra dark economy e green economy in quanto la green economy comporta un maggior contenuto occupazionale e un minor impatto ambientale. Il noto giornalista di Repubblica ha poi osservato come molto spesso per la realizzazione delle grandi opere si assista alla cosiddetta esternalità dei costi, cioè i costi sono scaricati all’esterno e non vengono contabilizzati, fatto che, come ovvio, falsa la valutazione del costo complessivo delle stesse.
Venerdì 23 Marzo 2012 17:19
comitato-arca.it
Dark Economy. La Mafia dei Veleni
Il Comitato ARCA, nel battersi contro la realizzazione del raccordo autostradale Cimpello-Sequals-Gemona, attraverso il proprio sito cerca di pubblicizzare incontri e iniziative di pubblico interesse.
L'informazione infatti dovrebbe sempre essere alla base di ogni decisione e avere l'occasione di sentire in prima persona i risultati delle inchieste fatte da giornalisti specializzati è sempre una grande occasione per farsi un'idea di quanto sta succedendo attorno a noi.
Questo anche in previsione della grande opera che la Regione intende realizzare nella pedemonatna friulana e vista l'indagine della procura di Brescia secondo cui nei cantieri della BreBeMi sarebbero state scaricate camionate di veleni.
Dark economy è il titolo di un recente libro-indagine che Antonio Cianciullo, inviato de la Repubblica, che da oltre trent’anni segue i temi ambientali, ha scritto insieme a Enrico Fontana, responsabile di Legambiente (Einaudi, 2012).
Mentre città virtuose, come Pordenone, si impegnano per la raccolta differenziata, non cala il traffico illegale di rifiuti su scala globale, partendo anche dal Nordest Italia.
“… Si tratta di un settore dell’economia che fattura ogni anno miliardi di euro con i traffici illegali di rifiuti su scala globale. Siamo di fronte all’altra faccia dello specchio, il lato oscuro della produzione. Medicine scadute, vecchi computer, auto da rottamare, lampadine, vestiti, pneumatici: tutti gli oggetti che ci circondano hanno un doppio destino. Possono diventare risorse da recuperare, alimentando l’industria del riciclo, o un’arma in mano alla criminalità che si arricchisce trasformandoli in una poltiglia infettante carica di metalli pesanti e batteri, diossine e amianto. Ogni giorno, sotto gli occhi di tutti, dark economy e green economy si danno battaglia.”
Non perdetevi l'incontro organizzato dall'IRSE con Antonio Cianciullo, venerdì 30 marzo alle 17.30 presso l'Auditorium Casa Zanussi, via Concordia 7, Pordenone.
Giovedì 22 Marzo 2012 00:00
comitato-arca.it
Vi segnaliamo
Nell'ottica di far conoscere il proprio territorio e quanto esso offra dal punto di vista culturale ed artistico, abbiamo pensato a una sezione in cui evidenziare iniziative, convegni, concerti e incontri di vario genere.
Di seguito potete trovare tutte le iniziative che nel tempo sono state segnalate. Se volete a vostra volta segnalarci qualcosa, affinché venga inserito sul sito, contattateci a
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Domenica 26 maggio
11^ Torneo di pallavolo e Marcia del Mestri
Partenza dalle 8.30 alle 9.30 da piazza I maggio, Lestans
Arte e fiori in festa, è la manifestazione che Sequals dedica ai colori, ai profumi e ai sapori. Con chieschi enogastronomici, raduno di auto storiche, laboratorio di mosaico per i più piccoli, intrattenimento musicale e molto altro ancora.
Inquinamento da metalli pesanti: quale tutela per ambiente e abitanti?
Il poligono militare dei magredi subisce un inquinamento massiccio in quanto storicamente adibito alle esercitazioni militari. Recentemente è risultato sforare in più punti le soglie consentite. Quanto ne sappiamo noi cittadini delle conseguenze di questo inquinamento?
