Alcune considerazioni
Ci sono giunte alcune considerazioni che pubblichiamo
Punto 1 È ripartita la proposta dell’Autostrada Cimpello-Sequals-Gemona. È vero, ma mi pare un’iniziativa molto pordenonese, sostenuta da Agrusti da una parte e da Sonego… dalla stessa parte (alla faccia dei liberi e anche degli uguali). Ora non mi pare che Sonego conti più un granché: all’incontro di qualche mese fa a Lestans facevano brutta mostra di loro stessi vecchie facce note (dei più svariati schieramenti) superate dai fatti e dalle nuove generazioni. Quanto ad Agrusti, mi sembra in grande movimento, un movimento direttamente proporzionale alla sua progressiva irrilevanza politica. La signora Danieli gli va dietro a livello di dichiarazioni, ma non mi sembra così impegnata. D’altra parte la Danieli, intesa come fabbrica, un’autostrada ce l’ha a due chilometri. E questo vale per buona parte delle aziende udinesi. E sapete come va: prima gli italiani, e poi prima i friulani, e poi prima gli udinesi e poi, e poi, e poi… Non mi pare che Riccardi si stia dando molto da fare sulla questione. E questo è rassicurante. Non vedo neanche uno sbracciarsi delle imprese e delle banche, che poi è il vero motivo per cui il piano è fallito 10 anni fa. I soldi non ci sono o se ci sono dovrebbero essere quelli dello Stato, o della Regione e la miliardata, come l’ha definita Sonego, non si trova con così grande facilità, dati i tempi di rientro dell’investimento che tutti conosciamo. Mi pare che i concessionari di autostrade abbiano oggi altre urgenze. Questo non vuol dire rilassarsi, piuttosto stare attenti soprattutto (non solo) ad altre priorità.
Punto 2 Mi pare più preoccupante la ripresa di discorsi attorno alla traversa di Pinzano, che poi gira e remena dovrebbe essere una diga. Mobile? Chissà. Comunque, nuove tecnologie o meno, a monte andrebbe sotto tutto fino a 30/40/50 metri rispetto alla quota attuale del fiume a Pinzano. Che ci sia della follia nel progetto è chiaro e non sto qui a spiegarlo a voi. Però c’è un problema, questo sì vero. A Latisana vanno sotto, o rischiano di andarci a ogni pioggia consistente e a ogni spirar di scirocco. Si risolve tutto con il canale scolmatore del Cavrato? No. Tanto è vero che è esondato anche a metà novembre. Se esonda il canale scolmatore c’è qualcosa che non va. A monte. C’è poco da fare. Quanto a monte? Per quali ragioni? La questione riguarda tutto lo scorrimento delle acque di superficie dalla pedemontana alla bassa e richiederebbe uno studio complessivo e serio che non mi pare sia a nostra disposizione. Io, che non sono un ingegnere idraulico, lo sintetizzo così: servono a monte quelle casse di espansione che hanno laminato di fatto piene importanti dovute a violente precipitazioni. Queste casse si chiamavano, e si chiamano, fossi. Con una sezione di 2 m per 2, per chilometri di ramificazione, fanno milioni di metri cubi. Bisogna tornare indietro e ripristinarli? Sì. E sarebbe una grande opera. Complicata, non c’è dubbio, ma utile, vantaggiosa, sociale. Un lavoro pubblico. In Engadina, in Svizzera non in un rivoluzionario paese dedito alla decrescita felice, nella zona di Müstair, a pochi passi dal confine con la Val Venosta avevano rettificato il torrente Rom. Poi si sono accorti di aver sbagliato e hanno ripristinato i meandri (che rallentano il flusso delle acque eccetera) e lo scrivono in evidenti e leggibilissimi pannelli illustrativi. Oggi, dal 2010, la Val Müstair, il Parco Nazionale Svizzero e parti del comune di Scuol costituiscono la prima Biosfera alpina UNESCO della Svizzera. Si può fare con ottimi benefici.
Punto 3 In un inserto Album di Repubblica, dedicato al Trentino, ci sono due articoli interessanti. Il primo ci racconta che le due Province (due province: provate a immaginare Udine e Pordenone) di Trento e Bolzano si sono messe d’accordo per limitare, per tre anni in via sperimentale, la velocità sull’autostrada del Brennero (non su quel troi che sarebbe la Cimpello-Gemona) a 100 km/h su un tratto di 10 chilometri a cavallo delle due Province, superando l’iniziale contrarietà di autotrasportatori, pendolari, eccetera. Ma… il tasso di incidentalità su quella tratta non è mai stato così basso; l’emissione di inquinanti è stata ridotta del 10%. Un trafiletto in un altra pagina ci dice anche che dopo il successo del percorso ferroviario diretto Trento-Milano in occasione dell’Expo, si sta pensando di realizzare un collegamento permanente. Ecco, io credo che questi siano terreni sui quali studiare, lavorare, costruire consenso crescente attorno a una visione di futuro e a un’associazione nata sull’opposizione a un’autostrada ma che deve ampliare i propri orizzonti. Non lo dico io per primo. Mi dichiaro solamente d’accordo. In realtà tutto l’inserto andrebbe riletto in relazione a quello che potrebbe essere un Friuli più dinamico e meno acciambellato sulla sua friulanità dichiarata e alla fin fine poco praticata. C’è da pensare a una nuova idea di sviluppo sostenibile di cui possiamo essere partecipi insieme a molti altri, altri che non abbiano come primo punto del loro statuto mentale il sovranismo della propria associazione. Ci vogliono esperti, tecnici e militanti, giovani e anche meno, disposti ciascuno a mettere una pietra. E anche qualcuno che abbia energia da spendere lì. Noi altri seguiremo.
