Incontro con il Coordinamento territoriale per l'ambiente
Il 5 luglio presso la sede del Comitato ARCA si è tenuta una riunione, aperta a tutti, tra il gruppo Coordinamento territoriale per l’ambiente i vari Comitati regionali e i cittadini. A questa prima riunione itinerante (le prime 5 riunioni si sono tenute a Cordenons) hanno partecipato oltre una trentina di persone tra cui anche rappresentanti di comitati della provincia di Gorizia a dimostrazione dell’interesse e dell’impegno delle persone per il proprio territorio. Territorio però inteso non tanto come regione geografica ma come catena di relazioni e di scambi perché, a muovere le persone, non è la sindrome di Nimby ma il desiderio di conservare, contro gli appetiti speculativi di pochi, le bellezze che ci circondano.
Riportiamo di seguito una breve sintesi degli interventi.
Lucia D’Andrea (ARCA):
Il primo contatto, che ha poi portato alla nascita del gruppo per il Coordinamento territoriale per l’ambiente, è avvenuto durante un banchetto di ARCA a Pordenone. Il coordinamento è sorto per tutelare il territorio perché gli attacchi al paesaggio e al territorio sono molteplici. Si vuole trovare un legame tra tutti i comitati, sorti spontaneamente a tutela della salute e dell’ambiente, perché c’è la convinzione di fondo che solo un lavoro coordinato e la condivisione di modalità di operare possano portare al successo nel momento in cui ogni singolo comitato promuove le proprie istanze. Solo in questo modo è possibile farsi sentire a livello politico e di amministrazioni locali. L’importante è riuscire ad avere un collegamento tra comitati per far massa critica nei confronti di chi può in qualche misura trovare sempre il punto debole del nostro percorso perché la stanchezza si fa sentire in quanto ognuno di noi è dopolavorista, lavora per il proprio comitato nei ritagli di tempo.
Si spera che il
patto di mutuo appoggio tra i comitati nel momento del bisogno possa essere davvero realizzabile, funzioni effettivamente perché i momenti di difficoltà ci sono, gli attacchi esterni non mancano.
Daniele De Piero (Coordinamento Territoriale):
Prima tappa del nostro lavoro consiste nella mappatura delle criticità ambientali. Questa
mappatura serve a far capire, a rendere chiaramente visibile, il rischio globale ambientale che stiamo correndo. La cosa che spiace in maniera profonda infatti è che
la cittadinanza sia molto molto poco informata. Il nostro obiettivo primario è quello di informare. Attraverso l’informazione si riesce a creare coscienza collettiva che diventa esperienza collettiva, che diventa scambio di esperienze che arricchiscono la collettività per poter essere piú efficaci. Il fatto di essere oltre 30 di noi qui, e che ci siano persone anche dalla provincia di Gorizia e che in precedenti riunioni ci fossero persone di Trieste è indicativo del fatto che le cose si stanno muovendo significa che il territorio è vivo.
Il patto di mutuo appoggio rappresenta un tentativo di andare oltre la lotta di ognuno per riconoscersi in qualcosa di sistemico che coinvolge tutti, io mi riconosco nella lotta dell’altro perché i problemi dell’altro danno un’immagine globale della fase che stiamo vivendo. Lavorare assieme contro l’impermeabilità delle amministrazioni, lavorare assieme per uscire dalla locica di Nimby perché l’ambiente e le relazioni umane appartengono a un complesso sistema sinergico. Si deve stimolare e sostenere la partecipazione attiva dei cittadini per impedire che gli appetiti di pochi divorino il bene di tutti, è necessario abrogare la legge obiettivo e similari, si deve esigere la pianificazione condivisa. È un patto, non un manifesto, è giusto che ognuno poi elabori una prorpia strategia, è un patto che ci lega su alcuni punti comuni inprescindibili per tutti.
Stefano Raspa (Coordinamento Territoriale):
Usciamo dall’ottica del particolarismo, ogni comitato si batte sul proprio territorio per evitare speculazioni di privilegio per pochi rispetto alla popolazione, comitati che si danno in maniera generosa, ma in genere è difficile uscire dal proprio ambito.
L’idea consiste nel costituere una mappa per rendere evidente che viviamo in un territorio pieno di criticità ambientali, pieno di tentativi di inibire quello che è il bene comune cioè che serve a tutti: la salute, l’acqua, la terra, l’energia da parte di amministrazioni compiacenti rispetto a speculazioni private o meno. Vedendo quante criticità ci sono ci si rende conto che non è un problema locale ma che riguarda un territorio vasto, le criticità sono ovunque sono tutte in relazione. Viviamo in un territorio che non è il massimo dal punto di vista della salute e quindi
dobbiamo darci da fare per noi, per i nostri figli, perché queste cose non possono venir fatte all’insaputa dei cittadini, contro la capacità di scegliere da parte della popolazione.
Attraverso il portale comitati, associazioni, singoli cittadini possono segnalare nuove criticità, scaricando l’apposita griglia.
È uno strumento nelle mani del cittadino, un primo passo di partecipazione alla gestione del territorio.