Ore 21.00 sala R. Appi, Centro Culturale A. Moro a Cordenons
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www.difesambientale.org
Domenica 12 maggio
Escrusione storica sui luoghi della Grande Guerra in Val Resia (Monte Chila e fortificazioni italiane), lungo un percorso panoramicissimo e pregno di interesse storico.
Partenza ore 9.30 da Sella Carnizza (Resia - prov di Udine).
Romayne Wheeler, il pianista che vive con gli indigeni raràmuri della Sierra Taraumara.
Un'occasione da non perdere per conoscere da vicino questo affascinante personaggio e sensazionale artista.
Ore 20.30 villa Savorgnan a Lestans
Sabato 11 maggio
Festa dei Gas e dell’Economia Solidale. Un'occasione di incontro e di festa in cui si potranno conoscere i produttori, per recuperare il senso del vero valore del lavoro.
Tra gli stand sarà presente anche “Terre dell'Oasi” del WWF Italia, progetto nato con l'obiettivo di produrre, trasformare e commercializzare prodotti biologici provenienti da aree naturali protette e da terreni ad esse connessi.
Dalle ore 9.15 al tramonto presso "Cjase di Catine”, Via Silvuzzis 1 - Villalta di Fagagna (UD)
Il Centro Studi Pier Paolo Pasolini inaugura il 2013 con quattro importanti appuntamenti primaverili di studio e di incontro, che, tra riflessione e suggestione emotiva, vogliono portare un contributo aggiornato al dibattito su Pasolini e tenere aperti i conti con un’opera e una figura dalle sfaccettature sempre inesauribili e attuali. Sotto la sigla complessiva di INCIPIT è dunque in programma tra febbraio e aprile un ventaglio di iniziative (22 febbraio, 15 marzo, 5 e 10 aprile) che continuano a rafforzare il Centro casarsese nel ruolo di punto di riferimento degli studi pasoliniani e coinvolgono una rete di collaborazioni significative e di rapporti con il territorio, locale e nazionale.
Mostra di arti visive "LavoroWorkVore", con opere di una trentina di artisti. LavoroWorkVore nodi che vengono al pettine porta il pubblico ad una riflessione sul presente ed il recente passato di lotte, conquiste, fallimenti, crisi e nuove speranze per generazioni a cui così come viene prospettato sarà vietato lavorare.
Inaugurazione ore 18.00, Villa di Toppo Florio, via Morpurgo 6 a Buttrio (UD)
Orari: Sa 16.00-19.00, Do 11.00-13.00 e 16.00-19.00
Earth Hour – L'ora della terra, la più grande mobilitazione globale per fermare il cambiamento climatico che l'anno scorso ha coinvolto oltre 2 miliardi di persone in 7000 città e 152 Paesi in un suggestivo giro del mondo a luci spente. Gli appuntamenti in regione presto sul sito del WWF Fvg e su www.wwf.it/oradellaterra.
Ore 20.30
Domenica 17 marzo
Il coordinamento difesa ambientale organizza una protesta pacifica contro la manifestazione rallistica Italian Baja che il prossimo fine settimana lambirà i Sic (Siti riconosciuti di interesse comunitario) Magredi del Cellina e Greto del Tagliamento, nonché la Zps (Zona di protezione speciale) Magredi di Pordenone. Punti di protesta: ponti di Dignano (ore 9.00 via S. Daniele lato Spilimbergo), Cordenons, Zoppola. Sarà un'ottima occasione per fare una passaggiata primaverile e conoscere le tante bellezze poco valorizzate dei nostri fiumi a poedi.
Dalle ore 10.00 sul ponte Tagliamento (Valvasone) con ritrovo nel parcheggio antistante al locale Riverside prima del ponte.
