Riporto contibuti arrivati via mail
Pensieri tratti da La decrescita felice: la qualità della vita non dipende dal PIL
di Maurizio Pallante, 2009
Introduzione
[…] Strada dopo strada la tua provincia cresce. […] L’amministrazione provinciale di Treviso è orgogliosa di fartelo sapere. Va bene che il verbo crescere racchiude il meglio del meglio possibile, ma cosa vuol dire che una provincia cresce? Diventa più grande? L’unica cosa che cresce, strada dopo strada, è la quantità di superficie terrestre impermeabilizzata. Così quando piove l’acqua non penetra nella terra e non alimenta le falde freatiche. Viene raccolta dai tombini, va nelle fogne, al fiume, al mare. È come se non fosse piovuto. I pozzi si asciugano. Le sorgenti non buttano più. L’acqua bisogna andare a prenderla in montagna e metterla in bottiglie di plastica […] ci vogliono i camion per portare il petrolio all’industria petrolchimica […] che ne farà bottiglie, camion per portare le bottiglie piene ai supermercati, camion per portare le bottiglie svuotate […]. Per far viaggiare tutti questi camion bisogna fare strade e autostrade. Sbriciolare le montagne, trasportare pietre, stendere asfalto, impermeabilizzare altro suolo, far viaggiare altri camion […]. E fa crescere la tua provincia, strada dopo strada, camion dopo camion, […], CO2 su CO2, polveri sottili su polveri sottili, discarica dopo discarica. Ah, le discariche non le vuoi e gli inceneritori nemmeno? Ma la crescita sì, quella ti piace, purché quello che butti via lo portino in un’altra provincia.
[…] Più infrastrutture. Più turismo. Più ambiente. […] Più occupazione. Più sviluppo. […] Dove c’era aria pulita […] ci saranno emissioni inquinanti e polveri fini; dove c’era silenzio, […] dove c’erano orti e […] frutteti, […] dove il fiume scorreva […], ruspe e betoniere. […]
Più infrastrutture. Più turismo. Più occupazione. Più sviluppo. […] Ma cosa vuol dire più ambiente? Vuol dire che cresce? Che diventa migliora ? pp. 9-11
[…] Meno sai e meno pensi, meno pensi e più sei plasmabile sulle esigenze della crescita. […] Svecchiare. Modernizzare. Innovare. Cambiare. bisogna stare al passo con i tempi Indietro non si torna. Non si ferma il progresso. pp. 12-13
Crescita, innovazione e progresso
[…] Un incessante andare e venire, flussi ininterrotti di automobili e camion, macchine movimento terra e asfaltatrici tutti i giorni al lavoro. Ogni giorno enormi ganasce di ruspe strappano dalla superficie terrestre lo strato dell’humus […], ogni giorno si caricano enormi camion di pietre scavate dal greto dei fiumi e dai fianchi delle montagne, si ribaltano nelle lunghe trincee da cui è stata strappata ogni forma di vita e si ricopre d’asfalto.
Dove c’era silenzio s’insedia il rumore continuo di sottofondo.
Dove si respirava a pieni polmoni, l’aria si riempie di ossidi d’azoto, benzene e polveri sottili.
Dove la varietà dei vegetali trasformava incessantemente l’anidride carbonica in materia vivente, colonne continue di mezzi a motore scaricano nell’atmosfera tonnellate di carbonio. […]
Dove la pioggia alimentava le falde idriche e mille forme di vita vegetale e animale, dilaga una crosta di materiale impenetrabile. […]
E non basta mai. “Cresciamo ancora” campeggia sotto la faccia compiaciuta del deputato locale […] che si è fatto fotografare sullo sfondo di un rettilineo d’asfalto.
Nel suo programma di sviluppo del territorio ci sono un’autostrada e un tunnel. […]
Non vorremo mica rimanere tagliati fuori dal mondo? Ehi!, ma non sono le stesse parole con cui […] in una valle […] poco distante vogliono convincere i suoi riottosi abitanti che la devastazione degli ultimi lembi di suolo non ancora devastati è necessaria al rilancio economico della regione? Che il loro ottuso egoismo rallenta il progresso e la crescita di tutta l’Italia? pp. 75-76
[…] La libertà e la democrazia, per essere tali devono includere la possibilità di rimettere in discussione il paradigma progressista e progettarne un altro. Chi rimette in discussione il paradigma progressista è più progressista dei progressisti che lo considerano un dogma intoccabile. Ma è anche conservatore, perché la critica dell’innovazione come valore in sé implica una rivalutazione del passato e il riconoscimento che non tutti i cambiamenti sono stati dei miglioramenti. p. 83