Il Comitato ARCA nasce come movimento spontaneo di cittadini provenienti da paesi diversi, con differenti età e idee politiche, portatori di esperienze anche molto lontane le une dalle altre. C'è
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chi non vuole ripetere lo sbaglio fatto con il cementificio di Travesio che ha lasciato crescere senza dire nulla per poi rendersi conto dell'errore quando ormai era troppo tardi
- chi si oppone alle casse di espansione sul Tagliamento a tutela di un fiume unico in Europa per le sue peculiarità
- chi desidera continuare a vivere in un luogo di pace e aria pulita
- chi pensa di dover lasciare qualcosa di bello ai propri figli e nipoti
- chi semplicemente non vuole veder deprezzare drasticamente il valore della casa per cui ha lavorato una vita intera.
Ma siamo tutti accomunati da un obiettivo: far "rivivere" l'area pedemontana tra Sequals e Gemona, creando occasioni di vero sviluppo per le comunità che la abitano a partire, e non a prescindere, dalla più grande ricchezza che abbiamo: il territorio.
Non crediamo nell'autostrada come strumento per ottenere questo risultato, poiché essa ci priverebbe della nostra più importante risorsa: il territorio stesso.
Tantomeno possiamo accettare un progetto che di fatto "immola" la nostra zona, e di conseguenza una buona parte del Friuli, alle "superiori" esigenze di collegamento per il Veneto e l'Austria.
Evidentemente per i nostri amministratori regionali è "strategico" deturpare i migliori ambienti naturali a nostre spese per servire gli interessi economici di chi da noi vuole solo transitare alla svelta.
Siamo così pretenziosi da cercare di promuovere idee e progetti per far conoscere la pedemontana che ha tutto sommato un'importanza "marginale", essendo in essa presenti "solo" alcune delle aree naturalistiche più interessanti d'Europa, a partire dalla valle del medio Tagliamento, primo fiume europeo per naturalità sul quale già a lungo i nostri amministratori regionali hanno tentato di porre la parola fine con le ormai famose "casse di espansione".
Siamo anche arroganti perché invece di sottostare, con la rassegnazione dei buoni friulani lavoratori indefessi che piegano la testa, alle sovrane esigenze di un presunto sviluppo proveniente da lontano, e che porta ricchezza fuori da noi, pretendiamo di alzare lo sguardo e documentarci sulle tante incongruità di un progetto che ci vorrebbe passare sopra e devasterebbe i nostri paesi non degnandoci nemmeno della minima considerazione di uno svincolo tra Sequals e Osoppo.
Ci vantiamo di essere ancora i friulani della ricostruzione, ma prima di lavorare a testa bassa, preferiamo alzare gli occhi per capire, perché purtroppo viviamo in un Paese in cui negli ultimi trent'anni molti appalti sono stati occasione di spreco; e infine perché, non essendo diventato il virtuoso modello della ricostruzione friulana un esempio vincente e diffuso a livello nazionale, vogliamo impedire di diventare, paradossalmente, terra di conquista di altri modelli meno positivi, distanti da noi e dalla nostra cultura.