Per dettagli:
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, 348.7473506 Daniele
Sabato 16 marzo
Il WWF Friuli Venezia Giulia organizza una conferenza su boschi, grandi alberi e biodiversità dal titolo “Un albero non è solo un albero”. Intervengono Massimo Buccheri, botanico; Sergio Costantini, micologo; Umberto Sarcinelli, giornalista.
Ore 16.00, salone del Consiglio della Provincia di Udine, piazza Patriarcato 3
Venerdì 15 marzo
Presentazione del libro “A sarà düra” Storie di vita e di militanza no tav a cura di Gianluca Pittavino militante movimento NO TAV.
Relazione sull’ “Ilva di Taranto” – storia di una fabbrica che inquina e uccide a cura di Girolamo De Michele scrittore.
Relazione sulla grave situazione ambientale del maniaghese a cura di Alicia Zanetti esponente del “Comitato No all’incenerimento dei rifiuti speciali” di Fanna.
Ore 20.45 presso il Palazzo Attimis di Maniago
Giovedì 14 marzo
Incontro sul rigassificatore con il biologo Carlo Franzosini, dell'Area Marina protetta di Miramare e WWF, a cura del Coordinamento Cittadini in Rete – Trieste dice no al rigassificatore. Seguirà una riflessione sulle iniziative da intraprendere in opposizione al progetto di costruzione dei rigassificatori nel Golfo di Trieste.
Ore 18.00 presso lo sportello ambiente del Multicultura center, via XXX Ottobre 8/a
Info 338-2118453,
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Sabato 9 marzo
Per il ciclo di incontri informativi su salute e prevenzione organizzati da Federazione per il Diritto alla Libertà di Cura - ONLUS e COMILVA, in collaborazione con il Comune di Udine,"Salute e prevenzione in relazione ai fattori di rischio ambientali", relatore: prof. Mariano Cherubini, medico Associazione Medici per l'Ambiente - ISDE Italia.
Ore 16.00-18.30 Auditorium "T. Menossi", via S.Pietro, 60 a S.Osvaldo, Udine
Giovedì 7 marzo
Convegno "Abitare meglio spendendo meno" organizzato da APE, Agenzia per l'Energia del FVG, per presentare ai cittadini opportunità e benefici di abitare in una casa ad altra efficienza energetica. Interventi su: L'isolamento termico e gli interventi sull'involucro edilizio; La riqualificazione degli impianti e la ventilazione meccanica; Il mercato dell'energia e le bollette domestiche; Costruire e ristrutturare ad altissima efficienza: esempi.
Ore 20.15, Sala del Consiglio Comunale di Gorizia, in piazza Municipio 1
Lunedì 4 marzo
Presentazione del libro, in lingua friulana, di Otto D'Angelo "Friuli: i paesi della memoria".
Nell'ambito dell mostra d'arte "Du du du in cerca di guai" organizzato dal Servizio Giovani della Comunità Montana del Friuli Occidentale il Circolo Culturale organizza una serata dal titolo "La figura della donna dalla Bibbia ai giorni nostri..." Interverranno il Prof. Stefano Vidus Rosin A seguire le Operatrici dell’Associazione “Voce Donna” Onlus affronteranno il tema "La violenza alle donne e il duro lavoro dei centri antiviolenza". Ingresso libero.
Mostra fotografica "Asbestos" a cura dell'associazione culturale Metarte. Dietro la forza evocativa delle immagini si fanno indagine edenuncia toccando i temi della dismissione, della raccolta, dello smaltimento e dell'abbandono dell'amianto. Ingresso libero.
Orari: Ma-Sa 15.00-19.00; Do 10.00-13.00 e 15.00-19.00 al ParCo2, spazi espositivi via Bertossi, Pordenone.
Sabato 23 febbraio
Presentazione del Bando di concorso del premio letterario "Per le antiche vie" 2013 sul tema: Viaggio in Friuli Venezia Giulia: raccontare una Regione molto speciale. Dopo la presentazione del bando verrá inaugurata una mostra diffusa di sculture in legnoi di Jan Corona. Ingresso libero.