Lunedì 25 Marzo 2013 00:48
comitato-arca.it
Incomprensibile distruzione
A Fanna è stata asportata a colpi di pala meccanica una cascata naturale. In pochi minuti è sparito il “Pocion”, un laghetto immerso nel verde, caro alla memoria della popolazione locale.
Il motivo è ancora poco chiaro perché nessuno ha esibito la perizia che ha disposto un’operazione così urgente. Il sindaco di Fanna, Demis Bottecchia, parla di contatti con la protezione civile regionale, negando ogni coinvolgimento del Comune. Da parte loro gli abitanti segnalano che mai il rio Manarins aveva creato problemi idrogeologici. Anzi, ora che la cascata non c’è più, l’acqua scende con maggior velocità dalle colline che sovrastano l’abitato.
Intanto i comitati di zona stanno invadendo web e Facebook di messaggi di protesta contro Ciriani e Berlasso.
Articolo
Domenica 24 Marzo 2013 12:54
comitato-arca.it
Ecco come vengono usati i questionari
Il Messaggero Veneto del 13 marzo 2013 riporta con una certa enfasi che l’87% degli intervistati da SWG per conto di Autovie Venete si è dichiarato favorevole alla terza corsia sulla A4. E questo è un altro esempio di come si combattano certe battaglie politico-economiche: con i sondaggi pilotati.
Ricorda il Messaggero che una parte (quanta parte?) delle interviste è stata effettuata faccia a faccia nelle otto aree di servizio tra Trieste e Venezia. Ora: se io transito su quel tratto autostradale e mi chiedono, così, di brutto, se voglio una terza corsia, perché dovrei dire di no dopo che mi hanno fatto una testa così su ingorghi e strategicità dell’opera? Lo vuoi un caffè? Perché no? Ma se questa domanda venisse dopo una batteria di altre domande del tipo: Quante volte sei rimasto imbottigliato nel traffico? In quali giornate? In corrispondenza di quali tratti o caselli? e magari dopo risposte come: sono rimasto imbottigliato nel traffico in occasione di esodo e controesodo estivo in corrispondenza dei caselli di Latisana-Lignano, Lisert e Ugovizza, siamo sicuri che le risposte sarebbero state le stesse? Siamo sicuri che nessuno avrebbe detto: la questione ingorghi in occasione delle vacanze sarebbe facilmente risolvibile adottando il sistema delle vignette, che sono utilizzate nelle vicine Austria e Slovenia, e in Svizzera da trent’anni?
Il Messaggero ricorda che il questionario prevedeva anche la domanda “È al corrente dell’aspetto legato ai costi?” e che la larga maggioranza ha risposto no. Punto e basta. Un questionario dignitoso avrebbe previsto la ripetizione della stessa domanda dopo aver esplicitato i costi previsti e che gravano su tutti i cittadini, anche su quelli che non utilizzano l’autostrada a cui forse andrebbe chiesto un parere, visto che la pagano anche loro.
PS. La formulazione e somministrazione del questionario sono costati ad Autovie Venete 20.000 euro. E volevo vedere che i risultati fossero diversi.
N.C.
Domenica 24 Marzo 2013 10:51
comitato-arca.it
Mortalità per tumore. Adesso gli enti provinciali e comunali approfondiscano!
Le notizie pubblicate in questi ultimi mesi sugli allarmanti aumenti di patologie tumorali dovute all’inquinamento ambientale nella popolazione di Taranto, in gran parte sottaciuti prima delle inchieste giudiziarie che hanno portato purtroppo alla chiusura dell’Ilva, devono far riflettere anche su quello che sta succedendo a Monfalcone e nell’Isontino.
Anche da noi poco o niente si è parlato del preoccupante numero di morti per tumore nella provincia di Gorizia pubblicati dall’Istat nel 2012 e relativi alla mortalità nel 2009. Facendo dei semplici conti basati sul numero di abitanti nel 2009 ossia 69.585 maschi e 73.042 femmine in provincia di Gorizia, 597.575 maschi e 636.504 femmine in FVG, si ricavano dati grezzi complessivi di mortalità per 1000 abitanti davvero sconfortanti.
Nella nostra provincia [Gorizia] nel 2009 sono morti 750 maschi, la mortalità complessiva dei maschi è stata del 10.8 per mille, uguale a quella della provincia di Udine (10.8), più bassa che a Trieste (13.7), ma più alta che a Pordenone (9.35) e più alta che in provincia di Taranto (9.14). Però se si vanno a considerare le morti per tumore (312 casi), la mortalità dei maschi isontini è stata del 4.48 per mille, ossia di pochissimo inferiore a Trieste (4.57) e decisamente superiore a Udine (3.89), Pordenone (3.37) e perfino Taranto (2.99). In provincia di Gorizia per i maschi si riscontra la mortalità più alta rispetto alle altre 3 province del FVG e rispetto a Taranto per tumori maligni dello stomaco (0.32), del retto (0.20), del tessuto linfatico ed emopoietico (0.30). Siamo di poco inferiori a Trieste per tumori maligni della laringe e della trachea/bronchi/polmoni (1.02 versus 1.09), per tumori maligni della prostata (0.35 versus 0.44), vescica (0.16 versus 0.21). Secondi in Regione, di poco inferiori a Udine per tumori del pancreas (0.27 versus 0.29). Per le donne isontine va ancora peggio che per gli uomini. Nella nostra provincia [Gorizia] nel 2009 sono morte 877 donne. La mortalità complessiva delle donne è stata del 12 per mille, inferiore a Trieste (15), ma superiore a quella della provincia di Udine (11), Pordenone (10) e più alta anche della provincia di Taranto (8.1). Però se si vanno a considerare le morti per tumore (249 casi) la mortalità delle donne isontine è stata del 3.41 per mille, ossia inferiore a Trieste (4.10), ma ben superiore a Udine (3.02), Pordenone (2.57) e quasi doppia a Taranto (1.91). In provincia di Gorizia per le donne si riscontra la mortalità più alta rispetto alle altre 3 province del FVG e rispetto a Taranto per tumori maligni dello stomaco (0.27), del pancreas (0.34), dell’ovaio (0.15), rene (0.068) e vescica (0.041). Per tumori maligni della laringe e della trachea/bronchi/polmoni, le donne morte isontine sono di poco inferiori a Trieste (0.51 versus 0.54 per mille), molto superiori a Udine (0.32), Pordenone (0.22) e oltre 3 volte maggiori che a Taranto (0.15). Le donne isontine sono seconde solo alle triestine per tumori maligni al seno (0.53 versus 0.74 per mille), circa 1.5 volte in più delle donne di Taranto (0.36).
