Come agiscono le grandi imprese nei confronti di chi gli si oppone
Gli attacchi al territorio in tutto il nostro paese sono sempre più numerosi: ecco perché sono in costante aumento le associazioni che si oppongono a questo o a quel progetto. Oltre al raccordo autostradale Cimpello-Sequals-Gemona o a quello Carnia-Cadore, o ad altri ancora, nella nostra Regione ci sono ad esempio associazioni contro la trasformazione dei cementifici in inceneritori oppure contro le centraline sull'Arzino o la costruzione dell'elettrodotto aereo tra Redipuglia e Udine... Senza entrare direttamente nel merito di queste questioni ci pare importante far notare che attacchi simili sono o sono stati perpetrati anche in altre regioni italiane come ad esempio nel vicino Veneto dove ormai il Piave è rimasto senz'acqua e molti torrenti delle valli bellunesi rischiano di venire distrutti.
Perché questi attacchi? Ma per soldi ovviamente! Soldi che però non verranno distribuiti tra la popolazione locale (ammesso e non concesso che una compensazione monetaria possa ripagare la popolazione che subirà le conseguenze, anche gravi in termini di salute) ma andranno nelle mani delle solite grandi imprese che con quel territorio non hanno nulla a che fare. Ha senso ad esempio costruire un nuovo cementificio in Veneto quando in Friuli ce ne sono due che vogliono trasformare in inceneritori? O vista dall'altra parte, ha senso trasformare in inceneritori i cementifici friulani quando in Veneto c'è la presunta esigenza di costruire un nuovo cementificio? Ha senso lasciar devastare un torrente per far produrre a una azienda privata ed estranea al territorio un po' di energia elettrica che risulta remunerativa solo grazie agli incentivi statali (cioè ai nostri contributi)? Sono cioè scelte che guardano al futuro? Sono scelte ponderate frutto di una seria pianificazione territoriale?
Spesso le associazioni che cercano di impedire scempi e sprechi o che cercano di migliorare progetti calati dall'alto vengono tacciate come contrarie al progresso, come risultato della sindrome di Nimby, nessuno, o pochi si prendono la briga di capire le motivazioni che spingono tante persone a impegnarsi per la salvaguardia del patrimonio comune, nessuno o pochi si accorgono che quello che muove queste persone è un sentore sociale, è la volontà di un popolo di riprendere in mano il proprio futuro, troppo spesso messo in pericolo da chi lo governa sovente con arroganza e poca competenza. Come ben espresso in una lettera del comitato Per altre strade, le associazioni dicono no perché si fanno proposte sbagliate, perché si vuole per forza dirigere il denaro pubblico verso il tondino e il cemento, verso opere che devastano l'ambiente e portano vantaggio unicamente all'intreccio politico-mafioso-imprenditoriale di cui si sente costantemente parlare nei telegiornali. I comitati non dicono sempre no, basterebbe fare i giusti progetti, se si chiedesse ai comitati se vogliono una linea ferroviaria locale, una buona connessione a internet, servizi pubblici essenziali, i comitati risponderebbero "un sì grande come una montagna"!
Comprendere come amministratori e grandi imprese si comportano nei confronti di chi si oppone ai loro progetti è importante per capire l'attuale situazione in Italia. Per questo ci pare doveroso rendere nota la vicenda che ha interessato il comitato Per la vita del Friuli rurale e in particolare il suo portavoce, Aldevis Tibaldi, che, assieme ai sindaci della zona, chiede che l'elettrodotto tra Redipuglia e Udine si faccia interrato - richiesta rifiutata dalla ditta in quanto soluzione più costosa.
Per approfondire mettiamo a disposizione anche la lettera dell'ing. Tibaldi al presidente di Confindustria e il testo inviato al Presidente dell'Assemblea Regionale del FVG.
Riportiamo infine il volantino che il Comitato per la Vita del Friuli Rurale ha distribuito nelle giornate del 25 aprile e del 1' maggio in quanto ci pare possano esprimere almeno in parte il pensiero di quanti sentono il dovere di difendere il proprio territorio non solo per le generazioni future ma anche per tutti coloro che, per queste splendide terre, hanno dato la vita.