Ore 16.00 presso il Palazzo Toffoli in via Verdi, 22 a Montereale Valcellina
Per info: Tel. 0427 79233 - Cell. 333 3901023
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www.perleantichevie.it
Per "Il ciclo dell'acqua in Friuli" organizzato dalla Società Alpina Friulana: "La vita nelle acque interne superficiali, dalla pianura ai monti del Friuli". Col biologo Fabrizio Desio.
Ore 18.30, centro internazionale di scienze meccaniche, palazzo del Torso, piazza Garibaldi 23 a Udine.
Martedì 19 febbraio
Conferenza "Il gas radon in provincia di Pordenone: problemi nelle abitazioni e possibili soluzioni".
Ore 17.00 Università della terza età e degli adulti di Cordenons.
Info:
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0434 930707
Domenica 17 febbraio
Nell'ambito della campagna "Facciamolo col cuore! Riduciamo, Riusiamo, Ricicliamo", proiezione del film "Waste Land", un film sulla discarica come risorsa per la vita e il potere di trasformazione dell'arte, vincitore del Sundance Festival 2010. Ingresso gratuito fino a esaurimento posti.
Ore 15.00, palazzo Attems Petzenstein, piazza de Amicis 2 a Gorizia.
Info: 0481 547499
Sabato 16 febbraio
Proiezione del video Cicloviaggiando a cura di aBictUdine.
Ore 17.30 presso la libreria Odos in vicolo della Banca, 6 a Udine.
Venerdì 15 febbraio
Forum regionale per i beni comuni e per l’economia solidale Incontro proposto dalla RES FVG Centro Balducci. Per rilanciare una forte azione collettiva capace di incidere sulle decisioni che riguardano i cittadini di oggi e quelli di domani. Si vuole stendere una Carta del forum e una bozza di delibera da sottoporre ai Comuni. La crisi economica, nonostante le promesse di ripresa della “crescita” che ormai da 5 anni economisti e politici si affannano a propinarci attraverso la ridicola metafora della “luce in fondo al tunnel”, continua ad aggravarsi e a spingere nell’area della povertà porzioni sempre più consistenti di cittadini. Occorre allora ripensare profondamente al nostro modello di sviluppo, sperimentando una moltitudine di buone pratiche, occorre fare rete per condividere un comune percorso di cambiamento.
Nell'ambito della campagna "Facciamolo col cuore! Riduciamo, Riusiamo, Ricicliamo", laboratorio "dalla discarica... alla gioielleria" a cura di Untitled code. Ingresso gratuito.
Dalle 17.00 alle 18.00, palazzo Attems Petzenstein, piazza de Amicis 2 a Gorizia.
Info:
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334 7181008
Giovedì 14 febbraio
Presentazione del libro e della mostra sulla "Dolce Amistá" in Friuli. Saranno presenti il sindaco di Udine, prof. Furio Honsell e il sindaco di Verona, Flavio Tosi.
Nell'ambito della campagna "Facciamolo col cuore! Riduciamo, Riusiamo, Ricicliamo", laboratorio "Riciclo... tessendo" a cura dell'associazione noi... nell'arte di Gorizia.Ingresso gratuito riservato ai bambini dai 6 ai 12 anni.
Dalle 14.30 alle 16.30, palazzo Attems Petzenstein, piazza de Amicis 2 a Gorizia.
Info:
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www.noidellarte.it 347 1733342
Martedì 5 e mercoledì 6 febbraio
Spettacolo teatrale "Malapolvere veleni e antidoti per l'invisibile". La malapolvere di cui parla Laura Curino, autrice e attrice tra le più espressive e sensibili del teatro italiano, è quella dell'eternit, una polvere sottilissima che si insinua ovunque trasportata dal vento, dai mezzi e dalle persone.