Certamente questi che ho riportato sono dati molto grezzi che andrebbero analizzati epidemiologicamente e controllati per fattori confondenti come età, stili di vita (alimentazione, fumo), esposizione lavorativa, ecc. Eppure ne emerge un quadro drammatico.
Ci si chiede qualcuno se ne sta occupando? La ASS2, i vari assessori alla salute e all’ambiente della nostra provincia li conoscono? Come li hanno interpretati, che azioni stanno svolgendo? Perché nessuno ne parla apertamente? Direi che, come minimo, andrebbero avviate delle indagini epidemiologiche rigorose che scorporassero i dati per zona geografica e vicinanza a potenziali fonti di inquinamento. Si ricorda ad esempio che, oltre all’asbesto, vari inquinanti in special modo diossine, policlorofenoli, benzopirene, metalli come arsenico, cromo, cadmio sono tutti cancerogeni riconosciuti che possono essere immessi nell’ambiente da installazioni industriali quali la centrale elettrica di Monfalcone.
Perché da noi non viene fatto da organismi esterni e indipendenti un monitoraggio continuativo delle emissioni della centrale di Monfalcone e anche delle altre fabbriche presenti sul territorio isontino? Le policlorodibenzo-p-diossine, i dibenzofurani policlorurati e i policlorobifenili sono stati classificati e regolamentati come inquinanti organici persistenti (Persistent Organic Pollutants, POPs) nell'ambito della Convenzione di Stoccolma nel 2004. Il monitoraggio dei POPs è diventato una questione seria in molti paesi a causa dei loro effetti tossicologici e delle implicazioni per la salute. Perfino la Sud Corea ha un piano di monitoraggio continuo dei POPs. In Puglia e a esempio in Belgio la presenza di diossine è stata studiata anche nel latte materno. Questi composti sono fra i prodotti chimici più tossici conosciuti, esibiscono cancerogenicità, immunotossicità, effetti sul sistema riproduttivo (la diossina è stata associata fra l’altro ad endometriosi, a cancro ovarico e del seno nelle donne). I POPs interferiscono sulla regolazione ormonale umana, sono definiti distruttori endocrini, sospettati fra l’altro di causare diabete di tipo 2. Un recentissimo studio tedesco ha dimostrato che l’esposizione a diossina in lavoratori di industria chimica a 23 anni di distanza ha aumentato la mortalità per tutti i tipi di cancro, cancro delle vie respiratorie, dell’esofago, del retto e del seno nelle donne.
Adesso basta!!! Credo che alle cittadine e ai cittadini siano dovute delle risposte, soprattutto prima di eventuali nuove costruzioni di impianti che per quanto moderni non saranno mai a inquinamento zero.
Sabina Cauci *
* Biologa dell'Università di Udine
Sabato 12 Gennaio 2013 09:45
comitato-arca.it
Voto utile
Di seguito riportiamo, senza entrare nel merito, quello che l'autore della mail, frequentatore del nostro sito, definisce "soltanto un piccolo sfogo" dovuto al fatto di sentirsi quotidianemte offeso nella sua intelligenza e spaventato per il futuro di tutti noi.
In questo periodo pre voto può essere un contributo al dibattito e alla riflessione.
"Ieri, come spesso accade in questi ultimi tre mesi, portavo in braccio mio figlio avanti e indietro per la casa. Mi fermo davanti alla nostra stufa, un mastino di ghisa da 150 chili. Quella stufa, grazie all’isolamento termico che ho realizzato con le mie mani, scalda da sola una casa di 100 mq disposta su tre piani. Noi infatti non siamo allacciati alla rete di distribuzione del gas e non abbiamo bisogno di gasolio o termostati né per il riscaldamento, né per l’acqua calda. Viviamo in mezzo ai boschi e quindi, per scelta, siamo completamente autonomi dal punto di vista energetico (ed idrico). Così davanti alla nostra stufa dico con orgoglio a mio figlio: “vedi Achille questo fuoco? Lo senti? Questo fuoco ci scalda il culo! Questo fuoco è nostro, non ce lo porterà via nessuno, né Monti né chi per lui!” Alle mie parole Achille mi regala uno dei suoi sorrisi più generosi. Cosa avrà voluto dirmi? Forse che, nonostante tutti i nostri sforzi, Monti o chi per lui sarà comunque in grado di scipparci anche il fuoco? Forse, molto più semplicemente, il sorriso di mio figlio testimoniava approvazione…
Nel dubbio vorrei suggerire a voi tutti/e una breve riflessione sul voto utile. Esiste, nel senso che è palese, un blocco di potere trasversale convintamene liberista che potremmo definire con la seguente stringa PD-PDL-P2 (+ cespugli destro-centristi montani). Ossia in termini concreti: precarietà e distruzione dei contratti collettivi; grandi opere inutili, privatizzazioni, sudditanza verso l’alta finanza privata, atlantismo spinto, guerra e riarmo. La storia degli ultimi vent’anni lo testimonia inconfutabilmente.