Molte volte rispetto ad alcune tematiche di impatto ambientale, quando si sente dire che non è scientificamente provato significa solo che, essendo problematiche nuove, non ci sono ancora i numeri che rendono le ricerche abbastanza significative. Con questa scusa chi dovrebbe fare gli interessi della popolazione, chi dovrebbe difenderla, se ne lava le mani. Esattamente com’è successo con l’eternit che dopo quarant’anni di morti si è stabilito che è pericoloso. Il principio è voi fate le cavie e se ci sarà evidenza della nocività ci attiveremo. Non si può decidere di fare una cosa e poi se è dannosa chiuderla, nel frattempo delle persone si sono ammalate, sono morte. Se non so se può far male intanto mi fermo, esiste il principio di precauzionalità.
Le compensazioni promesse alle amministrazioni in cambio del consenso a una certa opera sono quasi un pizzo: se partecipate a questo progetto noi vi diamo i soldi per la scuola, è una cosa ignobile.
Il patto deve esserre un patto concreto, quando puntano a creare qualcosa di nocivo contano sul fatto che la gente non esprime la propria contrarietà, non esce di casa, non discute. Il vero problema di oggi è che tutti sono in Internet ma nessuno è fuori nessuno si muove, ognuno sta e pensa solo a casa sua. Si vuole far partecipare fisicamente e realmente le persone alle decisioni del territorio che abitano. Si deve cercare di dare tutti un contributo concreto per la salvaguardia dei beni comuni quindi non solo informare e sensibilizzare la popolazione dei problemi della propria zona ma di tutto il territorio cercando di partecipare a eventuali manifestazioni o iniziative dei vari comitati che hanno, anche se attraverso battaglie specifiche, tutti lo stesso obiettivo che è la salute e la salvaguardia dei beni comuni. Il rapporto deve essere reale per far nascere sempre più la volontà di partecipare, ecco perché il coordinamento farà le proprie riunioni nei paesi dei vari comitati. Dal confronto si impara molto, la capacità anche tecnica e scientifica di affrontare gli ostacoli che spesso le amministrazioni pongono dicendo noi siamo i tecnici, voi non sapete quindi non potete intervenire. Diffondendo i saperi si crea un’intelligenza, una capacità collettiva. I danni che vengono fatti, gli impatti sulla salute riguardano anche le generazioni future.
La penetrazione della mafia al nord è un dato di fatto, le grandi opere sono in odor di mafia. Quando usciremo con la mappa e le persone vedranno quante criticità sono state segnalate cominceranno a rendersi conto che bisogna iniziare a interessarsi del territorio. È importante vedere la cosa nel complesso.
Intervento 1
Viviamo in una regione molto bella, con posti fantastici e per questo spesso ci sentiamo dire ma cosa volete, vivete in un bel posto, ci sono posti molto peggiori. Bisognerebbe segnalare anche le criticità che sono state risolte, le opere positive nate dai comitati. Nella mia esperienza posso riportare che a seguito della lotta contro una discarica è stato creato un bosco. Vorrei dare un
contrinbuto di carattere giuridico:
la convenzione di Aarhus impone che le informazioni ambientali cioè tutto quello che riguarda lo stato dell’ambiente e le misure che lo possono minacciare sono di tutti e tutti le possono visionare, possono accedervi senza bisogno di dimostrare il proprio interesse e questo proprio perché l’ambiente è di tutti.
I servizi pubblici avrebbero quindi il dovere di informare i cittadini e avrebbero anche il dovere di rispondere alle domande che vengono fatte e anche di adoperarsi affinché le informazioni vengano raggruppate e rese disponibili.
I cittadini devono essere messi nelle condizioni di prendere decisioni consapevoli, devono sapere cosa una data opera comporta per poter decidere, consapevolmente però, se accettarla o meno, per decidere se vale la pena sacrificarci qualcosa.
Questo è il meccanismo decisionale. Nella realtà però le cose vanno diversamente per esempio prima si decide di fare l’autostrada e poi si fa la VAS (valutazione sostenibilità ambientale). La VAS invece è il meccanismo per cui vedo se posso fare una certa cosa, se vedo che è un sacrificio che vale la pena fare lo faccio, altrimente no. Queste non sono posizioni ambientaliste ma sono norme valide in tutta Europa. Si dovrebbe insistere con le amministrazioni locali affinché predispongano dei cataloghi aggiornati in cui le persone possano informarsi sulla condizioni ambientali. È obbligo di legge ma pochi comuni ce l’hanno.
Intervento 2
Le informazioni in realtà non ci sono perché chi dovrebbe fare controlli non li fa o non sono messi nelle condizioni di farle correttamente perché le grosse imprese hanno interessi economici sul territorio e lo fanno pesare. L’Ersa o altri devono andare a fare periodicamente i controlli ma avvertono un paio di giorni prima così non trovano mai nulla fuori norma. Dove c’è criticità i controlli non ci sono o vengono fatti quando le cose sono messe a posto.