Teatro comunale di Monfalcone, corso del Popolo, 20.
Sabato 2 febbraio
Convegno regionale Le mafie in Friuli Venezia Giulia: dal passaggio a nord est verso l'insediamento. Interverranno: consulenti della Commissione Parlamentare antimafia, il direttore distrettuale antimafia di Trieste, il capo sezione operativa della DIA di Trieste e molti altri.
Ore 09.30 sala Ajace a Udine.
Venerdì 1 febbraio
Conferenza Prodotto interno lordo e grandi opere: sviluppo sociale o vantaggi per pochi? Verrà presentato il libro Mugello sottosopra. Tute arancioni nei cantieri delle grandi opere inoltre interverranno docenti di fisica ambientale, ferrovieri addetti alla sicurezza.
Ore 17.00 aula magna dell'Universitá di Trieste in via Filzi 14.
Ieri sera, domenica 18 marzo 2012, la protesta contro la Cimpello-Sequals-Gemona e il Comitato A.R.C.A. sono arrivati anche in Rai, alla trasmissione di Fabio Fazio Che Tempo che fa.
Durante Le analisi climatiche ed ambientali a cura di Luca Mercalli, il noto meteorologo ha infatti parlato del problema del consumo di territorio e quindi delle molte opere, spesso inutili, che si vogliono costruire.
Tra le infrastrutture elencate lo studioso e divulgatore scientifico si è soffermato proprio sul progetto autostradale della pedemontana friulana e in particolare ha sintetizzato alcuni discorsi intercorsi tra lui e il Comitato leggendo parte della lettera benaugurale scritta in occasione della nascita di A.R.C.A. da Ira Conti (Comitato Per Altre Strade) in cui si esplicitano le motivazioni che spingono le persone ad aggregarsi in comitati a difesa di un bene comune contro opere inutili.
Il dottor Mercalli aveva incontrato alcuni esponenti del Comitato, tra cui il presidente, in occasione del convegno Territorio e agricoltura, tra cambiamenti climatici e consumo del suolo a Gemona lo scorso 11 novembre.
In quell'occasione Mercalli aveva risposto ad alcune domande del Comitato. Successivamente i contatti sono stati costanti e il dottor Mecalli si è documentato riguardo alla questione friulana, fino a ritenerla degna di essere portata all'attenzione del più ampio pubblico nazionale televisivo.
Evidentemente la posizione del Comitato, frutto della lettura dei documenti allegati al bando di gara europeo e del piano regionale delle infrastrutture, è stata ritenuta degna di nota.
Non si tratta della sindrome di NIMBY né di una visione immobilista o passatista ma della volontà di evitare opere inutili e dannose (vedi articoli successivi).
L\'Adobe Flash Player non installato o piu vecchio della versione 9.0.115!
Venerdì 24 Febbraio 2012 15:33
comitato-arca.it
Come ormai da tradizione anche quest'anno Radio Onde Furlane ricorda l'anniversario della Crudel Zobia Grassa, la più grande e sanguinaria rivolta contadina dell'Europa del '500 avvenuta il giovedì grasso del 1511 in tutto il Friuli, proponendo una programmazione speciale per la "Zornade Furlane dai Dirits".
Dalle 8.30 del mattino fino alle 18.30 si potranno ascoltare approfondimenti e spazi musicali dedicati al tema dei diritti e, vista la ricorrenza, delle "rivolte".
Si discuterà di diritti linguistici, di diritti dei lavoratori ma anche del diritto delle comunità locali a decidere dello sviluppo e dell'avvenire dei loro territori.
Dalle 16.30 alle 17.00si parlerà dell'autostrada Cimpello-Sequals-Gemona.
L’inserto culturale de Il Sole 24 ore di domenica 19 febbraio propone in prima pagina un manifesto “Per una costituente della cultura” che esprime le analisi e le proposte del giornale di Confindustria. Il testo si articola in 5 punti.