Ecco allora che il vero voto utile, in questa fase oscurantista e medievale, si concretizza verso qualsiasi forza possa anche solo scalfire l’egemonia elettoral-parlamentare-culturale della compagine più sopra indicata. Votate la lista “Cambiare si può” se siete più ecumenici ma con le idee chiare su alcune dirimenti questioni di civiltà; votate per la lista dell’odioso Grillo se sopra a tutto in voi prevale una generica e giustificata nausea per la politica, votate qualche partitino comunista dello 0,qualcosa se siete duri e puri.
Se parliamo di voto utile (per il ceto produttivo: operai, impiegati, precari, partite iva…) questa è l’unica cosa che ci rimane da fare (dal punto di vista elettorale) in questa fase. Poi, anzi prima, ci sono le lotte, che sono un’altra cosa e che necessariamente continueranno…
Gregorio Piccin
Libero utilizzatore del fuoco e dell’acqua.
P.S. agli amici vendoliani: qualche giorno fa ho letto sul Manifesto un patetico articolo di Chiara Ingrao che invitava a votare la stimabile Giuliana Sgrena (SEL) perché sarà preziosa per l’opposizione alla guerra ed al riarmo a fronte dell’odiosa recente riforma Di Paola delle forze armate. Ma ha capito la Ingrao che la riforma Di Paola è passata grazie ai voti compatti della compagine politica con cui la Sgrena si apparenterà nelle prossime elezioni? Vi dovrebbero spiegare gli stimabili Airaudo (FIOM) e Marcon (Sbilanciamoci) come diavolo pensano di fare valere le istanze che oggi rappresentano all’interno delle precise indicazioni che il Fiscal Compact impone (responsabilmente ed orgogliosamente accettate dai loro potenti, futuri alleati di governo). Le ipotesi sono solo tre:
- o è tutto un trucco per fare cadere il governo di cui si vuole assolutamente fare parte dopo qualche mese (che senso ha?);
- o ci troviamo di fronte ad un infantilismo politico impressionante;
- oppure siamo di fronte al solito becero opportunismo che avvolge gli ego delle persone con il grande e remunerativo attributo di Onorevole.
In tutti i casi siete ancora in tempo per lasciarli soli nella loro avventura elettorale e aiutarli a rimanere ai loro posti attuali dove hanno dimostrato di essere molto bravi…"
Venerdì 16 Novembre 2012 11:05
comitato-arca.it
Good morning Vietnam, good morning flood
Lunedì 12 novembre. Italy.
Ci siamo svegliati sommersi. Non tutti. Non dovunque, ma tanti, ma un po’ in tutto il nord e a Roma. Che poi non è neppure più una notizia.
A novembre piove. Pare. Pare persino una notizia.
Vi do una dritta: a dicembre nevicherà. Ma tenetevelo per voi.
Ci sarebbe da ridere se non fosse che intanto a Pisa i Vigili del fuoco si muovono coi gommoni, a Vicenza si teme il replay di un film già visto, in piazza San Marco si spazza via l’acqua dai negozi. Chissà se i turisti fotografano tutto dai ponti delle navi da crociera che transitano in bacino di San Marco come i tram nel centro di Milano. Cacciari! Orsoni! Se ci siete battete un colpo! Perché l’acqua a Venezia c’è sempre stata: siete voi che fortunatamente non ci siete stati sempre. Voi e quelli prima di voi, per dirla tutta.
E siamo arrivati al dunque. Alle responsabilità della classe dirigente di questo Paese. E non solo della classe dirigente politica. Alla responsabilità di quel pantano di interessi politico-economici che governa l’Italia dall’agonia della prima Repubblica fino a oggi. Alla responsabilità di quei politici e di quegli affaristi che hanno legato a filo doppio il reciproco destino. Io faccio gli affari, tu fai i soldi. Io ti pago la campagna elettorale e tu governi. Per me.
È ora di cominciare a dire che la responsabilità di questo ennesimo allarme è proprio di coloro che dichiarano lo stato d’emergenza dopo aver autorizzato la devastazione del territorio: si è edificato lungo i fiumi e sopra le rogge, si sono cementificati gli argini, si sono tombinati i fossi, si è andati d’asfalto dovunque fosse possibile e anche dov’era impossibile. La Protezione civile, che interviene poi, è la stessa che, saltando ogni legge, decide prima grandi eventi e grandi opere: la cura omeopatica dei disastri.
Questa è gente che piange e dichiara l’emergenza quando piove, ma appena torna il sole si dà da fare con gli appalti per cementificare più che può.
Da vent’anni abbondanti siamo aggrediti quotidianamente dagli slogan sulle grandi opere.
E sarebbe anche l’ora di dirle chiare alcune cose. Primo. Per fortuna sono più chiacchiere che altro: che di queste grandi opere se ne sono fatte meno di quanto annunciato.
Secondo. Però le chiacchiere sono costate un bel po’, perché senza aver tirato ancora un colpo di piccone, il ponte di Messina ci è costato una manovra finanziaria. Signor Monti! Signor Passera! Signora Fornero! Perché avete rifinanziato la società Per lo stretto di Messina, dove architetti, banche, faccendieri, ‘ndranghete varie e una sessantina di dipendenti si trastullano attorno a un plastico che resterà sempre un giocattolo?
Terzo. Signor Tondo! Signor Riccardi! Perché continuate a menare il can per l’aia attorno a un progetto come quello dell’Autostrada Cimpello-Sequals-Gemona che non si concluderà mai, la cui assegnazione all’impresa costruttrice è fermo dopo due anni dall’apertura delle buste, che non è finanziato né finanziabile?