Sui tumori è difficle trovare una relazione lineare per cui molti oncologi dicono sì, può essere quello, ma è complesso e così si nascondono le cose.
Intervento 3
Molte volte il problema è anche che le persone stanno bene disinformate perché informarsi, partecipare, discutere, combattere significa impegnarsi, significa impiegare il proprio tempo, mettersi in gioco e molti non hanno voglia di farlo e quindi non voglio informarsi. Non c’è solo rassegnazione c’è anche il problema che manca la voglia di impegnarsi.
Intervento 4
Nella battaglia contro il cementificio Zillo e poi ora contro la volontà di bruciare i rifiuti, il comitato di Fanna ha fatto un
grosso lavoro di educazione ambientale. Durante gli incontri con i dirigenti dell’Arpa (di Palmanova, regionale, di Pordenone)
si capiva che non sapevano nulla del tipo di inquinamento che crea bruciare rifiuti in un cementificio come quello di Fanna.
Gli apparati che dovrebbero essere al servizio dei cittadini, che dovrebbero avere tutte le competenze necessarie, o accettano i dati della controparte cioè le prove scientifiche fornite da quelli del cementificio o si disinteressano completamente di quanto sta succedendo. Comunque hanno dimostrato di non essere in grado di capire completamente la portata della questione. I cittadini invece, usando Internet, usando i mezzi che si possono trovare, hanno accumulato una quantità di competenze superiori a quelle dei tecnici che avrebbero dovuto difenderli. Questo dimostra che
muovendosi dal basso, informando i cittadini, si possono fare moltissime cose, si può diffondere una cultura necessaria per occuparsi di problemi ambientali.
La formazione dei comitati, nella situazione in cui ci troviamo è qualcosa di assolutamente essenziale perché nessuno dà le informazioni ai cittadini, tengono nascosto che studi medici hanno dimostrato che l’inquinamento dovuto all’incenerimento da rifiuti crea grossissimi problemi alla salute soprattutto alle gestanti, ai feti, ai bambini piccoli in quanto ci sono processi per cui viene intaccato il genoma creando danni inimmaginabili. Tutte queste cose si possono sapere, apprendere, diffondere tra la gente ma vengono nascoste o ignorate da chi dovrebbe informare la cittadinanza.
Il rischio per i comitati è di venire isolati. Spesso imprese o amministratori denunciano singole persone per diffamazione, o altro nel tentativo di intimorire chi gli si oppone. Accuse infondate in quanto le persone vengono sistematicamente assolte (l’ex sindaco di Fanna, che appoggia la cementizillo, ha denunciato 4 persone, due delle quali sono già state assolte) [Si pensi anche alla vicenda del Comitato per la vita del Friuli rurale]. La prima mossa è criminalizzare il comitato quindi è fondamentale la creazione di una rete, la cerazione di una cultura della solidarietà, la possibilità per i vari gruppi di spostarsi da un posto all’altro in modo da far percepire la solidarietà fisica che è assolutamente essenziale in momenti di difficoltà. Quindi il lavoro di coordinamento che si sta facendo è importantissimo dal punto di vista umano e politico.
Intervento 5
Per le centrali a bioamassa sarebbe bene evidenziare da dove arriva la materia prima in modo che, se proviene dall’estero, ci si può rendere conto dell’impatto a livello di traffico per gli approvvigionamenti, o se viene reperito in zona quanta produzione alimentare viene persa.
Intervento 6
In Italia prima installo la produzione poi vedrò cosa succede. Cambiano di nome le cose: inceneritore, termovalorizzatore, dissociatore molecolare per far sì che la gente non capisca. Questi sono i giochi che usano i nostri politici e le grandi imprese. È utile sapere che cosa c’è attorno a te e quindi, in pratica, che cosa ti può uccidere. La mappatura pare un’ottima soluzione per informare le persone. Si potrebbe creare un evento dove tutte le associazioni possano presentare la loro problematica e il loro sistema di lotta per condensare una visione ampia delle problematiche della regione perché ogni comitato ha le sue conoscenze, i suoi contatti con professionisti, sia per promuovere la piattaforma che per condividere le problematiche.
Intervento 7
I politici sono molto sensibili sulla possibilità di perdere voti, quando manifesto una contrarietà manifesto anche che dirigerò il mio voto in una certa direzione. Le politiche ambientali dei candidati però non sono mai chiare.
Intervento 8
I commissari verranno usati a spron battuto perché nascono comitati ovunque per cui [i politici] hanno paura.
Intervento 9
Le opere proposte vengono sempre presentate come a benefico della popolazione anche quando nella valutazione costi/benefici non è così. I mezzi tecnologici devono essere usati per portare le persone in piazza. È in piazza che si concretizza la rete che viene a formarsi tra le persone e se si è in tanti l’impatto è diverso. L’essere assieme fa sì che la singola causa esca dal particolare e diventi una giusta causa. Il bene comune ci deve unire.
Video
Il prossimo appuntamento si terrà a Fanna, partecipate numerosi, in quella sede verrà discussa la bozza del Patto di Mutuo appoggio, integrata dalle osservazioni dei nuovi partecipanti.