Una costituente per la cultura. Si ricorda qui come l’articolo 9 della Costituzione preveda che l’Italia promuova lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Niente cultura niente sviluppo, afferma il manifesto, sottolineando come bisogni superare una visione meramente economicistica della parola sviluppo, incentrata sull’aumento del Pil, indicatore alquanto imperfetto. La crisi dei mercati e la recessione in corso devono indurci a ripensare radicalmente il nostro modello di sviluppo.
Strategie di lungo periodo. Se vogliamo tornare a crescere, afferma testualmente il Sole, dobbiamo pensare a un’ottica di medio-lungo periodo in cui lo sviluppo passi obbligatoriamente per la valorizzazione dei saperi. La cultura e la ricerca innescano l’innovazione e dunque creano occupazione, producono progresso e sviluppo.
Cooperazione tra i ministeri. Oggi si impone un radicale cambiamento di marcia rispetto alle politiche attuate negli anni scorsi di marginalizzazione della cultura e del suo Ministero (chi non ricorda il “con la cultura non si mangia”?). È necessario invece porre la reale funzione di sviluppo della cultura al centro delle scelte dell’intero Governo.
L’arte a scuola e la cultura scientifica. Va incentivato lo studio dell’arte e della storia per rendere i giovani custodi del nostro patrimonio e per trarne alimento per la creatività del futuro. La cultura scientifica è un veicolo prezioso dei valori di fondo che contribuiscono a formare cittadini e consumatori dotati di spirito critico e aperto.
Merito, complementarietà pubblico-privato, sgravi ed equità fiscale. Se da un lato si richiede con forza l’affermarsi di una cultura del merito, dall’altra si invoca la complementarietà tra pubblico e privato in modo non episodico. La complementarietà pubblico-privato può nascere solo se non è pensata come sostitutiva dell’intervento pubblico, ma fondata sulla condivisione.
Quanti spunti interessanti per la nostra discussione sulla Cimpello-Gemona, a cominciare da quest’ultimo punto: la complementarietà tra pubblico e privato può nascere solo se non è pensata come sostitutiva dell’intervento pubblico, ma fondata sulla condivisione. Che tradotto vuol dire che deve essere il pubblico a pensare, a pianificare a occuparsi del bene comune, a decidere se quel territorio ha bisogno di una strada o di una autostrada, o di un sistema di piste ciclabili. E ancora, andando a ritroso: la scienza e l’economia devono essere al servizio del futuro, non dell’incerto profitto di oggi. Un paese come l’Italia può vivere di cultura e di paesaggio se gioca le carte dell’innovazione e della creatività. Costruire autostrade qui è arcaico. E infine abbandoniamo l’adorazione del Pil. Se questo è l’unico parametro economico che consideriamo siamo superati, dimostriamo tutta la nostra arretratezza, dimostriamo di non aver capito che le grandi produzioni industriali vengono attuate ormai in altri continenti. A noi resta la qualità e la bellezza. Ma di qualità e di bellezza si può vivere. Si può vivere meglio. Fa piacere, su questo, trovarci d’accordo con le menti migliori di Confindustria.
Il comitato ARCA ha sempre considerato indispensabile informare la popolazione sul nuovo progetto di raccordo autostradale Cimpello-Sequals-Gemona.
La conoscenza dei progetti e dei diritti ad esprimere le proprie idee sono fondamentali per essere dei cittadini che responsabilmente decidono del loro territorio. Di grande interesse e importanza per tutti ma soprattutto per i giovani il progetto realizzato da Legambiente con un ciclo di 4 incontri, approfondimento teorico e visite sul territorio.