Quarto. Perché, se fosse per voi, vorreste ferire ulteriormente un territorio fragile come quello della pedemontana friulana? La guardate mai la televisione o siete troppo impegnati a farvi intervistare? Credete che Sarno sia tanto distante?
Quinto. Perché è necessario che per difendere un territorio dalla minaccia di devastazione ambientale debbano essere i cittadini in prima persona a “farsi partito”, a imporvi l’ordine del giorno della discussione? E poi vi chiedete perché c’è disaffezione nei confronti della politica?
Sesto. Signor Bersani! Signor Alfano! Perché continuate a sbaruffare sulle regole che dovranno essere seguite per votare alle primarie e non provate invece a dirci qualcosa su quale sarà la vostra politica nei confronti dell’ambiente, qualora doveste governare questo Paese? Magari uno di voi qualche voto lo prenderebbe.
Un recente spot pubblicitario di Autostrade per l’Italia termina con lo slogan “Apriamo nuove strade per creare lavoro, per crescere tutti”.
Eh no, cari signori. Le vostre grandi opere sono parte del problema. Non della cura.
N.C.
Venerdì 06 Luglio 2012 09:14
comitato-arca.it
Benvenuto Giacomo!
Il Comitato A.R.C.A. augura una splendida e serena vita al suo nuovo sostenitore: Giacomo.
È affinché anche lui possa godere del proprio territorio e vivere in un ambiente a misura d'uomo che ci battiamo, impegnandoci e investendo il nostro tempo e le nostre forze, contro un inutile e dannoso progetto autostradale.
Anche i nostri amministratori dovrebbero pensare al bene delle nuove generazioni invece che continuare a fare progetti che ne minano il futuro a vantaggio di grosse imprese private.
Un grazie ai genitori per averci inviato questa bella e significativa foto.
Domenica 03 Giugno 2012 19:00
comitato-arca.it
Commenti dei cittadini
Non sapevo del progetto autostradale, che ovviamente porterà benefici SOLO alle imprese costruttrici e a certi politici che guardano solo al proprio tornaconto personale. ... E allora perché non fare anche un'autostrada ATTIMIS-BOLZANO (sotto le montagne)? SEQUALS-MONACO (per collegare la pedemontana con la Baviera)? E la MEDUNO-MARE (giù dritta dritta, che la possano usare anche come aeroporto per i Magredi)? Povera Italia, speriamo che la crisi economica faccia ragionare di più le persone, specie quelle che hanno grandi responsabilità.
Saluti
Alberto
Buongiorno,
mi pare impossibile che i nostri amministratori non si siano ancora resi conto che le aree produttive ormai si sono spostate in paesi come Cina, India e Brasile, che per noi la crescita industriale è giunta al termine, che la storia va avanti.
Cosa fare allora per non perdere, anzi per aumentare, il nostro bene-essere inteso anche come qualità di vita? Semplicemente ricordare che per gli stranieri un viaggio in Italia è il sogno di una vita.
Prepariamoci ad accogliere turisticamente gli abitanti dei nuovi paesi industrializzati, sfruttiamo la fortuna che abbiamo, salvaguardiamo le bellezze naturali e architettoniche, potenziamo i musei e le strutture ricettive, tuteliamo le specificità culturali ed enogastronomiche regionali.
Il ministro dell'ambiente afferma che "il passato industriale del paese pesa sull'economia pubblica... alcuni settori produttivi non hanno più futuro, ci servono tecnologie e produzioni nuove per dare occupazione ai giovani", il ministro dell'istruzione sostiene che "negli anni '50 l'autostrada si è portata dietro progresso e un cambio di vita, oggi nella stessa direzione va la rivoluzione digitale".
Dunque basta autostrade di asfalto, benvenute autostrade informatiche! Benvenuti in una Italia post industriale in un'Italia di turismo e bella vita!
Grazie per il lavoro che state facendo per tutti noi. Sono a vostra disposizione.
Luciana
Salve,
l'altra sera per motivi di lavoro sono stato a un ricevimento in ambasciata a Londra e quando il cameriere del catering, spiegando cosa stava servendo, ha nominato il prosciutto di San Daniele, non ho potuto fare a meno di pensare alle piccole-grandi realtà produttive friulane. Ho pensato infatti al distretto del prosciutto, a quello dei coltelli ma anche ad aziende quali la Lima di Flagogna o all'OML DUE di Lestans, tutte realtà produttive di eccellenza che guarda caso sono nate anche senza grandi infrastrutture viarie. Non servono autostrade per fare grande un'azienda, sono le idee, l'innovazione e la qualità del prodotto a vincere. Quindi, non ci dicano che opere come la Cimpello-Gemona sono utili alle imprese. O almeno, specifichino che si parla delle grandi imprese di costruzioni...
Giuliano
Aggiungo volentieri la mia firma. E aggiungo, a proposito di autostrade inutili (o meglio... utili per chi le costruisce), una piccola considerazione. Il tratto di terza corsia della A4 fino a Palmanova: costi chilometrici (in un percorso di totale pianura!!!) altissimi, tripli o quadrupli (chi ci mangia sopra...?) rispetto al costo chilometrico autostradale in altri paesi d'Europa, per un'opera incompleta che non servirà a niente per il traffico, in quanto poi il percorso tornerà a due corsie e finirà nei soliti "tappi" dei caselli, che sono i veri impedimenti allo scorrimento veicolare... ma nessuno ci pensa... nessuno li cita... nessuno pensa ai sistemi svizzeri, austriaci e sloveni di pagamento mediante vignette dei percorsi autostradali... perché con i vecchi caselli si guadagna in maniera spropositata! Cordiali saluti e auguri!
Prof. Ugo Bernes, San Daniele del Friuli
Buongiorno,
è un peccato che le petizioni dei non residenti [o non nati in FVG] non vengano considerate anche perché sono firme di potenziali turisti, mi fa sorridere che alla bit di Milano la regione decanti le bellezze naturalistiche e nello stesso palazzo ci sia gente che vuole distruggerle! Non potete fare una raccolta firme lì a Milano allo stand della regione? Sai le risate!
Mandi!
Massimiliano Trentini
Perché la mia firma contro l'autostrada Cimpello-Sequals-Gemona non vale? Perché non posso difendere il mio diritto a beneficiare delle bellezze di una regione del mio paese solo perché in quella regione non ci sono nato o non ci vivo? Questo non significa che per esempio non mi piaccia andarci in vacanza e continuare a godermela così com'è. Forse non contribuirei all'economia locale? Il paesaggio e quindi anche la pedemontana friulana è un bene comune, cioè di tutti, non solo dei friulani, non solo degli italiani e quindi anche la voce di un forêst che vuole esprimere la sua posizione dovrebbe essere presa in considerazione.
Andrea Belli
Lunedì 13 Febbraio 2012 10:01
comitato-arca.it
La GemSeCi più rischiosa della BreBeMi
Le recenti vicende legate all’autostrada BreBeMi (Brescia-Bergamo-Milano) sembrano prefigurare il futuro incombente sulle teste degli abitanti della pedemontana friulana. L’anno prossimo potrebbe essere decisivo per l’avvio di una colossale serie di cantieri, i quali da Cimpello a Gemona impegneranno per un quinquennio il nostro Friuli con un enorme consumo di territorio e una spesa di quasi un miliardo di euro: investimento che, come per la BreBeMi, sarà fatto da privati, i quali sicuramente ci guadagneranno, con le spalle coperte però da una forte garanzia di capitali pubblici dei cittadini (vedi Cassa Depositi e Prestiti), che potrebbero anche rimetterci se l’enorme mole di traffico prevista non s’incanalerà nella futura costosissima autostrada (5 euro da Sequals a Pordenone). Come la BreBeMi è attualmente considerata non indispensabile a fronte della quarta corsia sulla Serenissima, così non si capisce da dove giungerebbero i volumi di veicoli necessari a giustificare la costruzione della Gemona-Sequals-Cimpello, per raggiungere i quali il traffico sulla Palmanova-Tarvisio dovrebbe quantomeno raddoppiare.
Rispetto alla BreBeMi la "GemSeCi" sarà più svantaggiosa per molte delle comunità che attraverserà devastandone i territori, perché il progetto non prevede svincoli a San Giorgio e in tutto il lungo tratto Osoppo-Sequals.
"Cosa ci sia davvero in quei sei chilometri di cantiere della Brebemi dove l'imprenditore Pierluca Locatelli scaricava i suoi camion, ancora non si sa: veleni, dicono le indagini della Procura di Brescia. Ma per avere dati più precisi bisognerà attendere i risultati delle analisi, i carotaggi che verranno effettuati sotto il controllo della magistratura nei prossimi giorni…", così esordiva Luca Fazzo nell’articolo del Giornale del 24 dicembre scorso; cerchiamo di tenere presente la pericolosità di certe opere faraoniche al di là di considerazioni politicamente orientate, anche alla luce del fatto che i grandi cantieri da sempre destano gli appetiti delle organizzazioni mafiose e ormai è assodato che anche il nostro Friuli sta diventando "terra di conquista", come testimoniano le relazioni del SIULP (Sindacato Italiano Unitario Lavoratori Polizia).
Alberto
Giovedì 02 Febbraio 2012 08:50
comitato-arca.it
Dove ci evacueranno?
La recente sentenza del TAR che ha di fatto sbloccato l’iter che porterà, prevedibilmente nel 2013, il cementificio di Fanna a poter bruciare combustibile da rifiuti, diventando di fatto un inceneritore, come già in parte è, pone un bel grattacapo a noi abitanti dei comuni di Sequals, Travesio, Pinzano e Castelnovo.
Assodato che analoga richiesta è già stata presentata dal cementificio di Usago, considerati i precedenti, se andrà a buon fine l’una, non potrà accadere il contrario per l’altra; emergono quindi spontanee alcune domande: i cittadini di Lestans sono consapevoli di come cambierà l’aria che respireranno tra una manciata d’anni?
Se, come l’assessore Riccardi ha recentemente promesso, i lavori del raccordo autostradale Cimpello-Gemona saranno sbloccati nel giro di due mesi, tra circa cinque anni l’abitato di Lestans verrà lambito da un’autostrada e contemporaneamente il ridente paesello pedemontano si scoprirà a ridosso di un inceneritore, che in parte già è, di combustibile da rifiuti (CDR-Q).
Durante la serata informativa sulla qualità dell’aria in pedemontana, svoltasi a Villa Savorgnan di Lestans il 17 novembre scorso, è emerso dai dati presentati dall’ARPA che le polveri sottili, pur mantenendosi per ora al di sotto dei limiti di legge, negli ultimi anni hanno conosciuto un importante incremento nelle nostre zone.
Nel caso in cui questi progetti vadano in porto, è stata fatta un’adeguata proiezione dei costi in termini ambientali e di salute che soprattutto le frazioni di Lestans e Borgo Ampiano pagheranno? Viene spontaneo chiedersi se i nostri amministratori stiano già valutando dei piani di sfollamento per far evacuare i nostri paesi e ricollocarne gli abitanti in luoghi più sicuri.