Il circolo pordenonese di Legambiente ha infatti organizzato un corso di formazione per volontari che vogliano operare sui temi ambientali, in particolare sugli strumenti di governo del territorio e sulle possibilità riconosciute al cittadino di intervento nelle procedure decisionali. L'obiettivo del progetto è quello di costruire una rete di cittadini più consapevoli dei propri diritti di interazione con le Amministrazioni, capaci soprattutto di attivarsi nella tutela e valorizzazione del proprio territorio. Occhi in rete è un progetto spartano e ambizioso allo stesso tempo. Chi fosse interessato ad aderire dovrà solo provvedere alle spese per il pranzo frugale, per le visite verranno utilizzati i mezzi privati di partecipanti e relatori.
Sempre nell'ottica di promuovere la conoscenza della propria regione vi segnaliamo il programma provvisorio della prossima edizione di Scarpe & Cervello (Legambiente), che propone itinerari escursionistici alla scoperta del FVG.
Itinerari insoliti che valorizzano i luoghi, un "osservatorio sul paesaggio del FVG"; percorsi selezionati secondo un preciso programma culturale che quest'anno propone di indagare i paesaggi utilizzando, oltre alle normali cartografie, anche vecchie immagini fotografiche, dipinti, filmati per descrivere i cambiamenti della società e del fondale paesaggistico regionale.
Chi volesse partecipare a questo progetto e/o alla sua realizzazione, può proporre uno o più dipinti, filmati, serie fotografiche relative al paesaggio del Friuli Venezia Giulia.
Sempre più spesso il nome del nostro paese, uno degli otto più industrializzati al mondo, si trova vicino a paesi che ci paiono in tutto diversi da noi.
Siamo al 69° posto nella classifica del paesi più corrotti assieme a Samoa e Ghana, la nostra crescita è superiore solo a quella di Haiti, siamo all'ultimo posto in fatto di penetrazione della banda larga in Europa…
Leggendo i giornali però ci si accorge che l'Italia assomiglia a paesi lontani anche nel tipo di proteste che la popolazione deve porre in atto per difendere il proprio territorio da speculazioni di grandi imprese che mascherano opere inutili o addirittura dannose col miraggio del progresso.
Navigando in rete infatti ci si rende conto che le associazioni che cercano di fermare la selvaggia cementificazione del territorio sono sempre più numerose. Si tratta di persone impazzite o forse pensano al futuro proprio e dei propri figli? La violenza con cui vengono trattate, fortunatamente, non è quasi mai fisica come invece purtroppo accade in altre parti del mondo ma certo c'è. Non veniamo ridotti alla fame come sta accadendo a un villaggio in Cina che si oppone alla vendita di ettari di terreno fertile a una multinazionale per costruire case, non ci sono repressioni della polizia come accade agli indigeni in Bolivia che protestano contro la costruzione di un'autostrada ma certo veniamo, quando va bene, presentati dalla stampa come dei trogloditi che si oppongono al progresso e allo sviluppo.
Anche in Francia o Spagna ci sono, ma sono pochi, movimenti di protesta contro il consumo di territorio ma, guardando ad altri paesi europei, con situazioni economiche nettamente migliori delle nostre, ci si accorge che questo tipo di protesta non c'è. E questo non perché i cittadini tacciono ma perché le politiche dei loro governi sono di per sé a favore della tutela del territorio, della riconversione piuttosto che di nuove costruzioni, del potenziamento della rotaia piuttosto che di nuove strade. Perché questa miopia della classe dirigente italiana? Perché questo cannibalismo verso il proprio territorio? Perché questa supponenza di fronte a chi invece lo vuole difendere?
In realtà ciascuno dovrebbe avere il diritto di manifestare le proprie idee non solo perché nel nostro paese dovrebbe esserci libertà d'espressione ma anche perché in quanto cittadino il suolo italiano gli appartiene e quindi deve poter dire la sua altrimenti sarebbe come se un socio di un’azienda la vendesse senza dire niente agli altri soci.
Gli amministratori svendono il territorio, lo lasciano devastare da infrastrutture spesso inutili nel miraggio di una qualche compensazione che mai potrà ripagare quello che si è perso perché sarà perso per sempre.