Pietro
Mercoledì 18 Gennaio 2012 11:50
comitato-arca.it
CONCORSO:
TROVA UN TRACCIATO PEGGIORE PER LA CIMPELLO-SEQUALS-GEMONA
Sono un cittadino residente nella zona interessata dal tracciato del futuro raccordo autostradale Cimpello-Sequals-Gemona; siccome in questi ultimi mesi ho contribuito ad azioni di sensibilizzazione dell’opinione pubblica contro quest’opera, ci tengo a comunicare alcune precisazioni sulla più ricorrente obiezione che mi è stata mossa: è solo questione di NIMBY (Not In My Back Yard), l’acronimo inglese con cui si definisce chi si oppone alle grandi opere perché non vuole subirne i disagi che inevitabilmente comportano sul proprio territorio. Ritengo non che ci si debba vergognare di voler difendere la propria vita a misura d’uomo ma la mia opposizione alla GemSeCi non è questione di NIMBY e io non sono pregiudizialmente contrario alle autostrade.
Per dimostrarlo vorrei invitare i lettori di questa lettera a riflettere attraverso questa provocazione: si indica un concorso per individuare a nord della pontebbana e a sud del tracciato proposto per la GemSeCi un’alternativa che abbia le seguenti caratteristiche:
- sia più costosa;
- richieda più gallerie, viadotti e trincee;
- sia più impattante attraversando o lambendo più aree protette;
- non costituisca un’alternativa alla pontebbana, non risolvendo i problemi di collegamento tra Pordenone e Udine.
- rovini dal punto di vista paesaggistico la pedemontana friulana e la valle del medio Tagliamento.
Scommetto sull’impossibilità di vincere questo concorso in quanto ritengo che tra la pontebbana e l’ipotesi in esame siano possibili un ventaglio di tracciati meno costosi e distruttivi, più funzionali e strategici per collegarci all’Austria, ma anche a Udine. Anche se con ciò non sto dicendo che si debba fare un’autostrada in quelle zone, sono molti gli interventi meno pesanti che si possono attuare non ultimo il potenziamento della ferrovia, almeno per il trasporo merci.
Comunque, se qualcuno ce la farà, propongo l’individuazione di un premio molto impattante, ad esempio un mini pilastro autostradale da giardino, che, nel caso il podio vada deserto, potremmo attribuire con merito ai nostri amministratori che si stanno spendendo per la futura realizzazione del mostro d’asfalto, il quale, nato per liberare le valli dall’isolamento, verrà realizzato senza "braccia" (vedi gli svincoli che non ci sono) e porterà "flotte" di turisti dall’Austria al Veneto e viceversa, con buona pace di Udine e del suo territorio, sacrificato sull’altare di altre patrie, non di sicuro di quella del Friul.
Pietro Rosa
Giovedì 12 Gennaio 2012 13:10
comitato-arca.it
Il raccordo autostradale Cimpello-Sequals-Gemona
L’ipotesi di costruzione del raccordo autostradale Cimpello-Sequals-Gemona ha dato vita sul Messaggero Veneto a un vivace dibattito ed è tuttavia però il caso di puntualizzare alcuni dati.
Cominciamo dal fatto che si tratta di un’autostrada e che quell’autostrada va da Cimpello a Gemona, facendo diventare a pagamento la Cimpello-Sequals che prima, come superstrada, a pagamento non era.
Proseguiamo poi col dire che più volte si sono visti titoli o sentite affermazioni fuorvianti del tipo La Cimpello-Sequals è attesa da trent’anni. Ebbene la Cimpello-Sequals c’è dal 1998. La superstrada, non l’autostrada a pagamento che si vuole realizzare.
Alcuni guardano con speranza alla nuova infrastruttura pensando al traffico locale, o alla situazione di costante pericolo per ciclisti, passeggini e pedoni, nonché alla mancanza di un marciapiede lungo la SR 463. Ma una nuova autostrada non risolve i nodi della viabilità locale, marciapiedi compresi, anche se proprio così è cercato di vendere questa autostrada: come una soluzione ai problemi locali.
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Foto: Stefano Palamin, il cementificio di Usago |
Prendiamo un caso emblematico: Lestans. La frazione di Lestans del comune di Sequals è quotidianamente attraversata da camion e tir che si recano al cementificio di Travesio. Si è cercato di vendere l’autostrada come una soluzione a questo problema. Ebbene non è vero. Anche con l’autostrada questi mezzi pesanti continueranno ad attraversare il paese perché lo svincolo del progetto autostradale è previsto a Sequals e non certo davanti all’accesso del cementificio. Non è così che si risolvono le questioni, anzi le si aggrava perché si sottrae altro territorio, si porta altro traffico laddove ce n’era già e soprattutto si devasta irrimediabilmente quest’angolo del Friuli che non è ancora stato selvaggiamente cementificato.
L’autostrada e, nel caso di Majano, il raddoppio di un’autostrada già esistente, non risolve il problema del traffico locale tra la zona di Rivoli di Osoppo a quella di Villanova di San Daniele perché quel traffico continuerà a circolare proprio sulla strada regionale 463.
Quell’autostrada è stata prevista come un corridoio di transito: non è un caso che da Majano a Sequals non sia stato previsto neppure uno svincolo. Gli effetti potranno essere due. O il traffico sarà suddiviso su due autostrade parallele oppure genererà nuovo traffico e nuove emissioni di gas di scarico nell’ambiente (passeggini compresi).
Che l’autostrada possa avere qualche vantaggio per la riduzione dei tragitti di percorrenza per alcune aree del Friuli occidentale (tra l’altro, a voler usare la rotaia, ben serviti dalla ferrovia per quanto riguarda il trasporto merci) e del Veneto orientale può anche essere, ma su traffici di lunga percorrenza (Milano-Austria o Bologna-Austria) non ne ha praticamente nessuno. Infatti il raccordo autostradale in progetto è di tipologia B, quindi la velocità massima consentita non potrà essere superiore a 110 chilometri all’ora e inoltre la differenza chilometrica, se si prende come punto di riferimento Montecchio Maggiore (Vicenza), risulta inferiore a 10 chilometri. Sarà il costo a cambiare: basti pensare che un camion per la tratta Cimpello-Gemona dovrebbe pagare €18,90, senza considerare i recenti aumenti di IVA e i nuovi pedaggi, aumentati sul territorio nazionale circa 3,5%.
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Foto: Walter Pillinini, la Fantoni di Osoppo |
Inoltre la nuova autostrada non può in alcun modo drenare il traffico della SR 463 in quanto proprio la presenza di un susseguirsi ininterrotto di zone industriali e artigianali genera di per sé traffico sulla viabilità ordinaria poiché tir e camion necessariamente dovranno percorrere le strade che le servono.
A ciò si aggiunga che dal 2007 al 2010, il traffico sulla Travisio-Palmanova è calato in media del 4,5% l’anno, quindi diventa difficile ipotizzare che la nuova autostrada, come concepita nel progetto iniziale della Regione, possa essere percorsa, per rientrare degli investimenti iniziali da 23.000 veicoli all’atto dell’apertura per arrivare a 53.000 nei 50 anni di gestione, affidata all’Associazione Temporanea d’Impresa che l’avrà progettata e costruita.
Quest’autostrada è inutile e "mangiando" ancora altro territorio è dannosa, ciò non toglie che sia necessario mettere mano alla viabilità ordinaria sia della Val d’Arzino sia dell’area tra San Daniele, Majano e Osoppo perché deve essere possibile a tutti andare con un passeggino o circolare in bicicletta senza temere di farsi travolgere, ma non è certo un’autostrada o peggio un doppione di un’autostrada che potrà risolvere questi problemi.
Grazie per pubblicare il mio intervento
Lidia Valle
Giovedì 01 Dicembre 2011 12:38
comitato-arca.it
Considerazioni sull'articolo 18 della legge di stabilità
Il titolo di apertura del Sole 24 ore di domenica 20 novembre 2011 è esplicito: Infrastrutture, incentivi ai privati. Il richiamo in prima dell’articolo di pg 3 apre così: Risorse certe per le opere prioritarie e più incentivi ai privati: sono le linee guida del piano Monti-Passera per realizzare le infrastrutture.
L’articolo parte subito indicando nel rilancio del project financing lo strumento per far ripartire le grandi opere e fa, altrettanto subito, riferimento alle defiscalizzazioni Irap e Ires inserite da Tremonti nell’articolo 18 della legge di stabilità.
Detta semplice: le imprese impegnate nella realizzazione delle grandi opere utilizzano le imposte che dovrebbero versare come finanziamenti per l’avanzamento lavori. E fin qui non c’è da scandalizzarsi. Lo Stato decide di partecipare al cofinanziamento dell’impresa rinunciando alle entrate che deriverebbero dall’Irap, dall’Ires e dall’Iva. Basta dire con chiarezza che non fanno tutto i privati, che non è vero che allo Stato (cioè ai cittadini) non costa nulla, e che alla fine ci ritroveremo con delle belle opere gratis. È chiaro che non è così. Anzi, la defiscalizzazione prevista da Tremonti, ricorda il Sole, è giudicata dalle imprese del tutto insufficiente a mettere in moto la macchina del project financing.
Ci si lancia poi contro il Vietnam delle opere pubbliche, il percorso accidentato dei passaggi "burocratici" che scoraggiano qualunque soggetto privato, Vietnam che Passera ha conosciuto dall’altra parte, quando con Banca Intesa ha finanziato Brebemi, Pedemontana lombarda e Tem.
Non una riga sui possibili conflitti di interesse.
Ma passi. Due questioni si stagliano in modo evidente quando passiamo da questi discorsi generali agli effetti concreti.
Uno. Come si determina la necessità e l’urgenza di una grande opera?
Due. Come si rivedono i conti relativi al costo dell’opera? Perché, nel caso del passante autostradale Cimpello-Gemona, le buste delle offerte sono state chiuse, presentate alla Regione e aperte con altre regole, che non prevedevano questi incentivi. Possiamo anche decidere che lo Stato, lo Stato perché è lui che incassa l’Iva e l’Ires, non la Regione, ritenendo prioritaria un’opera, la cofinanzi, ma questo ha degli effetti sui costi di produzione e quindi dovrebbe avere degli effetti anche sui tempi e sulle modalità di remunerazione dell’investimento da parte del concessionario dell’opera.
Tradotto: i pedaggi dovrebbero essere inferiori e i tempi di concessione anche, dato che i finanziatori hanno finanziato di meno.
Altrimenti è un regalo alle grandi imprese e alle grandi banche.
Nico
Venerdì 10 Giugno 2011 23:42
Pietro
Io mi sono recato a votare
L'anno 2011 dopo cristo sarà forse ricordato anche per i referendum, se daremo nuovamente voce a questo prezioso strumento di democrazia diretta.
Io partecipo, è una scelta in armonia con i principi del Comitato ARCA di cui faccio parte, perchè lo spirito delle persone
che vi collaborano mi fa capire che ci sono oggi nel mondo molti cittadini in grado di dare forma e sostanza ad un'opinione pubblica matura, capace di rappresentare e chiedere di essere rappresentata in nome dell'interesse generale.
Voterò con gioia, perchè forse troppo frequentemente negli ultimi anni ci avevano appiattito, schiacciati da un'idea grossolana di democrazia come espressione del consenso: consenso sordo, acritico,proiezione della monocrazia dei sondaggi.
Se in ARCA lavoro gratuitamente per lo sviluppo del mio territorio, perché non dovrei recarmi alle urne?
Ormai è chiaro che nelle democrazie mature o i cittadini saranno capaci di riappropriarsi della rappresentanza politica come vera espressione di sovranità popolare qualificata o non saranno, perchè forse non sarà più democrazia.
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