Perché è così difficile far comprendere che, per un paese industrializzato e ricco di beni architettonici e naturali come il nostro, la crescita non passa più attraverso il cemento e l'asfalto ma attraverso la salvaguardia di ciò che abbiamo, attraverso la tecnologia, attraverso il web? La crescita per un paese avanzato, come ci piace essere definiti, dovrebbe puntare sulla crescita di beni fondamentali come qualità della vita, salubrità dell'ambiente, crescita della conoscenza.
Sabato 21 Gennaio 2012 10:53
comitato-arca.it
Nuova stangata e rincari per le autostrade
Dal 1° gennaio, oltre ad altri provvedimenti, il governo Monti ha annunciato un rincaro medio sulla rete autostradale italiana pari al 3,1%, diverso è l’aumento sulle tratte gestite da Autovie Venete che saranno interessate da un’impennata pari al 12,93%.
Autovie Venete gestisce la A4 (Venezia-Trieste), la A23 (Palmanova-Udine sud) e la A28 (Portogruaro-Pordenone-Conegliano) e proprio gli investimenti per la terza corsia sulla A4, pari a 2 miliardi e 300 milioni di euro sono alla base dell’aumento dei pedaggi, a cui vanno comunque aggiunte altre variabili che determinano la composizione delle tariffe autostradali.
"La formula utilizzata per il calcolo dei pedaggi è quella del "price cap" che comprende il recupero dell’inflazione programmata più una serie di variabili […]" (p.11 del Messaggero Veneto di sabato 31 dicembre 2011).
Sulla scorta di quanto sintetizzato, alla luce dei dati che evidenziano come l’ipotesi di piano tariffario del raccordo autostradale Cimpello-Sequals-Gemona si aggirasse su cifre di circa tre volte superiori a quelle praticate sulle tratte gestite da Autovie Venete, sulla scorta della lettura dei dati pubblicati dalla Regione Friuli Venezia Giulia che attestano come dal 2007 sulla tratta Tarvisio-Udine il traffico nei due sensi di marcia sia diminuito ogni anno di oltre il 4%, viene spontaneo chiedersi se e come le tariffe prospettate per il raccordo A23-A28 dovranno aumentare per consentire all’ATI (Associazione Temporanea d’Impresa) che si aggiudicherà a breve la progettazione, costruzione e gestione dell’infrastruttura di rientrare nei 50 anni previsti degli investimenti. E ancora quanti saranno disposti a pagare cifre improponibili per percorrere soli 57,6 chilometri a una velocità massima di 110 chilometri orari, in presenza di due barriere a Zoppola e a Majano che rallenteranno ulteriormente la velocità media dei veicoli in transito?
Ma davvero alcuni amministratori locali non si rendono conto della mostruosità di un’infrastruttura inutile e fortemente impattante per i territori su cui si snoderà il manto stradale con tutte le opere di corredo (stazioni di servizio, svincoli, barriere, caselli, depositi)? E soprattutto, veramente nessuno vuole aprire gli occhi su un’opera che non verrà comunque utilizzata proprio a causa di un piano tariffario che, se da un lato dovrebbe consentire di rientrare degli investimenti, dall’altro la trasforma in una struttura economicamente proibitiva anche per quanti sino a ieri avrebbero potuto ritenerla vantaggiosa?
Davvero tutti dobbiamo inchinarci supinamente al cospetto di una mera speculazione, ammantata dal miraggio dello sviluppo e sospinta in avanti dallo spettro della recessione?
Gli investimenti e il lavoro, soprattutto in questa grave congiuntura economica, non sono da demonizzare, ma vanno gestiti e promossi con lungimiranza per servire un territorio, per fungere da volano anche per altre attività, non certo per deprimere un’area che, proprio sulle qualità del suo territorio può far leva per avviare un processo di sviluppo sostenibile.